Quella di ieri, 4 marzo 2021, è stata una giornata molto intensa per la Nuova Zelanda, colpita da uno sciame sismico di forte intensità nel mare delle isole Kermadec. Le scosse più forti hanno avuto magnitudo 7.4 e 8.1 e hanno fatto scattare l’allarme tsunami. L’insieme delle scosse sismiche ha dato vita a un cluster insolitamente forte anche per l’Anello di Fuoco del Pacifico, dove le placche tettoniche della Terra si scontrano. In occasione del sisma di magnitudo 8.1, il più forte registrato in tutto il mondo dal 2018, l’allarme tsunami ha interessato tanti Paesi dal Pacifico, addirittura fino alle Hawaii.
Le sirene dell’allerta tsunami hanno risuonato in Australia, Nuova Zelanda, Nuova Caledonia, Vanuatu, Perù, Cile e molti altri. Fortunatamente non sono stati registrati danni ingenti o feriti, ma le autorità di alcuni di questi Stati hanno preferito far scattare i piani di evacuazione. Gli abitanti delle città lungo le coste sono stati invitati ad abbandonare la loro casa per dirigersi verso l’entroterra. L’intera città neozelandese di Opotiki, circa 4mila persone, è stata completamente svuotata in poche ore. Gli allarmi tsunami poi sono stati revocati in diverse isole del Pacifico permettendo a decine di migliaia di sfollati di tornare a casa.
Le onde più rilevanti, poco più di un metro, sono state individuate nelle isole Loyalty della Nuova Caledonia, mentre alcune testimonianze nella capitale di Vanuatu, Port Vila, hanno raccontato di aver assistito all’arrivo di alcune onde, leggermente più alte del normale, che hanno invaso il lungomare e parte del marciapiede. Sulla piccola isola Norfolk, le onde hanno raggiunto un’altezza di 64 centimetri. In Cile, la maggiore variazione registrata dalle onde marine è stata di 40 centimetri a Bahia Mansa, nella provincia meridionale di Osorno. Il mini-tsunami è passato con onde di 10-30 centimetri nella zona dell’Isola di Pascua e in quella di San Felix. In alcune località della Nuova Zelanda, invece, si è assistito al ritiro delle acque del mare (vedi foto della gallery scorrevole in alto).
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Il Pacific Tsunami Warning Center ha detto che la minaccia non si è conclusa completamente. “In media, un terremoto di magnitudo otto o più grande si verifica solo una volta all’anno in tutto il mondo – ha detto Adam Pascale, capo scienziato della ESS Earth Sciences – quindi questo è un terremoto significativo e ad una profondità e magnitudo in grado di generare potenzialmente uno tsunami“.
I fenomeni delle ultime ore hanno spaventato la popolazione della Nuova Zelanda che ha recentemente commemorato il decennale della catastrofe di Christchurch quando, una scossa di magnitudo 6.3, provocò 185 morti.
Perché non è avvenuto un forte tsunami
Nonostante la magnitudo altissima e un ipocentro superficiale, non si è formato un forte tsunami. Perché si formi un maremoto, è necessario che a generare il sisma sia una faglia lungo la quale un grosso volume di roccia si sposta verso l’alto o il basso, provocando uno spostamento verticale del fondale e quindi della massa d’acqua sovrastante. Questo movimento “compressivo” genera uno tsunami ma è necessaria anche una magnitudo molto elevata (superiore a 6.9), spiega il sito Mapsism.
In realtà, lungo la faglia che ha generato il sisma, si è mosso verso l’alto un grande volume di crosta: l’epicentro, nei pressi delle Isole Kermadec, è situato in un’area nella quale la placca Pacifica scivola sotto la placca Australiana presente ad ovest. Eppure non si è formato uno tsunami di forte intensità come tutti temevano. Tra i fattori che potrebbero aver contribuito a questa situazione, potrebbe esserci il fatto che magari la faglia era poco inclinata o forse non ha tagliato la superficie, di conseguenza il fondale oceanico non si è mosso repentinamente verso l’alto impedendo lo spostamento di una grande massa d’acqua.