La città di Mantova è nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco anche grazie a uno dei monumenti più famosi del mondo il Palazzo Ducale di Mantova, nonché sesta reggia più estesa d’Europa con le sue oltre 500 stanze, i 7 giardini e gli 8 cortili che ne completano i maestosi esterni.
Tra le meraviglie nascoste del Palazzo Ducale di Mantova invece vi sono i giardini pensili dell’appartamento di Isabella d’Este, la Sala dei Giganti che schiaccia con possenza il visitatore e l’Appartamento dei Nani in cui tutto è perfettamente minuto; e ancora le seduzioni erotiche della Sala di Amore e Psiche, i giochi ottici della Sala degli Specchi e l’ammonimento della Sala del Labirinto.
La storia del Palazzo Ducale di Mantova
Il Palazzo Ducale di Mantova è noto anche come Reggia dei Gonzaga poiché dopo essere stata la residenza ufficiale dei Bonacolsi, signori di Mantova, divenne residenza principale dei Gonzaga, signori, marchesi e duchi della città dal 1328 al 1707, quando l’ultimo duca, Ferdinando Carlo, è costretto all’esilio.
Ospitava, infatti, il Gonzaga a capo della famiglia con la consorte e gli altri figli legittimi nonché schiere di importanti ospiti.
Nel tempo ogni duca volle estendere gli spazi del palazzo aggiungendo la propria ala e le proprie opere d’arte dando vita a un’area di 35.000 metri quadrati che ne fanno la sesta reggia più estesa d’Europa.
Fu il duca Guglielmo a incaricare il Prefetto delle Fabbriche a partire dal 1556, Giovan Battista Bertani, perché collegasse i vari edifici in forma organica così da creare un unico grandioso complesso monumentale e architettonico; più tardi vennero integrati giardini, piazze, loggiati, gallerie, esedre e cortili, fissando definitivamente l’aspetto della residenza ducale.
La denominazione Palazzo Reale venne imposta durante la dominazione austriaca a partire dall’epoca della regnante Maria Teresa d’Austria.
Il Palazzo ducale di Mantova, fu un punto di riferimento per la storia dell’arte con l’arrivo a Mantova del Pisanello già nel primo Quattrocento, e, successivamente, con la presenza di Andrea Mantegna.
Oggi l’interno del palazzo appare quasi spoglio, poiché una volta che si furono impoveriti i Gonzaga dovettero vendere le opere d’arte e gli arredi, parte dei quali furono successivamente sottratti da Napoleone.
I tesori architettonici di Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale di Mantova è ubicato nella zona nord-orientale della città si estende tra la riva del lago Inferiore e Piazza Sordello, l’antica Piazza di San Pietro.
L’edificio più antico del Palazzo Ducale è il Palazzo del Capitano che si affaccia su piazza Sordello, inizialmente era costruito su due piani e separato dalla Magna Domus da un vicolo, ma nei primi anni del 1300 fu rialzato di un piano e finì con l’essere unito alla stessa Magna Domus. Quest’ultima con la sua monumentale facciata con portico è rimasta sostanzialmente rimasta identica fino ad oggi.
Il secondo piano è costituito da un unico enorme salone di 67 per 15 metri detto Salone della Dieta perché ospitò la Dieta di Mantova del 1459.
A metà del XIV secolo, in alcune sale del Palazzo del Capitano lavorò Pisanello che portò a termine un ciclo di affreschi di soggetto cavalleresco arturiano che aveva lo scopo di glorificare il casato dei Gonzaga, nel dipinto è infatti anche Gianfrancesco Gonzaga il committente dell’opera.
La Corte Vecchia è il nucleo principale del Palazzo ed il cuore più antico dell’intera struttura. Fu la residenza della famiglia Gonzaga dal 1328 e la Corte è costituita da diversi ambienti, tra i più noti vi sono il corridoio del Capitano, l’Appartamento di Guastalla e la Sala dei Papi.
Riacquistò un nuovo prestigio nel 1519 quando Isabella d’Este lasciò la dimora nel Castello e si trasferì al pian terreno di questo settore antico della reggia, in quello che era l’appartamento detto vedovile.
Nell’ala più privata, la Grotta, vennero trasferiti le collezioni di opere d’arte comprendenti anche opere del Mantegna, di Lorenzo Costa il Vecchio, del Perugino e del Correggio e oggi conservati al Museo del Louvre.
In un’epoca successiva Guglielmo Gonzaga, trasformò gli ambienti di Corte Vecchia creando il Refettorio affacciato sul Giardino Pensile e sulla Sala dello Specchio destinata alla musica.
