Altro che vittime del riscaldamento globale: il 2020 è stato un altro anno positivo per gli orsi polari nonostante la riduzione del ghiaccio marino artico
“Non è un mito: il 2020 sembra essere stato un altro anno positivo per gli orsi polari”: il report sugli orsi polari relativo al 2020 lo indica come un altro anno positivo
Nello State of the Polar Bear Report 2020, pubblicato dalla Global Warming Policy Foundation (GWPF) in occasione della Giornata Internazionale dell’Orso Polare (27 febbraio), la zoologa Susan Crockford spiega che anche se è diffusa la credenza secondo cui le popolazioni di orsi polari stanno diminuendo a causa della riduzione del ghiaccio marino, gli studi sulle popolazioni e la letteratura scientifica non sostengono una conclusione simile.
Crockford chiarisce che la lista rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura del 2015 è obsoleta. Nuove ed interessanti evidenze dimostrano che gli orsi nelle aree con profonda perdita dei ghiacci in estate stanno bene. Di queste evidenze, fanno parte i risultati degli studi su 8 delle 19 sottopopolazioni di orsi polari: solo due hanno mostrato significativi cali dopo perdite di ghiaccio molto modeste. Il resto erano stabili o in aumento e alcune nonostante grandi riduzioni del ghiaccio marino. Di conseguenza, ora la popolazione globale è di quasi 30.000 esemplari, in aumento dai circa 26.000 del 2015.
Crockford indica che nel 2020, anche se il ghiaccio marino in estate è sceso al secondo livello più basso dal 1979, non ci sono notizie di fame diffusa tra gli orsi, atti di cannibalismo o morti per annegamento che potrebbero suggerire che gli orsi stessero avendo problemi a sopravvivere alla stagione senza ghiaccio. Secondo il report di Crockford, la crescita di plankton (una misura fondamentale della salute della vita marina nell’Artico) ha raggiunto massimi record ad agosto 2020. Più plankton a causa della perdita di ghiaccio in estate significa più alimenti per l’intera catena alimentare, inclusi gli orsi polari. Questo spiega perché gli orsi stanno prosperando in aree come il Mare di Barents, che ha visto ridotti livelli di ghiaccio marino.
Crockford fa notare che gli orsi polari nella Baia di Hudson occidentale hanno vissuto eccellenti condizioni di ghiaccio per il 4° anno consecutivo nel 2020. Gli orsi erano in carne e in salute quando sono arrivati a riva per l’estate. Alcuni hanno trascorso 3 mesi sulla riva, circa un mese meno rispetto a quanto facessero gli orsi negli anni ’80 e due mesi in meno rispetto agli anni ’90 e 2000. Crockford spiega che gli orsi polari sono più flessibili nelle loro esigenze relative all’habitat rispetto a quanto ipotizzato dagli esperti e che una ridotta quantità di ghiaccio estivo finora è stata benefica e non dannosa. “Le evidenze dimostrano che gli orsi polari sono ben lungi dall’essere una specie” altamente sensibile ai cambiamenti climatici. “Non è un mito: il 2020 sembra essere stato un altro anno positivo per gli orsi polari”, afferma Crockford.
Secondo il report, contrariamente alle aspettative, il congelamento del ghiaccio marino nella Baia di Hudson occidentale è arrivato in autunno, come negli anni ’80 (per il 4° anno consecutivo), e anche la rottura del ghiaccio marino in primavera è stata simile a quella degli anni ’80 e gli orsi polari erano in condizioni eccellenti. Queste condizioni si sono sviluppate nonostante l’estensione del ghiaccio marino in estate in tutto l’Artico sia stata la seconda più bassa dal 1979. Contrariamente alle aspettative, nella Baia di Hudson occidentale, molti orsi polari sono rimasti molto più a lungo sul ghiaccio marino in deterioramento rispetto al solito in estate e sono rimasti a riva più a lungo in autunno dopo il raggiungimento delle soglie di congelamento, mettendo in dubbio la presunta relazione tra copertura del ghiaccio marino e comportamento e salute degli orsi polari.
Infine, ci sono stati pochi problemi con gli orsi polari nel 2020, ad eccezione di un attacco fatale ad agosto vicino Longyearbyen, alle Svalbard.