Mentre in Italia persino la campagna vaccinale è scaduta nel retrogrado corporativismo di settori professionale volti ad ottenere privilegi, la vicina Svizzera ha scelto di affidarsi alla scienza e sta raccogliendo ottimi risultati nonostante abbia somministrato fino al momento poco più di un milione di dosi, che in rapporto alla popolazione residente si equivalgono con quelle somministrate in Italia. In Svizzera, però, nonostante il contagio continua, gli ospedali si sono svuotati e il Paese sta tornando alla normalità. La differenza sta nella scelta di chi vaccinare.
In Italia abbiamo iniziato prima con gli operatori sanitari, estendendo tale concetto ad oltre un milione e mezzo di persone, più della metà rispetto a medici e infermieri che lavorano negli ospedali. Poi abbiamo continuato con gli agenti delle forze dell’ordine, gli insegnanti, i segretari, i bidelli e tutto il personale scolastico. E abbiamo fatto l’errore più grande, mentre qualcuno continua a blaterare di procedere addirittura con avvocati, giornalisti, parlamentari, perseguendo interessi di categoria.
Vaccini (inutili) a poliziotti e prof: perchè in Italia abbiamo sbagliato tutto
In Svizzera, invece, così come già ha fatto Israele, hanno deciso di iniziare le vaccinazioni esclusivamente in base all’età, partendo dai più anziani. E’ la scelta più giusta, l’unica scelta di scienza, considerando che proprio gli anziani sono il principale bersaglio del virus e in modo particolare considerando la reale efficacia del vaccino, che serve proprio ad evitare le gravi complicazioni della malattia ma non può fermare il contagio.
In Svizzera, così, a gennaio hanno iniziato dalle case di riposo, a febbraio con gli over 80, a marzo con gli over 70. Ad aprile sarà il turno dei malati cronici di tutte le età (ipertesi, diabetici, obesi, persone con malattie cardiovascolari, polmonari, con cirrosi epatica, malati oncologici e tutti coloro che, anche se giovani, rischiano di avere gravi complicanze in caso di contagio). Soltanto a maggio toccherà al personale sanitario, nella “fase 6” che segue persino gli over 65.
Tutti gli altri? Per giovani e sani c’è un’ipotesi di iniziare a giugno, ma non rappresenta un problema e probabilmente in Svizzera non lo farà nessuno. Perchè a loro non serve: in caso di contagio non avranno gravi complicazioni, se non qualche ora di febbre e mal di testa che comunque avrebbero anche con il vaccino, e rimarrebbero comunque contagiosi in caso di contatto con il virus.
Bisogna proteggere loro, non vaccinare giovani e sani di qualsiasi categoria. In Italia abbiamo sprecato milioni di dosi con personale sanitario, agenti delle forze dell’ordine e operatori scolastici. L’esempio della Svizzera potrebbe insegnarci il modo corretto per praticare la campagna vaccinale senza schizofrenia. Il panico con cui l’Italia ha vissuto questa pandemia ha determinato un’aspettativa enorme sui vaccini come “soluzione finale“, ma non sarà così. Almeno finchè non capiremo ciò che ci dice la scienza: il vaccino anti-Covid andrà somministrato esattamente come quello anti influenzale, e cioè ai soggetti a rischio e una volta l’anno ad inizio stagione epidemica.
Tutto il resto è soltanto inutile spreco di tempo e denaro.