Da piazza Castello si accede al maniero risalente al XIV secolo. Qui si accede alla Sala degli Affreschi, che costituiva un tempo la preziosa biblioteca dei Gonzaga e poi alla celebre Camera Picca anche detta Camera degli Sposi, affrescata da Mantegna con scene di vita dei Gonzaga, tra il 1465 e il 1474, con un uso sapiente del colore e della forma il pittore creò l’illusione di uno spazio molto più ampio di quanto non sia in realtà.
Dal Castello di San Giorgio, attraverso lo Scalone di Enea di arriva alla Corte Nuova che è la zona costituita dagli edifici più recenti. All’interno della Corte Nuova si trova la Sala di Manto, un tempo salone del duca e dalla quale si accede alla Sala di Troia, sulle cui pareti sono raffigurate le gesta belliche appunto degli eroi troiani e greci.
Nella Galleria del Palazzo Ducale, infine, si trovano oltre alle sezioni di pittura, archeologia e scultura del complesso, anche le mostre d’arte contemporanea.
I tesori nascosti del Palazzo Ducale di Mantova
Il dedalo di sale del rappresenta di per sé un piacevole e disorientante intrigo che invita il visitatore a scovare tutte le altre meraviglie nascoste del Palazzo Ducale di Mantova e le particolarità che ne fanno uno spettacolo unico nel suo genere.
Non tutti sanno ad esempio che a Palazzo Ducale sono due i giardini pensili che impreziosiscono gli esterni. Il più celebre è quello che si trova nei pressi della Sala dei fiumi, un antico refettorio estivo dotato di due finte grotte decorate in stile rococò, dove la fioritura delle rose nel mese di maggio amplifica l’effetto della splendida vista del campanile del Duomo.
Il secondo dei giardini sopraelevati si trova nella Corte Nuova ed è ricavato nello spazio interno dell’appartamento del Castello, è noto come Giardino dei cani poiché qui si trova la lapide dei piccoli animali di compagnia di Isabella d’Este e si può sbirciare da una porta della Sala dei Cavalli.
Tra le Sale più affascinanti e particolari vi è la Sala dei Giganti, di essa il Vasari diceva:” Non si pensi alcuno di vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso”.
E in effetti la stanza in cui è rappresentata la distruzione dei giganti da parte di Giove è un invito a sfidare l’autorità che fa perdere il senso dell’equilibrio allo spettatore che rimane schiacciato dalle enormi sagome dipinte da Giulio Romano.
Dopo i giganti ecco l’Appartamento dei Nani all’interno di cui gli ambienti minuti, le scalette con i gradini minuscoli, le piccole stanze e una finestra che ha una storia particolare sono uno dei più intriganti segreti del palazzo, anche se si sa che sono una riproduzione in scala minore della Scala santa di Roma.
Lo spaesamento del visitatore continua nella Galleria degli Specchi, una loggia aperta che faceva parte dell’appartamento di Vincenzo I Gonzaga e che divenne nota con l’attuale nome in epoca austriaca grazie agli specchi che furono posti sulle pareti.
Ma a riservare una sorpresa a chi percorre la sala sono i numerosi giochi ottici presenti come quello che si trova in una rappresentazione di un personaggio femminile all’interno di una delle lunette della volta ritratta con in mano un anello d’oro; chiunque si sposti lateralmente vedrà il braccio seguirlo grazie a questo “effetto speciale” tutto barocco.
Il Palazzo Ducale continua a incantare con gli arazzi fiamminghi realizzati su cartoni di Raffaello e il ciclo arturiano dipinto dal Pisanello e ritrovato solo negli anni ’70, dove tra Tristano e Lancillotto appare Gianfrancesco Gonzaga nei panni addirittura del detentore del Sacro Graal.
La Sala del Labirinto è una di quelle meno conosciute, ma effonde mistero con il suo soffitto cassettonato decorato da un labirinto dorato su sfondo blu e la scritta che recita “Forse che sì forse che no” allude all’incertezza della vita e a tutte le situazioni in cui si fatica a trovare la via d’uscita.
Seduce ancora la reggia con la Sala di Amore e Psiche dove si svolgevano i banchetti del Duca che venivano circondati proprio dalla scena del banchetto di matrimonio tra i due mitologici Amore e Psiche. I nudi sensuali e i gesti ad alto contenuto erotico, si stagliano sulle pareti e sfidano il visitatore a rimanere indifferente.