Dall’emicrania al cancro: la scienza svela i benefici di una precisa dieta antinfiammatoria

Alla scoperta di una dieta antinfiammatoria che riduce l’ossidazione dei tessuti: la dieta chetogenica a basso contenuto calorico (VLCKD)
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Attenzione per le diete e per l’impatto che queste hanno sulla nostra salute, non possono che essere argomenti imprescindibili all’interno di un congresso che si occupa di nutrizione come Nutrimi, in corso proprio in questi giorni. Anche quest’anno, ha trovato ampio spazio la Dieta Chetogenica, la nota terapia dietetica che trova sempre più applicazione anche in diversi contesti di pratica clinica: ne ha parlato la Prof.ssa Anna Maria Colao, del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, e Presidente Eletto SIE – Società Italiana di Endocrinologia, che ha approfondito gli effetti una dieta chetogenica a basso contenuto calorico (VLCKD).

Tra le Diete Chetogeniche, infatti, quelle a basso contenuto calorico rappresentano una valida opzione terapeutica in diversi contesti clinici che vanno dall’epilessia farmaco-resistente, all’emicrania, all’obesità grave con e senza comorbidità, alla steatosi epatica non alcolica, alla sindrome dell’ovaio policistico, alla gestione preoperatoria dei pazienti con obesità candidati alla chirurgia bariatrica.

Tra le ultime promettenti applicazioni cliniche della Dieta Chetogenica, le evidenze scientifiche riportano dati molto interessanti nei casi di psoriasi e cancro: «Una delle patologie su cui ci siamo impegnati negli ultimi 10 anni è la psoriasi, una grave malattia dermatologia che comporta infiammazione cronica e il rilascio di un numero molto elevato di citochine infiammatorie con danni cutanei molto importanti» ha dichiarato la Prof. Colao.

I dati, infatti, hanno dimostrato che una dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico, non solo migliora la parte cutanea ma anche i parametri cardiovascolari. Continua la Prof.ssa Colao: «Sappiamo che la dieta chetogenica è una dieta antinfiammatoria che riduce l’ossidazione dei tessuti: così come agisce con un’azione anti infiammatoria sull’obesità viscerale e sui muscoli, agisce anche a livello cutaneo e migliora quelli che possono essere dei quadri clinici veramente devastanti, migliorando la parte metabolica e quella cutanea e permettendo una migliore risposta alle terapie locali.»

Alla luce della sua azione antinfiammatoria profonda, è possibile ipotizzare di utilizzarla anche in altri contesti dove c’è un aumentato catabolismo e uno stato infiammatorio cronico, come per esempio il cancro? «Questa è una delle frontiere più interessanti: le terapie farmacologiche con chemio e radio continuano a rappresentare la prima linea di intervento, ma c’è un notevole interesse nel migliorare le attuali terapie con interventi non farmacologici basati sul miglioramento dell’approccio dietetico come coadiuvante alla terapia farmacologica. In particolare, la dieta chetogenica abbassando insulina e IGF-1 riduce l’impatto sul circuito mTOR, che è uno dei target delle terapie oncologiche, quindi di fatto manda in apoptosi più facilmente le cellule neoplastiche. Esistono già degli studi pubblicati in letteratura, anche se su piccole casistiche e limitate nel tempo, che aprono una frontiera sull’approccio dietetico al paziente oncologico perché verosimilmente molti cancri, soprattutto quelli epidemici nella nostra popolazione (mammella, prostata e colon) vedono nella nutrizione un fattore predisponente importante.” Conclude la Prof.ssa Colao.

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