In questi giorni il mondo sta assistendo alla spettacolare eruzione del vulcano Fagradalsfjalla che ha fornito agli scienziati informazioni uniche su un tipo di eruzione che non viene osservato in Islanda da molto tempo poiché la sua composizione è primitiva.
Ma i vulcani d’Islanda sono ricchi di affascinanti stranezze: c’è l’Hekla che è considerato la porta dell’inferno e il Brennisteinsalda che ha tutti i colori dell’arcobaleno, c’è l’isola vulcanica di Surtsey formata ex novo nel 1963 e il sistema vulcani Laki che è ritenuto addirittura la causa della Rivoluzione Francese!
Islanda una terra “vulcanica”
Già nel X secolo le fonti letterarie riportavano notizie sulle eruzioni dei vulcani islandesi, l’isola in effetti è di origine vulcanica e si suppone che la sua nascita geologica sia stata originata dallo scontro tra la dorsale medio atlantica e un hot-spot, cioè un punto caldo.
I vulcani in Islanda sono molto differenti tra di loro, vi sono infatti sia quelli estinti, sia quelli quiescenti oltre a quelli attivi e alle eruzioni fessurali in cui la lava non fuoriesce da un cratere vero e proprio ma da una spaccatura che si apre nel terreno. Al termine dell’attività magmatica queste spaccature si riempiono di lava solida e spariscono sino al successivo evento eruttivo.
In Islanda si verificano però anche eruzioni sottomarine come quella del 1963 che portò alla formazione ex novo dell’isola di Surtsey; inoltre, all’attività vulcanica è legato il fenomeno dell’emissione di acqua calda dal sottosuolo, sottoforma dei famosi geyser di cui il Paese si serve come fonte di energia pulita e rinnovabile.
Laki: il vulcano che fece scoppiare la Rivoluzione Francese
Sono 130 i crateri che fanno parte del sistema del Grìmsvötn e si stagliano in fila lungo una fessura del sistema vulcanico Laki.
La zona fu caratterizzata da una serie di eruzioni che ebbero inizio proprio nel giugno del 1783 e durarono fino al febbraio del 1784 producendo non solo enormi quantità di lava basaltica, ma anche acido fluoridrico e anidride solforosa che gli scienziati moderni hanno stimato che abbiano ucciso con tutta probabilità circa 9.000 islandesi.
Inoltre, a causa dei gas nocivi perirono un quarto delle pecore e dei cavalli e la metà dei bovini dell’isola generando una carestia che mise a dura prova la popolazione che ne venne decimata.
Le conseguenze si fecero sentire in tutta Europa poiché il clima si raffreddò a causa della combinazione dell’acqua con il biossido di zolfo rilasciato dal vulcano che produssero piccole particelle di acido solforico che schermarono il Sole.
Un minor quantitativo di luce solare si tradusse in cattivi raccolti che portarono alla fame e allo stremo la popolazione europea, causando le insurrezioni del popolo che cominciava a morire di fame e di stenti.
Le proteste culminarono nel 1789 quando scoppiò la Rivoluzione Francese che secondo quanto sostenuto da alcuni storici hanno inserito tra le cause della rivoluzione anche l’eruzione del Laki islandese.
Brennisteinsalda la montagna arcobaleno
Tra gli spettacoli vulcanici vi è il Brennisteinsalda, una montagna arcobaleno di 855 metri situata nella zona occidentale dell’isola. Il suo nome si traduce letteralmente con “onda di zolfo” a causa delle solfatare che si sviluppano ai suoi piedi.
Se l’odore non è piacevole, al contrario lo è certamente la vista perché il vulcano appare striato di giallo (il colore appunto dello zolfo), di blu e nero (che sono i colori della lava) e dal verde dei licheni.
Il temibile Hekla
Nel medioevo il vulcano Hekla veniva ritenuto la porta nell’inferno e in effetti la montagna alta 1491 metri che si trova nella zona sud-ovest del Paese è considerato tra i vulcani più pericolosi dell’Islanda oltre ad essere certamente è il più noto.
“Ne anche potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Hecla, il sospetto degl’incendi, frequentissimi negli alberghi, come sono i nostri, fatti legno, non intermettevano mai di turbarmi.” Con queste parole nostro Giacomo Leopardi immortalò il vulcano nelle Operette Morali nel suo “Dialogo della Natura e di un islandese” in cui il protagonista si lamentava proprio delle difficoltà e dei pericoli che nascevano da una così stretta vicinanza al vulcano in costante eruzione.
Ancora oggi questo viene chiamato “la regina dei vulcani” per la mole volumetrica di materiale lavico che è fuoriuscito dal suo cratere nel corso dei secoli.
L’ultima volta che l’Hekla ha eruttato è stato nel 2000, ma proprio per la sua pericolosità è costantemente monitorato. Il vulcano è anche detto “la montagna incappucciata” poiché la cima della montagna appare quasi sempre ricoperta da nubi.
Il lago e le solfatare del Myvatn
Le aree vulcaniche islandesi hanno nel corso dei millenni anche generato altre meraviglie geografiche come il Myvatn che si trova non lontano dalla dorsale medioatlantica e viene chiamato “il lago delle mosche” a causa dei numerosi insetti che si trovano nella zona.
Il Myvatn si è formato circa 2300 anni fa durante una straordinaria eruzione vulcanica e lungo le sue sponde le esplosioni violente hanno creato numerosi “pseudo-crateri” e altre curiose formazioni laviche; inoltre, sul lato est del lago vi è l’area geotermica di Nàmafjall.
In questa zona, che è conosciuta anche come Hverir, vi sono numerose fumarole che a causa sello zolfo conferiscono all’aria il tipico odore di uova marce e l’aspetto di un vero e proprio “lago infernale”.
Gli altri vulcani spettacolari
L’Askja è costituito da un massiccio lavico che fa parte del complesso di Dyngjufjöll: ha eruttato l’ultima volta nel 1961; ma fu in seguito all’eruzione del 1875 che si formarono il cratere Vìti che in islandese si traduce con “inferno” e la caldera occupata da un lago profondo 200 metri.
Dopo 200 anni di inattività il vulcano Eyjafjallajökull dopo ben 187 anni provocò un disastroso fenomeno chiamato Jökullhlaup che si traduce con il termine inondazione.
La calotta glaciale che ricopriva il vulcano iniziò a sciogliersi con il calore dell’eruzione e in seguito formò un lago sotto il ghiaccio, quando la crosta superficiale rimasta ghiacciata si frantumò l’acqua del lago subglaciale si riversò violentemente all’esterno provocando un’alluvione nel territorio circostante.
L’inondazione spazzò via parte della strada ad anello che percorre il perimetro dell’isola, inoltre la nube di cenere che fu emessa fu tale da paralizzare il traffico aereo europeo del 2010 per diversi giorni.