“Il Forum Mondiale dell’Acqua Italia 2024, qualora dovesse essere assegnato a Firenze, Assisi, Roma, all’Italia, sarà un Forum che non lascerà indietro nessuno, sarà il Forum inclusivo aperto anche ai rappresentanti del Contro Forum. Queste sono le grandi e rivoluzionarie novità ed inoltre riusciremo a mettere insieme, intorno ad un tavolo, i rappresentanti di tutte le religioni del mondo con i rappresentanti degli Stati per puntare ad un Rinascimento dell’acqua”. Lo ha affermato poco fa, Endro Martini, Presidente di Italy World Forum 2024, il comitato promotore della candidatura italiana ad ospitare il World Water Forum 2024, il Decimo Forum Mondiale dell’Acqua.
“L’Italia è essa stessa la patria dell’acqua, del Rinascimento, è quel Paese che nel suo stesso tessuto sociale ha insieme tutte le caratteristiche che potrebbero segnare la grande svolta su questo tema, senza mai lasciare indietro nessuno. Un Forum dal basso, equo, sostenibile – ha continuato Martini – inclusivo, italiano. I contenuti politici del Forum proposto dall’Italia saranno assolutamente innovativi: parità di genere e partecipazione. L’inclusione e la partecipazione politica al Forum Ufficiale del Contro Forum saranno caldamente incoraggiati, durante tutto il lavoro preparatorio che ci attende. L’inclusione non sarà qui una parola vuota: sarà vero e proprio protagonismo. Tutte le conferenze, i panel, la comunicazione e addirittura la logistica verranno improntate al concetto che UNESCO e ONU già chiamano “gender transformative approach” : si passerà dalla cosiddetta inclusione di genere alla effettiva partecipazione e gestione del Forum da parte delle donne e degli uomini, per le donne e per gli uomini, in modo non solo egalitario ma anche equo. Altro punto di rottura e, se vogliamo, rinascimento, che l’Italia porterà al Forum Mondiale a cui ci candidiamo, sarà la nostra intenzione di attivare la partecipazione del Controforum e di tutte le associazioni cosiddette “grassroots” , rappresentanti cioè dei cittadini, delle ONG sui territori. Oltre alle tradizionali ONG internazionali che hanno sempre partecipato al Forum, verranno chiamati a dire la loro e a proporre panel anche le eccellenze italiane della tradizione associazionistica e politica legate al tema acqua”.
Dichiarazioni rese durante il WeBinar, “Aqua Fons Vitae – L’Italia verso il Forum Mondiale del 2024”, organizzato dal Rotary International Club di Ottaviano che ha aderito al Comitato Promotore “Italy World Water Forum 2024” con la collaborazione della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) e l’Italy World Water Forum 2024!
“Un forum di rottura, quindi, di rinascimento, di politica dal basso – ha affermato Filippo Maria Soccodato, Coordinator di Italy Water Forum – dei cittadini, delle donne, delle comunità, un Forum dal basso, equo, sostenibile, inclusivo”.
Con il Recovery Plann capitoli di spesa a tutela della risorsa acqua. Lo ha annunciato l’on. Gianfranco Di Sarno del Movimento 5 Stelle, intervenendo al WeBinar.
“All’inizio di questa legislatura abbiamo sbloccato il Piano Nazionale Idrico, ben 750 MLN di euro e programmato un’altra prima spesa di ben 1MLD di euro per il prossimo quinquennio. Fino al 2018, purtroppo in Italia l’attività parlamentare in Italia si è occupata molto poco della tematica ambientale e della tutela dell’acqua. Abbiamo iniziato a focalizzarci sulla problematica degli impianti di depurazione che sono uno strumento importante di conservazione e di tutela dell’acqua. Dobbiamo sia costruirne di nuovi di impianti di depurazione – ha dichiarato Gianfranco Di Sarno – ma anche e soprattutto bisogna mettere in funzione quelli esistenti. Per questo motivo abbiamo ampliato i poteri ai commissari. L’Italia proprio per il non corretto funzionamento della depurazione paga all’Europa una sanzione annuale di ben 60 MLN di Euro. E in tema acqua proprio in questo periodo di pandemia, siamo intervenuti a tutela delle fasce economiche più deboli per evitare che venissero aggredite dalle società privatizzate che magari si sentivano legittimate a chiudere i contatori. Infine proprio in queste ore ci stiamo concentrando sul Recovery plan e stiamo inserendo importanti capitoli di spesa, dunque fondi, per tutelare la risorsa più importante quale quella dell’acqua e garantirla alle successive generazioni”.
