“Il terremoto localizzato alle ore 14:47 italiane di oggi, 27 marzo 2021 in Mar Adriatico ha avuto una magnitudo momento Mw 5.2, magnitudo Richter Ml 5.6. Il momento tensore, calcolato utilizzando la tecnica del Time Domain Moment Tensor, indica una cinematica dell’evento coerente con una faglia di tipo compressivo con piani orientati circa NW-SE, compatibili con la cinematica della zona interessata dall’evento”, segnala un articolo pubblicato sul blog INGVterremoti.
“Le accelerazioni di picco, dedotte dalle registrazioni delle stazioni accelerometriche
disponibili (http://shakemap.ingv.it/shake4/viewLeaflet.html?eventid=26321911), mostrano valori massimi percentuali dell’accelerazione di gravità pari a circa 0.5% g alla stazione di Monte Sant’Angelo (IV.MSAG) che si trova nel Gargano, a circa 110 km dall’epicentro”.
“Le repliche localizzate dalla Sala di Sorveglianza Sismica dell’INGV-Roma nell’area interessata dalla sequenza sismica sono più di 30, di magnitudo Ml compresa tra 2.1 e 4.1. Di seguito la lista delle localizzazioni di magnitudo pari o superiore a 3.0, calcolate fino alle ore 19:00″.
Inquadramento sismotettonico
“Il terremoto di oggi nel Mare Adriatico centrale è una causa del lento ma incessante spostamento verso SW della catena dinarica ad una velocità variabile tra i 2.0 e i 4.5 metri per millennio. Questa catena montuosa costituisce un complesso orogenico che si estende dalla Slovenia sud-occidentale al Montenegro, correndo lungo la costa adriatica della Croazia ed estendendosi sia verso SW (ovvero verso l’Italia) per un centinaio di chilometri, sotto forma di una catena sommersa sotto il Mare Adriatico, sia per circa 200 km verso NE, in direzione del cosiddetto Bacino Pannonico (corrispondente all’attuale Ungheria). La catena dinarica si presenta come un orogene simile e speculare alla catena appenninica settentrionale centrale e centro-meridionale, che a sua volta tende a migrare verso NE generando a sua volta terremoti, come quelli che hanno luogo in Emilia-Romagna e nelle Marche.
Il terremoto odierno è quindi testimonianza diretta della presenza di grandi faglie sismogenetiche, allineate sia lungo la costa dalmata, sia in pieno Adriatico. La figura che segue mostra come fasce di colore arancione le faglie sismogenetiche del database DISS dell’INGV (http://diss.rm.ingv.it/diss/), con stelle nere i terremoti odierni (da http://terremoti.ingv.it/) e con cerchi azzurri i terremoti avvenuti tra il 1900 e il 2006 (da http://www.gfz-potsdam.de/sheec/): sia per i terremoti recenti che per quelli storici la dimensione del simbolo è proporzionale alla magnitudo di ciascun evento)”.
“Le faglie identificate lungo la costa danno luogo a terremoti anche molto forti, come quello di magnitudo 7.3 che colpì il Montenegro nel 1979, mentre quelle che ricadono in pieno Adriatico generano terremoti di magnitudo relativamente contenuta, come quello odierno, e come tali probabilmente incapaci di generare tsunami significativi.
In effetti la sismicità dell’area Adriatica appare abbastanza limitata, perché si conoscono solo pochi eventi di magnitudo maggiore di 5.0 avvenuti nel secolo scorso e in questo scorcio di XXI secolo. Tra questi va ricordato il terremoto avvenuto in prossimità dell’isolotto di Jabuka (Oto?i? Jabuka) il 29 marzo 2003, circa 100 km a NW del terremoto odierno, con una scossa principale di magnitudo 5.5, una precedente di magnitudo 5.0 e molte repliche di magnitudo minore.
Questa circostanza però è potenzialmente ingannevole, perché in assenza delle moderne reti di rilevazione – dunque prima dei primi anni ’80, quando l’INGV ha iniziato ad ampliare velocemente la Rete Sismica Nazionale e a collegarla con le reti dei paesi adiacenti – anche terremoti relativamente forti come quello di oggi potrebbero essere passati sostanzialmente inosservati.
L’area adriatica è stata a lungo oggetto di ricerche di varia natura da parte di numerosi ricercatori dell’INGV, che ne hanno studiato l’attività tettonica attraverso dati sismologici, dati GPS e osservazioni geologiche. In particolare, le faglie dell’Adriatico centrale sono state oggetto di studio attraverso l’analisi dei terremoti storici e dei dati forniti dalla sismica di esplorazione disponibili per quest’area, che ospita giacimenti di idrocarburi ancora non sfruttati.
Si noti che questa area, che viene di norma considerata come un promontorio della placca Africana incuneato tra Appennini e Dinaridi, è stata a lungo considerata rigida dal punto di vista tettonico, e come tale incapace di generare sismicità significativa. Il terremoto odierno, insieme alle considerazioni sulle scarse conoscenze disponibili sui terremoti del passato, sembra suggerire invece che questo settore è in grado di rilasciare sismicità, e quindi che è altamente fratturato al suo interno.
Infine, nel 2016 l’INGV ha pubblicato una mappa di pericolosità sismica per l’area in oggetto, che per la zona dei terremoti odierni indica accelerazioni sismiche attese minori di quelle che si potrebbero registrare lungo la costa della Dalmazia meridionale e del Montenegro, ma comunque significative“, conclude l’articolo dell’INGV.
Inquadramento sismo-tettonico a cura di Gianluca Valensise e Vanja Kastelic, INGV