Secondo una ricerca pubblicata oggi, le eruzioni vulcaniche nelle profondità dei nostri oceani sono in grado di rilasciare energia estremamente potente, a un ritmo abbastanza alto da alimentare tutti gli Stati Uniti.
Si è ritenuto a lungo che le eruzioni dei vulcani in acque profonde fossero relativamente poco interessanti rispetto a quelle terrestri. Mentre i vulcani terrestri producono spesso eruzioni spettacolari, disperdendo cenere vulcanica nell’ambiente, si pensava che le eruzioni marine profonde producessero solo flussi di lava lenti.
Al contrario, i dati raccolti da veicoli telecomandati, inviati nelle profondità del Pacifico nord-orientale, e analizzati dagli scienziati dell’Università di Leeds, hanno rivelato un legame tra il modo in cui la cenere viene dispersa durante le eruzioni sottomarine e la creazione di grandi e potenti colonne di acqua calda che risalgono dal fondale oceanico, noto come megaplume.
Queste sorgenti idrotermali contengono acqua calda ricca di sostanze chimiche e agiscono allo stesso modo dei pennacchi atmosferici originati dai vulcani terrestri, diffondendosi prima verso l’alto e poi verso l’esterno, portando con sé la cenere vulcanica. La dimensione dei megaplume è immensa, con i volumi d’acqua equivalenti a quaranta milioni di piscine olimpioniche. Sono stati rilevati sopra vari vulcani sottomarini ma la loro origine era finora sconosciuta. I risultati di questa nuova ricerca mostrano che si formano rapidamente durante l’eruzione della lava.
La ricerca è stata condotta da Sam Pegler, della School of Mathematics e David Ferguson, della School of Earth and Environment ed è stata pubblicata oggi sulla rivista Nature Communications. Gli esperti hanno sviluppato un modello matematico che mostra come la cenere di queste eruzioni sottomarine si diffonde a diversi chilometri dal vulcano: hanno usato il pattern di cenere depositato da una storica eruzione sottomarina per ricostruirne le dinamiche, e ciò ha dimostrato che il tasso di energia rilasciata e necessaria per trasportare la cenere alle distanze osservate è estremamente alto, equivalente all’energia utilizzata da tutti gli Stati Uniti.
David Ferguson ha dichiarato: “La maggior parte dell’attività vulcanica della Terra si verifica sott’acqua, soprattutto a profondità di diversi chilometri nell’oceano ma, a differenza dei vulcani terrestri, anche rilevare che si è verificata un’eruzione sul fondo del mare è estremamente impegnativo. Di conseguenza, rimane molto da imparare sul vulcanismo sottomarino e sui suoi effetti sull’ambiente marino“.
La ricerca mostra che le eruzioni sottomarine causano la formazione di megaplume, ma il rilascio di energia è così rapido che non può essere limitato alla sola lava fusa eruttata. Invece, la ricerca conclude che le eruzioni vulcaniche sottomarine portano al rapido svuotamento dei serbatoi di fluidi caldi all’interno della crosta terrestre. Mentre il magma si fa strada verso l’alto e il fondale marino, spinge con sé questo fluido caldo.
Sam Pegler ha aggiunto: “Il nostro lavoro fornisce la prova che i megaplume sono direttamente collegati all’eruzione di lava e sono responsabili del trasporto di cenere vulcanica nelle profondità dell’oceano. Dimostra anche che i pennacchi devono formarsi nel giro di poche ore, creando un immenso tasso di rilascio di energia“.
David Ferguson ha concluso: “L’osservazione diretta di un’eruzione sottomarina rimane estremamente difficile, ma lo sviluppo di strumenti con base sul fondo marino significa che i dati possono essere trasmessi in streaming live mentre si verifica l’attività. Sforzi come questi, insieme alla mappatura e al campionamento continui del fondo oceanico, fanno sì che il carattere vulcanico dei nostri oceani venga lentamente rivelato“.