Il tema dell’acqua è estremamente importante e non è legato solo al consumo ma anche alla tutela del territorio.
“In Italia da quasi 60 anni si parla di Dissesto Geo – Idrogeologico con il coinvolgimento di quasi tutto il territorio con conseguenze sulla popolazione e sul tessuto sociale ed economico. Dopo l’alluvione di Firenze del 1966, nacque la Commissione De Marchi che diede delle linee poi rimaste in gran parte disattese. Dal 1970 al 2020, i processi geo – idrogeologici, vale a dire le frane, le valanghe, le inondazioni, hanno provocato ben 1746 morti, 1941 feriti, 323.106 evacuati e senza tetto. Dati che denotano che l’Italia è una Penisola molto fragile. L’Italia ha una lunga storia di processi geo – idrogeologici, sempre accaduti e che già nel passato hanno coinvolto aree urbanizzate. Ad esempio nel 1618 abbiamo avuto la frana di Piuro, in Val Chiavenna – ha affermato Fabio Luino, geologo, ricercatore del CNR – che fece migliaia di vittime, seppellì totalmente un paese e ancora adesso stanno scavando per ritrovare del materiale e cercare di ricostruire la dinamica. Tra il 2 e il 3 Novembre del 1705, a Torino, la piena del Po’ distrugge uno dei ponti principali e questo evento è documentato da un bellissimo quadro. Ed ancora il 6 Novembre del 1864 a Firenze abbiamo lo straripamento dell’Arno testimoniato da una bellissima stampa. A Roma nel 1870, il 28 Dicembre, abbiamo la grande inondazione del Tevere dopo la quale sono stati costruiti i famosi muraglioni. Poi arriviamo al Piemonte con la grande alluvione del Tanaro che nel Maggio del 1879 colpì Alessandria e dalla stampa di allora si vede, nell’immagine, la fuga dei contadini disperati perché avevano le campagne totalmente allagate ed ancora la grande alluvione dell’Adige del 1882 che colpì principalmente Trento e che fece moltissime vittime e danni. Abbiamo anche un’immagine storica di una colata detritica a Donnas, nei pressi di Aosta avvenuta il 13 Ottobre del 1910. A Torino, nel famoso Parco del Valentino abbiamo un cippo dove sono segnate tutte le altezze raggiunte dal Po con quella record, ancora imbattuta del 1839 ed ugualmente a Roma esattamente in località Santa Maria sopra Minerva abbiamo le varie tacche che indicano le altezze raggiunte dal Tevere in Roma e che partono addirittura dal primo millennio”.
