“Insieme alla Sicilia è nel Centro-Nord Italia (dove sta progressivamente avviandosi la stagione irrigua) che si stanno registrando le maggiori sofferenze idriche“: a segnalarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Il dato più evidente, spiega ANBI, “si registra in Emilia-Romagna, dove tutti principali fiumi (Savio, Reno, Secchia, Trebbia) sono sotto la media storica mensile e l’Enza ha addirittura registrato il minimo storico con una portata pari a 3 metri cubi al secondo. A questa contingenza regionale si adegua anche il fiume Po che, con un calo del 25% nelle portate, scende al di sotto delle medie di lungo periodo; a Pontelagoscuro si registra una portata in lieve calo rispetto alla settimana precedente (-7%). Fanno da contraltare a questi dati le dighe piacentine di Mignano e di Molato, riempite rispettivamente al 90,8% ed al 96,3% della capacità. Il totale della riserva idrica invasata in specchi lacustri, invasi artificiali e sottoforma di SWE (Snow Water Equivalent) è diminuito rispetto alla settimana precedente (-7.7%), ma risulta superiore alla media del periodo 2006-2020 (+41.2%), secondo i dati dell’Autorità del Bacino Distrettuale del fiume Po.
Analogo a quello emiliano-romagnolo è l’andamento dei fiumi della Toscana: Arno, Sieve, Ombrone e Serchio hanno portate inferiori alla media di marzo.
A fronte di un calo di quasi il 56% nelle precipitazioni sono in discesa anche le portate dei fiumi piemontesi (Pesio, Tanaro, Sesia, Stura di Lanzo) e valdostani con l’eccezione della Dora Baltea, che continua a registrare un’ottima performance di portata (mc/sec 31,2 contro una media di 5!)“.
“Il sistema irriguo per ora tiene – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – ma anno dopo anno cresce l’esigenza di affrontare in maniera infrastrutturale le evenienze della crisi climatica al Nord; per questo abbiamo pronti 13 progetti definitivi ed esecutivi per nuovi invasi, tali da aumentare le disponibilità idriche per oltre 58 milioni di metri cubi; l’investimento previsto è di circa 477 milioni di euro, capaci di garantire 2.385 posti di lavoro”.
Restano nettamente positive, invece, “le altezze idrometriche dei grandi laghi del Nord (complessivamente +16% nel volume invasato) così come le portate dei fiumi Adda, in Lombardia, nonché Adige, Bacchiglione, Livenza, Piave e Brenta nel Veneto, nonostante in febbraio sia piovuto il 35% in meno della media (fonte: ARPA Veneto).
Scendendo lungo la Penisola, risultano confortanti le condizioni dei fiumi marchigiani, pur se solo il Tronto risulta in crescita.
In febbraio sono risultate in ripresa le precipitazioni sull’Umbria (sono caduti mediamente quasi 50 millimetri di pioggia); a goderne è l’invaso del Maroggia, che segna la miglior performance del recente triennio (4,60 milioni di metri cubi su una capacità di Mmc. 5,80).
Nel Lazio restano in media i principali fiumi (Tevere, Liri-Garigliano, Sacco), così come il lago di Nemi, mentre continuano a crescere i livelli del lago di Bracciano e l’invaso dell’Elvella ha raggiunto il limite massimo (Mmc. 2,75).
In Abruzzo, la zona di Avezzano si conferma la più piovosa della regione, con la diga di Penne, che segna il record dal 2016: Mmc. 4,49.
Nonostante le recenti piogge, in Campania, dopo tre settimane di quasi totale assenza di precipitazioni, si registrano cali dei livelli idrometrici nei principali fiumi della regione (Garigliano e Sele, mentre il Volturno tende alla stabilità), scesi dopo sei settimane sotto la media del quadriennio 2017-2020; in lieve ripresa sono i volumi del lago di Conza della Campania ed in calo gli invasi del Cilento.
Tornano a crescere le disponibilità idriche della Basilicata (oltre 426 milioni di metri cubi ed un surplus di quasi 156 milioni sul 2020); in costante crescita è anche l’acqua trattenuta nei bacini della Puglia: circa 268 milioni di metri cubi con oltre 126 milioni in più rispetto all’anno scorso.
Ottima si annuncia la condizione idrica della Sardegna, i cui invasi sono riempiti per oltre il 95%; per trovare una simile situazione favorevole bisogna risalire al 2011 (fonte: Autorità di bacino regionale).
Resta, infine, preoccupante la situazione della Sicilia in grave crisi idrica e con crescenti aree a rischio desertificazione; a differenza delle altre regioni meridionali (compresa la vicina Calabria), i suoi invasi registrano un deficit di oltre 150 milioni di metri cubi d’acqua sul già siccitoso 2020″.
“Per la Sicilia è necessario un progetto mirato ad evitare una situazione di progressiva insostenibilità per l’agricoltura dell’isola, sempre più penalizzata dai cambiamenti climatici -indica Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Tale iniziativa, che deve puntare nell’immediato al recupero della piena efficienza dei tanti invasi interriti ed al completamento degli schemi irrigui incompiuti, deve avere al centro il protagonismo dei Consorzi di bonifica ed irrigazione con il loro ritorno all’ordinaria gestione democratica dopo decenni di commissariamento. Auspichiamo una concreta, quanto sollecita conclusione del confronto avviato con la Regione Sicilia”.