Islanda tra fuoco e ghiaccio

L'Islanda è una terra forgiata dal fuoco dei vulcani e modellata dalle acque dei ghiacciai dove al visitatore si schiudono panorami mozzafiato su montagne dei colori dell'arcobaleno, grotte glaciali o spiagge nere su cui brillano freddi "diamanti"
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L’estensione del ghiaccio nel Parco Nazionale Vatnajökull in Islanda è pari alle dimensioni della nostra Umbria, e sotto la calotta glaciale si nascondono 7 vulcani attivi che generano fenomeni straordinari come lo Jökullhlaup, un’inondazione provocata dallo scioglimento della crosta glaciale che sovrasta questi vulcani, i sandar, le pianure sabbiose di origine glaciale e persino intere isole sorte tra le acque del mare.

I ghiacci del Parco Nazionale Vatnajökull

Parco Nazionale VatnajökullIl Parco Nazionale Vatnajökull copre il 13% dell’intera Islanda, per comprendere l’estensione del ghiaccio basta pensare che i satelliti riportano immagini per dimensioni pari a quelle dell’Umbria, si tratta della calotta di ghiaccio del Vatnajökull, che si può definire un gigante glaciale con un cuore bollente.

Sotto il ghiacciaio vi sono 7 vulcani attivi, ma anche valli e canali glaciali. In alcune di queste zone vulcaniche le eruzioni che si verificano unite al riscaldamento geotermico sono state alla base di un disastroso fenomeno chiamato Jökullhlaup che si traduce con il termine inondazione.

Il ghiaccio, infatti, inizia a sciogliersi con il calore dell’eruzione e in seguito forma un lago sotto il ghiaccio, quando la crosta superficiale che è rimasta ghiacciata si frantuma l’acqua del lago subglaciale si riversa violentemente all’esterno provocando un’alluvione nel territorio circostante.

Queste inondazioni che si uniscono ai detriti dei ghiacciai che vengono trascinati a valle dai fiumi sono alla base dei sandar, le pianure sabbiose di origine glaciale che si estendono sulla costa sud-est dell’Islanda.
Il più vasto di questi deserti di sabbia glaciale si estende dal Vatnajökull fino alle coste per circa 1.300 chilometri quadrati.

Per tutti questi motivi il Vatnajökull è uno dei ghiacciai più studiati e monitorati al mondo sia per il controllo dei cambiamenti climatici sia per studiare il comportamento delle calotte glaciali e per questo è considerato un vero e proprio laboratorio naturale per la ricerca geologica.
Tra i dati più significativi che sono stati qui recuperati vi sono proprio quelli sullo scioglimento del ghiacciaio, infatti, sebbene il Vatnajökull sia ancora la calotta glaciale più grande d’Europa, nell’ultimo secolo ha perso più del 15% del suo volume.

Il Parco Nazionale fu istituito nel 2008 e comprende altre due aree protette Skaftafell che si trova nella zona sud-orientale Jökulsàrgljùfur in quella nord-orientale, dove la natura regna sovrana grazie alla montagna più alta dell’Islanda, l’Hvannadalshnùkur, che in vichingo veniva detta “cima della valle fiorita” e appunto il più grande ghiacciaio d’Europa il Vatnajökull.

Le mete imperdibili del Vatnajökull

I numerosi vulcani attivi sotto la calotta di ghiaccio del Vatnajökull hanno creato un grande sistema di grotte, alcune delle quali risultano accessibili e visitabili con l’accompagnamento di guide esperte, una delle più belle è la Crystal Cave nel Parco Nazionale Skaftafell.

Tra il Parco Nazionale Skaftafell e la città di Höfn si trova la laguna glaciale di Jökulsàrlòn ed è detta “gemma d’Islanda” formata da una parte di acqua dolce generata dal sovrastante ghiacciaio e da una parte di acqua salata proveniente dal mare.

Nel 1975 aveva circa la metà delle dimensioni che ha raggiunto oggi, dimensioni che sono di quasi 20 chilometri quadrati e continuano a crescere a ritmo sostenuto a causa dello scioglimento dei ghiacci dell’Islanda.

Sulla laguna glaciale galleggiano e si spostano verso l’Atlantico gli iceberg che si sono nel tempo staccati dal ghiacciaio del Vatnajökull.

Questi ultimi formano uno spettacolo suggestivo sulla spiaggia di Diamond, così chiamata perché gli iceberg disseminati sulla spiaggia nera di matrice vulcanica riflettono la luce solare mostrandosi abbaglianti come gemme preziose.

La laguna è profonda 260 metri e popolata da una ricca fauna ittica che comprendono aringhe, trote, salmoni e il krill che nutrono mammiferi come le foche e gli uccelli marini come le magnifiche sterne artiche.

I vulcani dell’Islanda

Già nel X secolo le fonti letterarie riportavano notizie sulle eruzioni dei vulcani islandesi, l’isola in effetti è di origine vulcanica e si suppone che la sua nascita geologica sia stata originata dallo scontro tra la dorsale medio atlantica e un hot spot, cioè un punto caldo.

I vulcani in Islanda sono molto differenti tra di loro, vi sono infatti sia quelli estinti, sia i vulcani quiescenti oltre a quelli attivi e alle eruzioni fessurali in cui la lava non fuoriesce da un cratere vero e proprio ma da una spaccatura che si apre nel terreno. Al termine dell’attività magmatica queste spaccature si riempiono di lava solida e spariscono sino al successivo evento eruttivo.

In Islanda si verificano però anche eruzioni sottomarine come quella del 1963 che portò alla formazione ex novo dell’isola di Surtsey; inoltre, all’attività vulcanica è legato il fenomeno dell’emissione di acqua calda dal sottosuolo, sottoforma dei famosi geyser di cui il Paese si serve come fonte di energia pulita e rinnovabile.

Tra gli spettacoli vulcanici vi è il Brennisteinsalda, una montagna arcobaleno di 855 metri situata nella zona occidentale dell’isola. Il suo nome si traduce letteralmente con “onda di zolfo” a causa delle solfatare che si sviluppano ai suoi piedi.
Se l’odore non è piacevole, al contrario lo è certamente la vista perché il vulcano appare striato di giallo (il colore appunto dello zolfo), di blu e nero (che sono i colori della lava) e dal verde dei licheni.

Il vulcano Hekla, invece, è alto 1491 metri e si trova nella zona sud-ovest del Paese ed è considerato tra i più pericolosi dell’Islanda oltre ad essere certamente è il più noto.
Nel medioevo veniva ritenuto la porta nell’inferno e nostro Giacomo Leopardi lo immortalò nelle Operette Morali nel suo “Dialogo della Natura e di un islandese” in cui il protagonista si lamentava proprio delle difficoltà e dei pericoli che nascevano da una così stretta vicinanza al vulcano in costante eruzione.

Ancora oggi questo viene chiamato “la regina dei vulcani” per la mole volumetrica di materiale lavico che è fuoriuscito dal suo cratere nel corso dei secoli.
L’ultima volta che l’Hekla ha eruttato è stato nel 2000, ma proprio per la sua pericolosità è costantemente monitorato. Il vulcano è anche detto “la montagna incappucciata” poiché la cima della montagna appare quasi sempre ricoperta da nubi.

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