Gli omega-3, come da tempo documenta la scienza dell’alimentazione, sono un importante alleato della nostra salute: questi acidi grassi polinsaturi permettono il mantenimento di alcune funzioni metaboliche e la risoluzione di processi infiammatori di varia natura. L’organismo umano ne sintetizza in minima parte: per questo per soddisfarne il fabbisogno occorre un’alimentazione che contenga, ad esempio, il pesce o, più in generale, i prodotti ittici.
Nuove acquisizioni in questo campo vengono da uno studio sulla pelle della trota iridea, pubblicato su “Waste and Biomass Valorization” dal gruppo di ricerca di Acquacoltura del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (Dagri) dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’Università di Udine [“Rainbow Trout (Oncorhynchus mykiss) Skin as Potential n-3 Fatty Acid Source” https://doi.org/10.1007/
Molte specie di pesce non sono in grado di produrre ex novo gli acidi grassi EPA e DHA e devono pertanto introdurli con la dieta per poi accumularli nei loro tessuti. Circa il 60% dell’ammontare complessivo della produzione di prodotti ittici destinati al consumo umano deriva dall’acquacoltura, che, a sua volta, dipende dalle risorse naturali per l’approvvigionamento degli ingredienti più nobili dei mangimi, la farina e l’olio di pesce, fonte principale di omega-3 nella dieta dei pesci allevati.
“Negli ultimi 30 anni, a causa del depauperamento degli stock ittici naturali, gli ingredienti di origine marina sono stati fortemente ridotti e sono stati sostituiti con fonti proteiche (farine) e oli di origine vegetale. Questo cambiamento nei mangimi ha fatto sì che il contenuto di omega-3 nel pesce allevato si sia nel tempo ridotto: nel prossimo futuro non solo dovremo far fronte alla richiesta di alimenti di origine animale (soprattutto pesce) da parte di una popolazione mondiale crescente, ma ci ritroveremo anche con alimenti di minor qualità nutrizionale”, precisa la ricercatrice Unifi Giulia Secci, fra gli autori dello studio insieme ai giovani studiosi Leonardo Bruni eYara Husein, e a Francesca Tulli, docente a Udine.
Per aumentare l’approvvigionamento di EPA e DHA la strada sembra essere quella della valorizzazione dei sottoprodotti e della prevenzione dello spreco alimentare. Per questo lo studio in questione si è posto l’obiettivo di caratterizzare il profilo in acidi grassi della pelle di trota iridea (Oncorhynchus mykiss) alimentata con fonti proteiche alternative (farina di larve dell’insetto Hermetia illucens).
“La pelle di trota – commenta Giuliana Parisi – è una fonte preziosa di omega-3: il contenuto medio di omega-3 trovato in essa ammonta al 25% degli acidi grassi totali, a fronte del 15% contenuto nei filetti degli stessi animali. E la cosa più importante è che questa percentuale di omega-3 tende a restare costante nella pelle, a prescindere dalla dieta somministrata agli animali”.
“È doveroso dunque – conlude Parisi – rivedere le nostre abitudini alimentari e valorizzare questa parte “non nobile”, ma estremamente ricca del pesce, per evitare di gettare nel cestino nutrienti essenziali come gli acidi grassi, nonché il lavoro quotidiano di chi si impegna ad aumentare la sostenibilità del settore acquacolturale”.
Omega 3, cosa sono e a cosa servono? Un’arma contro trigliceridi e colesterolo alto
Gli Omega 3 (o vitamina F) sono dei validi alleati contro l’aterosclerosi, in quanto ostacolano il deposito di trigliceridi e colesterolo nelle arterie, favoriscono la riduzione del peso corporeo e l’integrità di capelli e pelle.
La vitamina F, o Omega 3, è composta da una miscela di due acidi grassi essenziali (AGE), l’acido linoleico e l’acido alfa-linoleico, ai quali si aggiunge l’acido arachidonico: non viene prodotta dal nostro organismo – si spiega in un approfondimento dell’Humanitas Research Hospital (ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario) – ma è una vitamina liposolubile, che viene accumulata e non deve quindi essere assunta di continuo con l’alimentazione. Il corpo la rilascia a piccole dosi quando è necessario.
La vitamina F, o Omega 3, è presente soprattutto negli oli vegetali – di girasole, di mais, di arachide, di soia –, in frutta secca oleosa (mandorle e noci) e in alcuni pesci. Non è ancora stato individuato il fabbisogno giornaliero di vitamina F, o Omega 3. Si sa però che il fabbisogno di acidi grassi insaturi aumenta in proporzione alla quantità di acidi grassi saturi e di carboidrati ingeriti. Gli acidi grassi essenziali dovrebbero essere assunti nell’ordine dell’1% rispetto alle calorie totali.
Gli Omega 3 sono grassi polinsaturi considerati essenziali: il loro precursore (l’acido alfa-linolenico, ALA) non può essere sintetizzato dall’organismo, per questo deve essere assunto per via alimentare.
Nello specifico, tra le principali fonti si annoverano i pesci grassi, come le acciughe, le aringhe, lo sgombro, il salmone, le sardine, lo storione, la trota e il tonno, ricchi soprattutto degli omega 3 EPA (acido eicosapentaneoico) e DHA (acido docosaesaenoico). Fonti vegetali come le noci, i semi di lino e il loro olio e l’olio di soia sono invece ricche di ALA.
La carenza di vitamina F è una abbastanza rara: può interessare soprattutto i bambini, provocando formazione di pelle secca e desquamazione della pelle.
A questo proposito, gli esperti dell’Humanitas Research Hospital precisano che la vitamina F può essere considerata “vitamina della pelle” in considerazione delle sue proprietà, che la rendono utile a migliorarne lo stato. E’ inoltre ottima anche per i capelli: mantiene la membrana cellulare e nutre la cute donandole morbidezza ed elasticità e stimolando la rigenerazione cellulare.
Gli Omega 3 sono per esempio considerati dei validi per combattere i trigliceridi alti, l’artrite reumatoide, la depressione, l’Alzheimer e altre forme di demenza, la sindrome da deficit di attenzione–iperattività e l’asma.
- l’acido alfa-linolenico (ALA) contribuisce al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue;
- gli omega 3 EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico) contribuiscono al normale funzionamento del cuore;
- l’omega 3 DHA assunto dalla madre contribuisce al normale sviluppo dell’occhio del feto e dei bambini allattati al seno.
Secondo l’ultima revisione dei LARN (i Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) l’assunzione di Omega 3 dovrebbe soddisfare tra lo 0,5 e il 2% del fabbisogno energetico quotidiano a qualsiasi età. Quando si sceglie di farlo assumendo integratori – precisano gli esperti dell’Humanitas Researc Hospital – si può incorrere in effetti collaterali come difficoltà digestive e gas intestinali, soprattutto se la fonte di omega 3 è l’olio di pesce.
È inoltre bene ricordare che gli omega 3 possono aumentare il rischio di emorragie; per questo prima di assumerli è bene consultarsi con il proprio medico per escludere che eventuali patologie o problemi di salute di cui si soffre o i farmaci che si assumono, li rendano controindicati. Inoltre è sempre bene consultarsi preventivamente con un medico prima di assumere qualsiasi integratore durante la gravidanza o l’allattamento al seno.