Intrisa di spiritualità Kathmandu è la città che sorge nella valle che la leggenda narra che Buddha fece sorgere per consentire ai pellegrini di portare il suo messaggio nel mondo.
L’anima antica della città equilibra induismo e buddhismo sia nella pratica religiosa, sia nell’architettura pregiata di templi, stupa, monasteri, padiglioni e portali che portano impressa la firma di un passato che ancora vive nelle brulicanti vie della città. Al visitatore non resta che arrendersi al fascino mistico di questa città in cui sono 7 i monumenti che rappresentano la chiave di lettura del Patrimonio dell’Umanità sancito dall’Unesco.
La leggenda sulla nascita di Kathmandu
Secondo la mitologia nepalese un giorno il Buddha reincarnato Manjusri, bodhisattva della suprema saggezza, doveva recarsi nei pressi di un lago incastonato tra i monti per venerare al centro delle acque il loto che vi risplendeva.
Ma il lago che occupava interamente la valle in cui sorge ora Kathmandu risultava inaccessibile così, per raggiungerlo e creare un passaggio per i pellegrini che avrebbero portato per il mondo il buddhismo, Manjusri inferse un colpo con la sua spada alla montagna che sovrastava le acque.
Il lago divenne un fiume, il Bagmati, che portò la vita nella valle.
Sorse, infatti, la città di Kathmandu al centro di una valle fertile e ricca d’acqua, il cui centro storico è il crocevia della tradizione religiosa buddhista e grazie alla straordinaria commistione di pagode, templi, padiglioni e santuari di origine medievale è considerato dall’Unesco uno dei Patrimoni dell’umanità.
Le preziose architetture di Kathmandu
Piazza Durbar, termine che si traduce come corte dei principi, testimonia l’età d’oro dell’architettura dove tutti i portali e le pareti decorate con intagli in legno riproducono nei più minuti particolari le processioni degli dèi, ma anche figure animali e danze tipiche.
La piazza costituisce il luogo dove nelle epoche passate venivano incoronati i re e per tale motivo costituisce il cuore storico della città antica e qui si concentrano gli edifici tradizionali più eccezionali di Kathmandu.
Tra questi vi sono i templi induisti a pagoda edificati tra il XVI e il XVII secolo come il Jagannath e quello dedicato alla suprema divinità femminile Taleju; i tre tetti del tempio sono ricoperti di rame dorato e una serie di campanelli.
Su Piazza Durbar oltre ai numerosi templi, torri e cortili che circondano la piazza ha sede anche il palazzo reale Hanuman Dhoka, costruito dal re Pratap Malla nel XVII secolo e residenza della famiglia reale fino ad un secolo fa; nelle stanze reali sono custoditi numerosi oggetti e cimeli dei re nepalesi.
Gli stupa monumentali testimoniano la sapienza dell’architettura nepalese, opera degli artigiani Newa: un’etnia tibetana birmana originaria proprio della valle e ai quali furono commissionati i palazzi dei principi e gli edifici pubblici e religiosi dalla dinastia dei Malla che fu al potere dal XIII al XVIII secolo.
Tuttavia, il capolavoro può essere considerato il Kasthamandap un antico padiglione del XII secolo costruito interamente in legno e senza l’ausilio di nessun chiodo, al quale la città deve il proprio nome poiché Kasthamandap deriva dalla parola sanscrita kaasth che vuol dire legno e da mandap che si traduce con l’espressione rifugio coperto.
Una meta insolita a Kathmandu è il Giardino dei Sogni, che si trova poco lontano dal caotico quartiere di Thamel. È anche detto anche “Giardino delle Sei Stagioni” poiché consta di sei imponenti padiglioni ognuno dei quali è dedicato a una delle sei stagioni del Nepal.
Si tratta di un’oasi verde che si estende su una superficie di quasi 7.000 metri quadri e accoglie il visitatore tra giardini, fontane, balaustre, statue e pergolati realizzati nel 1920 in perfetto stile europeo dallo statista Kaiser Shumsher.
I luoghi sacri di Kathmandu
A dominare lo skyline della città è lo stupa di Boudhanath che si trova a circa 7 chilometri dal centro cittadino ma con i suoi 36 metri di altezza è uno dei più grandi del mondo.
Su ogni lato sono dipinte coppie di occhi che guardano verso i 4 punti cardinali e si rivolgono ai numerosi monasteri che sorgono intorno alla struttura e che edificati dai rifugiati tibetani alla fine degli anni ’50.
Oggi lo stupa è un luogo di meditazione per i buddhisti tibetani ma è per i nepalesi ad avere un significato particolare, qui infatti, si celebra il Losar, meglio conosciuto come il celebre Capodanno nepalese.
Ad ovest della città, in cima a un’altura si trova il tempio buddhista di Swyambhunath, detto anche il “tempio delle scimmie”, è anch’esso Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e proprio per la sua posizione consente il migliore punto d’osservazione di Kathmandu.
Al tempio si accede attraverso una suggestiva scalinata in pietra che si inerpica sul fianco orientale della collina popolata da una grande colonia di macachi e i pellegrini come i visitatori sono accompagnati nella scalata da coppie di Garuda, elefanti, leoni, pavoni e cavalli posti sui gradini.
Il tempio è un caotico agglomerato di elementi iconografici hindu e buddhisti, le antiche sculture sono stipate in ogni spazio disponibile e al centro si trova un grande e candido stupa sormontato da una guglia dorata su cui è dipinto lo sguardo del Buddha.
Il fiume Bagmati è sacro per gli hindu e sulle sue sponde emerge dal trambusto delle bancarelle che si animano di un mercato di oggetti sacri e profani il più importante tempio hindu del Nepal: il Pashupatinath, dove Shiva è celebrato come Pashupati, il pacifico signore degli animali.
Ai visitatori non hindu non è consentito entrare nel tempio principale ma l’insieme santuari shivaiti, lingam e ghat è un pittoresco scorcio della vita di Kathmandu.
Lungo il fiume i santoni compiono i loro cerimoniali su gradini di pietra mentre i ghat vengono utilizzati per le cremazioni; la carica spirituale ed emotiva sollecita il visitatore a meditare sul significato della vita e della morte.
All’estremità settentrionale dei ghat ci sono diverse grotte degli yogi che in epoca medievale venivano usate come rifugi.
Il monastero di Kopan è la casa di 360 monaci, lama, insegnanti e operai che provengono da ogni luogo del Tibet e del Nepal e possono avere un’età compresa tra i 7 e i 60 anni.
Qui la Fondazione per la conservazione della tradizione Mahayana (il buddhismo tibetano della tradizione Gelug) si occupa della trasmissione dei valori buddhisti attraverso l’insegnamento, la meditazione e il servizio alla comunità e apre le proprie porte anche i visitatori che desiderino frequentare i corsi per studiare e praticare la psicologia e la filosofia del buddhismo tibetano.