In Italia tombati 12.000 Km di torrenti
“In Italia, negli ultimi decenni, abbiamo urbanizzato proprio lungo i corsi d’acqua e alla base dei versanti. L’intensa urbanizzazione, in Italia è partita verso la metà degli anni ’50 con una devastante speculazione edilizia che edificò aree lasciate intelligentemente libere dai predecessori. A Sestri Ponente in Liguria abbiamo un condominio realizzato a cavallo dell’alveo. A Maccagno, in provincia di Varese c’è un Museo costruito a cavallo di un torrente pericoloso che si chiama Giona. Dopo 40 anni di urbanizzazione selvaggia, con molto ritardo dalle brillanti indicazioni della Commissione “De Marchi” del 1970, solo nel 1989 entrarono in vigore le norme per il riassetto organizzativo e funzionale per la difesa del suolo. La svolta però la si ebbe dopo l’evento catastrofico di Sarno del 5 Maggio del 1998. Oggi l’Italia è una Nazione densamente antropizzata – ha continuato Luino – con una densità di popolazione di circa 200 abitanti ogni chilometro quadrato. I comuni sono quasi 8000, 60.000 i nuclei urbani, c’è una fitta rete autostradale di 6500 Km, ferroviaria di 16.000 Km, 360.000 Km di strade. A Genova abbiamo il fiume Bisagno tombato per un tratto di ben 1400 metri e dunque scompare negli ultimi 1400 metri coperti per un errore idraulico fatto durante il ventennio. La situazione è degenerata perché le piene sono aumentate con la conseguenza di alluvioni catastrofiche. Ogni volte che si abbatte un nubifragio sulla Penisola italiana accade qualche cosa. Nel periodo di Agosto – Novembre del 2020, abbiamo avuto l’8 Agosto in provincia di Messina, il 17 Agosto Torino, il 24 Agosto Verona, il 14 Settembre Catania, Roma il 25 Settembre, Avellino il 27 di Settembre, a Limone in Piemonte il 2 di Ottobre, il 15 Ottobre a Picinisco in provincia di Frosinone ed ancora Crotone il 21 Novembre, Cirò Marina il 22 Novembre, per concludere a Bitti, in Sardegna il 28 Novembre del 2020 con 2 vittime ed una situazione quella della Sardegna sempre sottovalutata ma dove invece piove con maggiore intensità. Tutto questo in quattro mesi in Italia! E’ sempre colpa del cambiamento climatico? Il cambiamento climatico è una concausa perché i numeri non tradiscono e abbiamo avuto negli ultimi anni una media di 94 fenomeni idrometeorologici intensi. Negli ultimi 10 anni in Italia vi sono stati ben 946 meteorologici violenti in 507 Comuni con precipitazioni raramente registrate prima e pari a quanto avvenuto a Limone con la precipitazione di ben 517,6 mm di acqua in 6 ore. Siamo dunque dinanzi a precipitazioni che diventano sempre più fequenti e più violente. Però in Italia non ci siamo fatti mancare niente e ad esempio abbiamo quasi triplicato le superfici artificiali passate dal 2,7% negli anni ’50, al 7,1% del 2019, Inoltre, in Italia abbiamo ristretto, rettificato, deviato ed incanalato, migliaia di corsi d’acqua, velocizzando il loro deflusso. Abbiamo coperto 12.000 Km di torrenti e rii e forse il dato è anche sottostimato, per realizzare sopra le strade, parcheggi, giardini, attività commerciali, capannoni, Abbiamo abbandonato le aree rurali, montane e collinari, determinando la scomparsa di un valido presidio per la manutenzione del territorio e dei manufatti antropici. Abbiamo dimenticato la manutenzione ordinaria delle opere costruite come la pulizia dei corsi d’acqua ed intendo la vegetazione infestante. Abbiamo asportato materiale litoide dagli alvei per decenni provocando collasso dei ponti. Abbiamo costruito a pochi metri dalle sponde non solo case ma anche garage in sotterranea e scantinati poi resi abitabili. Abbiamo molta conoscenza, eccellenti professionalità ma poca prevenzione. Per le Aree Naturali bisogna vietare la costruzione di abitazioni, strade, ferrovie, aree produttive e ricreative in zone di pertinenza fluviale o in settori non prettamente idonei. Per le aree urbanizzate e interessate pesantemente da processi di instabilità naturale, bisogna rivedere i piani regolatori imponendo precisi vincoli urbanistici al fine di evitare ulteriore proliferazione di situazione di rischio. Inoltre bisogna vietare o limitare notevolmente la ricostruzione in siti già gravemente coinvolti in passato e dunque delocalizzare. Inoltre bisogna puntare molto sulla comunicazione”