Molto si è parlato negli ultimi mesi di “dittatura sanitaria“: lo hanno fatto cittadini, manifestanti, esponenti politici e sindacali, associazioni di commercianti. In linea di massima l’hanno sempre fatto a sproposito, anche se gli amministratori nazionali e locali dall’inizio della pandemia ne hanno combinate di ogni e hanno effettivamente assunto scelte e atteggiamenti tendenti al dispotico e al tirannico. Abbiamo sentito – ad esempio – un governatore regionale minacciare l’arrivo dei carabinieri alle feste di laurea “con i lanciafiamme“, dare delle “bestie” ai cittadini che non indossavano la mascherina e inveire contro i bambini che volevano andare a scuola accusandoli di essere cresciuti bevendo “latte al plutonio“.
Bisognava proteggere gli anziani, e invece si è preferito massacrare tutti gli altri. E ancora oggi c’è qualcuno che accusa gli adolescenti e i ragazzi, costretti da un anno a privazioni senza precedenti nella storia, di non capire la gravità della situazione: è al contrario, sono questi ottusi a non capire la gravità delle conseguenze che le misure anti Covid e le assurde restrizioni stanno provocando su un’intera generazione fragile, quella dei più piccoli.
Le scelte adottate dagli amministratori dell’Italia nell’ultimo anno sono state alimentate esclusivamente dalla necessità di accrescere il proprio consenso. Per farlo, hanno cavalcato la paura della gente, speculando sulla pandemia. In questo, i decisori dell’Italia del 2020 hanno vestito in toto i panni di ogni buon dittatore, che riesce a portare il popolo dalla sua parte soffiando sulle paure dell’opinione pubblica e individuando un nemico da fronteggiare. Che in questo caso è stato il virus.
Una caratteristica tipica di tutti i regimi dittatoriali, però, è che a fronte delle ignobili privazioni delle libertà dei cittadini, le cose funzionano perchè chi decide non è tenuto a rispettare vincoli imposti dalla burocrazia e dai regolamenti tipici delle democrazie. Non è un caso che i Paesi meno trasparenti e democratici (vedi Cina, Russia, Turchia) siano riusciti a fronteggiare la prima fase della pandemia con un’efficienza di Stato che rappresenta un miraggio per qualsiasi democrazia occidentale. Hanno prodotto e inoculato i vaccini in barba ai tempi e alle cautele del mondo occidentale, hanno adottato delle scelte più o meno rigide e poi le hanno fatte rispettare con i controlli, hanno costruito ospedali, distribuito mascherine, prodotto respiratori ed effettuato tamponi con numeri e ritmi assolutamente non paragonabili a quelli americani ed europei.
Adesso, però, anche le migliori democrazie si sono organizzate e non è un caso che Israele, Regno Unito e USA – proprio le più grandi democrazie occidentali – siano i primi Paesi al mondo per numero di vaccini somministrati: in base agli ultimi dati disponibili, Israele ha già vaccinato addirittura il 56% dell’intera popolazione, superando il 98% negli over 60. Il Regno Unito ha raggiunto il 30% di copertura vaccinale e parliamo di un Paese che, a differenza di Israele, ha 68 milioni di abitanti. Stessa percentuale per gli USA che hanno raggiunto le 100 milioni di dosi somministrate: è come se in Italia avessimo già vaccinato tutti due volte. Quindi anche in democrazia le cose possono funzionare.
Ancora oggi sui vaccini c’è chi ritiene erroneamente che il problema sia la mancanza di dosi, mentre altri blaterano di “no vax” e obbligatorietà con l’unica necessità di individuare colpevoli a cui scaricare le responsabilità dello Stato. Come se non ci fossero file chilometriche di milioni di italiani vogliosi di vaccinarsi!
Sui vaccini, è chiaro che se la mancanza è solo europea, visti i successi degli altri Paesi già citati, è comunque una grave responsabilità dei nostri amministratori. Ma i numeri dicono un’altra cosa: in base agli ultimi dati aggiornati stamattina, in Italia sono già arrivate 6.293.860 dosi ma ne sono state somministrate soltanto 4.354.008, pari al 69,2%. Ci sono 2 milioni di dosi pronte e disponibili, che però non vengono somministrate lasciando milioni di persone esposte al rischio di ammalarsi e intasare gli ospedali. Se davvero il nostro problema fosse quello della mancanza delle dosi, avremmo dovuto somministrare il 100% dei vaccini disponibili. Invece l’attuale situazione significa che anche se avessimo ricevuto cento milioni di vaccini, saremmo fermi alle somministrazioni attuali per la scarsa organizzazione e le inefficienze di un sistema che già a fine dicembre si era inceppato perchè i medici degli ospedali pubblici erano in ferie per le festività natalizie e non potevano somministrare i vaccini, proprio mentre il sistema produttivo italiano era in ginocchio per le chiusure adottate proprio per evitare di intasare gli ospedali dove il personale pagato dallo Stato se ne poteva stare beatamente in ferie. Un cortocircuito clamoroso e inaccettabile.
Ecco, alla luce di tutto questo forse una (vera) dittatura sanitaria all’interno del nostro contesto democratico sarebbe proprio ciò di cui avremmo bisogno. Come USA, Regno Unito e Israele, c’è l’assoluta necessità di fare in fretta anche in deroga a regolamenti e burocrazie tipiche di ogni democrazia. Che ci importa di passare dall’UE? Che ci importa di far firmare 11 fogli di consenso informato? Che ci importa di tenere i vaccinati sotto osservazione 30 minuti dopo l’inoculazione? Nelle più grandi democrazie non si perdono in queste quisquilie, e ormai anche tanti Paesi europei minori come Serbia, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca, hanno abbandonato il regolamento comunitario adottando in autonomia altri vaccini. Che ci sia anche qualche stupido che continuasse a parlare di “dittatura sanitaria“, tanto c’è comunque lo stesso. Ma almeno faremmo funzionare le cose.
Anche perchè – non bisogna dimenticarlo mai – democrazia non significa anarchia, ricatti delle minoranze e governo di tutti. Significa, in soldoni, che la maggioranza vince. E governa. E fa le cose. Altrimenti la democrazia diventa un pantano di inefficienza e incapacità che distrugge lo Stato e fa collassare il sistema.
E se dittatura sanitaria significa fare i vaccini, ben venga.
E se dittatura sanitaria significa avere un’unica voce tecnico-scientifica che consiglia il governo, ben venga.
E se dittatura sanitaria significa stabilire delle regole e poi farle rispettare, ben venga.
In Italia, invece, non abbiamo avuto alcuna dittatura sanitaria (purtroppo). I vaccini non vengono somministrati, il governo per un anno intero si è piegato a un Comitato tecnico-scientifico composto da una task force di decine di pseudo scienziati che dovevano indicare la strada da seguire ma invece erano ogni giorno a litigare in TV dicendo tutto e il contrario di tutto confondendo ulteriormente la gente. Inoltre, anzichè imporre il distanziamento e l’adozione dei protocolli anti contagio controllando con gli agenti che venissero rispettate le regole e punendo in modo esemplare chi invece non si adattava alle esigenze delle misure anti pandemia, abbiamo preferito chiudere tutto per tutti dopo avergli anche fatto spendere i soldi per mettersi a norma.
No, la dittatura sanitaria non c’è. Ma forse è proprio ciò di cui avremmo bisogno.