Sembra non voler giungere a conclusione la vicenda della giovane russa che, secondo alcuni, potrebbe essere Denise Pipitone. Olesya Rostova, questo il nome della giovane che si è presentata in un programma televisivo russo per raccontare la sua storia, è stata sottoposta a test del DNA ed è già stato escluso possa trattarsi della figlia di una donna residente in un villaggio a diversi chilometri da Mosca, anche lei rapita a 4 anni come Denise. Piera Maggio, mamma di Denise, la piccola scomparsa nel settembre 2004 da Mazara del Vallo, in Sicilia, ha chiesto la comparazione del DNA di Olesya con quello della sua bambina, ma prima è necessario sapere se il gruppo sanguigno della ragazza russa corrisponde con quello di Piera o di suo marito. Un’operazione ‘semplice’, per la quale serve solo una comparazione, eppure qualcosa non va, perché l’avvocato di Piera lamenta un ritardo inspiegabile.
Già la giornata di ieri sembrava dovesse essere decisiva per scoprire l’esito dell’esame del sangue preliminare richiesto dal legale. Sarebbe sufficiente un messaggio WhatsApp, scritto in pochi secondi, per rendere noto il gruppo sanguigno della ragazza russa che dopo il suo appello televisivo è risultata persino difficile da rintracciare, dopo essere stata condotta in un villaggio dove hanno scoperto che non era la ragazza che si pensava.
Intervistato da ‘Repubblica’, l’avvocato della famiglia di Denise, Giacomo Frazzitta, si è detto pronto ad intervenire: “ci basta un whatsapp per sapere se coincide con quello di Denise, ma ancora non arriva, i contatti con la Russia non sono facili. Se entro oggi non avremo una risposta interesserò l’ambasciata italiana a Mosca. In questi anni abbiamo visto tanti avvistamenti e segnalazioni. Questa volta, però, stiamo seguendo una strada diversa, non abbiamo avviato i canali burocratici, giudiziari internazionali. C’è un contatto più diretto e speriamo di poter arrivare prima rispetto a quei canali. Io spero entro il weekend di avere le idee chiare“.