Etna, le ceneri hanno raggiunto le Marche a fine febbraio: il mix con le polveri sahariane ha portato picchi di Pm10

Dopo le eruzioni dell'Etna di fine febbraio, "i venti spiranti nel Catanese, prevalentemente di scirocco hanno determinato lo spostamento di particelle carboniose", interessando ampie zone del Centro-Sud
MeteoWeb

L’Etna sta dando spettacolo con i suoi continui parossismi, dopo aver intensificato la sua attività nel mese di febbraio. Se le località dell’area etnea stanno facendo i conti con i gravi danni provocati dalle pesanti ricadute di cenere e lapilli, c’è da registrare che la cenere delle eruzioni a fine febbraio ha raggiunto anche le Marche.

Come riporta il sito dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, Arpa Marche, il fenomeno e’ stato registrato in particolare tra il 24 e il 27 febbraio scorsi. In quel periodo, erano presenti anche concentrazioni di polvere sahariane che, in aggiunta alle ceneri dell’Etna, hanno comportato un picco dell’inquinamento atmosferico. Ad Ancona, nella zona della stazione ferroviaria, i Pm10 hanno raggiunto il picco di 223g/mue alle ore 20 del 27 febbraio. La centralina ha fatto registrare il valore giornaliero piu’ alto nel periodo con 115g/mue.

Per quanto riguarda le ceneri dell’Etna, l’Arpa ha spiegato che “i vetrini di aerobiologia hanno evidenziato il fenomeno non solo nelle Marche, ma in diverse regioni italiane”. “L’eruzione dell’Etna, la piu’ grande emissione di anidride solforosa (SO2) dell’Etna per quel che riguarda il recente passato, – fa sapere l’Arpam – ha emesso in atmosfera decine di Kilotoni di tale sostanza”. “I venti spiranti nel Catanese, prevalentemente di scirocco, – spiega – hanno determinato lo spostamento di particelle carboniose e la caduta di cenere anche in altre citta’ siciliane e hanno via via interessato il Centro-Sud dell’Italia, principalmente la Sardegna, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, l’Umbria e anche le Marche“. L’agenzia sottolinea che “si tratta ovviamente di un fenomeno ad alte quote che non ha, o ha scarsamente, ripercussioni al suolo; un fenomeno certo curioso, ma non cosi’ strano, se basta ricordare che, in caso di eruzioni potenti, le nubi vulcaniche riescono a raggiungere anche i 12-13 km di altezza, penetrando parte della stratosfera, mentre i forti venti che spirano in queste zone – oltre 250 km/h – riescono a trasportare minuscole particelle di fumo per centinaia e migliaia di chilometri”.

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