Madonna della Corona: il santuario sospeso nella roccia

Due furono i miracoli che portarono alla creazione del Santuario della Madonna della corona e altrettanto prodigiosa appare la straordinaria integrazione dell'architettura che appare sospesa nella natura rocciosa del Monte Baldo
MeteoWeb

Un pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Corona non è solo un’esperienza significativa per i fedeli e i credenti, ma anche un cammino panoramico di eccezionale bellezza che premia con uno spettacolo mozzafiato coloro che scelgono di inerpicarsi sulla montagna per seguire le tracce di un’antica leggenda e della sapienza architettonica dell’uomo che si intreccia con la natura.

Il Sentiero della Speranza su Monte Baldo

L’Italia è un paese straordinariamente ricco di peculiarità paesaggistiche e architettoniche, talvolta conciliate in un unico straordinario ensemble come accade nel Santuario della Madonna della Corona che si trova a Ferrara di Monte Baldo in provincia di Verona, in particolare nella località Spiazzi.

Si tratta di una delle strutture più suggestive presenti in Italia che dà la sensazione di essere incastrata nella roccia, con l’opera degli architetti integrata perfettamente a quella della natura.
Su un terrazzamento che si apre su una parete rocciosa a 775 metri di altezza si colloca il santuario a strapiombo sulla valle sottostante.

Per raggiungere il maestoso santuario si deve procedere su una via di pellegrinaggio chiamata Sentiero della Speranza che parte dal paese di Brentino Belluno. Se un tempo erano solamente i pellegrini a percorrere il sentiero, oggi sono numerosissimi i turisti e gli amanti del trekking che sfidano i 2 chilometri e mezzo del percorso in salita che supera un dislivello di circa 600 metri.

Procedendo sul sentiero si giunge a una lunga scalinata al termine della quale appare lo splendido edificio storico della Madonna della Corona. Durante il percorso vi sono punti panoramici in cui soffermarsi come La Croce, un’ampia terrazza che concede riposo e un punto d’osservazione privilegiato.

Proseguendo verso Monte Baldo su una scala a zig zag il visitatore si ferma anche presso la Grotta della Pietà, una capanna caratteristica. L’ultima parte del Sentiero della Speranza attraversa lo splendido Ponte del Tiglio, interamente realizzato in pietra e superato il quale appare la scalinata d’accesso.

Il Santuario della Madonna della Corona

Questo santuario sospeso tra il cielo e la terra è attestato dai documenti medievali già dall’anno Mille, poiché nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona.
Dalla seconda metà del 1200, inoltre, esistevano un monastero e una cappella dedicata a Santa Maria di Montebaldo, accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia.

La nascita del Santuario della Madonna della Corona viene collocata nel 1522, anno in cui la scultura che dà il nome al luogo sacro sarebbe stata miracolosamente traslata dall’isola di Rodi grazie a un intervento angelico, che l’avrebbe sottratta dalle mani dell’armata musulmana di Solimano II.
Tuttavia, il rinvenimento di un dipinto trecentesco venerato nella chiesetta originaria ne anticipa la datazione. Tra il 1434 ed il 1437 S. Maria di Montebaldo, passò in proprietà ai Cavalieri del Santo Sepolcro, che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806.

Nel 1625, iniziò la costruzione di una nuova e più ampia chiesa 4 metri sopra la precedente che rimase inglobata sotto il nuovo presbiterio. Sul finire del secolo XIX la chiesa fu ampliata e dotata di una nuova facciata in stile gotico e ornata di marmi.
Nel 1974, infine, un progetto di intervento globale comportò l’abbattimento della Chiesa esistente, la conservazione delle parti più valide e significative e la costruzione di una struttura più ampia.

Lungo la parete destra del Santuario è mostrato un vero patrimonio storico-artistico rappresentato dagli ex voto: 167 tavolette di diverse dimensioni di cui la più antica risale al 1547 e rappresenta il salvataggio miracoloso di una donna che stava per annegare nell’Adige a Verona.
L’ex voto più interessante è probabilmente la grande tela donata dalla comunità di Bardolino nel 1665, in ringraziamento dell’ottenuta grazia della pioggia, mentre quello più prezioso è un olio su tela raffigurante Cristo alla Colonna, eseguito nel 1724 dal pittore veronese Antonio Balestra.

La leggenda del santuario

Sul Santuario della Madonna della Corona si narra una leggenda che risale con tutta probabilità alla prima metà del XVII secolo, e che fu tramandata da un frate cappuccino, fra Patrizio da Venezia, intrecciandosi con la tradizione locale e con la fede religiosa.

Secondo la leggenda tra le rocce scoscese del Monte Baldo durante una notte furono avvistati, dagli abitanti delle alture oltre il fiume Adige, dei fuochi prodigiosi.
Alcuni coraggiosi accorsero quanto più vicino potevano a quelli che sembravano in tutto e per tutto degli eventi soprannaturali, facendosi addirittura calare con le funi nei pressi dei punti in cui erano apparsi i bagliori.

Con meraviglia scorsero su uno sperone roccioso una statua della Madonna che portava inciso sul piedistallo il nome di un cavaliere gerosolimitano.
Gli abitanti e i devoti si industriarono immediatamente per spostare la Vergine in un luogo che essi ritenevano più consono e certamente più comodo per renderle omaggio, ma durante la notte la statua ritornò silenziosamente nel luogo originario.

Sicuri di non aver adorato abbastanza intensamente la Madonna la gente del luogo tornò a spostarla e a profondersi in preghiere; ma la notte stessa la statua si spostò nuovamente in quello che aveva scelto come luogo d’elezione.
I credenti compresero allora che la Vergine desiderava rimanere li dove era apparsa per la prima volta ai fedeli, che scelsero infine di costruire una cappella per il suo culto.

Il richiamo di quel miracolo si diffuse in lungo e in largo e l’afflusso dei credenti rese sempre più complessa la discesa nella cappella che risultava di per sé già pericolosa, così fu deciso di creare un sentiero attraverso il monte.

Un nuovo ostacolo si presentava e un nuovo prodigio giunse a superarlo: un profondo abisso nel quale un tempo scorreva un fiume tumultuoso rappresentava un impedimento insormontabile, ma durante la notte un possente albero crebbe sul precipizio protendendo i suoi rami così che un ponte potesse essere costruito per superare il baratro e aprire per sempre la via per Il Santuario.

Condividi