Nel cuore del Northumberland, nel Regno Unito, si nasconde dietro una nera cancellata il Giardino dei Veleni di Alnwick, in cui si celano 100 tra le piante più velenose e tossiche del pianeta: dalla classica cicuta, alla belladonna, dalla letale digitalis purpurea sino all’afrodisiaco e allucinogeno trombone d’angelo. Un temibile viaggio nella natura che può essere davvero “stupefacente”, soprattutto quanto ad attendere il visitatore vi sono tra le altre essenze, piantagioni di papavero da oppio, cannabis e coca.
La storia del Giardino di Alnwick
Il primo giardino fu realizzato nel 1750 perché voluto dal primo duca di Northumberland, Hugh Percy; ma dopo di lui il terzo duca, che portava lo stesso nome, rinvigorì l’area verde poiché era un collezionista di piante e portò semi di specie floristiche da ogni parte del mondo.
Il quarto duca nel XIX secolo aggiunse un giardino all’italiana e una serra che fece raggiungere al giardino dimensioni davvero ragguardevoli sul finire dell’epoca Vittoriana.
I giardini rimasero chiusi dal 1950 a l 1997 quando vennero ristrutturati da Jane Percy, duchessa di Northumberland, con l’aiuto di Peter e Jaques Wirtz, due garden designer di origine belga, celebri in ogni parte del mondo per le loro prodezze floristiche.
I nuovi Giardini di Alnwick rappresentano il più imponente progetto botanico della Gran Bretagna realizzato dalla Seconda Guerra Mondiale al giorno d’oggi e il loro costo di realizzazione si aggira intorno ai 42 milioni di sterline (circa 50 milioni di euro); proprio questo loro carattere estremamente costoso non mancò di suscitare al tempo aspre polemiche da parte della popolazione.
Nel 2006 è stata la volta dell’apertura di un grande padiglione e di un centro visitatori progettati da Sir Michael Hopkins e Buro Happold, che permettono a circa 1000 partecipanti di prendere parte ad attività didattiche appositamente pianificate dal personale del parco.
Il giardino dei veleni
Le guide, sotto la cui sapiente supervisione si accede al complesso, portano il visitatore a viaggiare tra i vegetali tossici, che pur se orribilmente mortali esercitano il loro fascino e il loro turbamento sui turisti.
Il complesso dei giardini oggi si estende per 14 ettari ed è divenuto tanto famoso da richiamare ogni anno qualcosa come 800.000 visitatori, certamente è la più ricercata delle attrazioni dei giardini.
L’attuale duchessa e creatrice del Giardino dei Veleni di Alnwick, Jane Percy, ha tratto l’ispirazione dal Giardino botanico realizzato dai Medici a Padova, dopo un viaggio fatto in Italia, ha spiegato: “Mi sono chiesta per quale ragione in tanti giardini di tutto il mondo ci si concentri sempre e solo sul potere curativo delle piante piuttosto che sulla loro capacità di uccidere. La maggioranza dei bambini che ho conosciuto erano certamente più interessati a sentire come si uccida piuttosto che come si guarisca, per quanto la morte possa essere dolorosa e raccapricciante.”
Le mortali essenze del Giardino dei Veleni
Il Giardino dei Veleni ha anche una missione didattico-educativa per gli studenti delle scuole della regione, e in generale si pone anche in chiave pedagogica per mettere in guardia i visitatori più giovani dall’uso delle droghe e dei loro effetti.
All’interno del giardino sono presenti infatti piantagioni di cannabis, coca e papavero da oppio, il Papaver somniferum; che vengono inclusi nella loro disamina dalle guide che istruiscono i visitatori.
Altre piante velenose sono le insospettabili che crescono nei nostri paesaggi come l’oleandro, Nerium oleander, che conserva memoria della sua pericolosità nelle molte tradizioni in cui è un simbolo legato alla morte.
Tra le piante più belle tra quelle tossiche vi sono le peonie che nell’antichità erano utilizzate per provocare l’aborto o i mughetti che hanno una potente azione cardiotossica.
Dietro il narciso si nasconde poi la morte non solo nel mito greco, la narcisina, infatti, è un potente narcotico. La radice della parola stessa narkè significa appunto sopore, ma anche stupore.
L’Euphorbia pulcherrima, è un’altra pianta conosciutissima e presente in tutte le nostre case nel periodo natalizio poiché è proprio la stella di Natale che contiene un lattice irritante per la pelle ed estremamente velenoso una volta ingerito.
Veniva utilizzata dalle popolazioni del Centro-America come allucinogeno ma la duchessa ricorda che nell’età vittoriana le ragazze utilizzavano i fiori di questa pianta per ricavarne il polline che mescolavano al tè, perché funzionava come un incredibile afrodisiaco prima di uccidere. Il più classico degli Eros e Thanatos!