Il nostro Sole ha una caratteristica misteriosa: in qualche modo la sua atmosfera esterna contiene gas con una temperatura di un milione di gradi, ma la superficie solare e’ di soli 5500°C. La logica suggerirebbe che se hai un corpo molto caldo al centro e relativamente freddo in superficie, dovrebbe essere ancora piu’ freddo man mano che ti allontani. Ma la cosa peculiare della corona del Sole – e anche di molte altre stelle – e’ che inizia a riscaldarsi man mano che ci si sposta sopra la superficie. Cio’ che riscalda la corona solare rimane uno dei piu’ grandi misteri della fisica solare. Molte idee sono state avanzate negli ultimi decenni facendo riferimento al campo magnetico del Sole, ma il modo in cui l’energia viene generata, trasportata e dissipata e’ stata fonte di molti dibattiti.
Ora una serie di studi in corso di pubblicazione, presentati nel corso dell’Assemblea Generale 2021 dell’European Geosciences Union (EGU), dimostra che i brillamenti solari in miniatura soprannominati “falo'”, scoperti l’anno scorso dal Solar Orbiter dell’ESA, sono probabilmente guidati da un processo che puo’ contribuire in modo significativo al riscaldamento corona solare.
Yajie Chen, una studentessa di dottorato presso l’Universita’ di Pechino in Cina, che lavora con il professor Hardi Peter dell’Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare in Germania e colleghi, ha utilizzato un modello computerizzato. “Il nostro modello – spiega Hardi – calcola l’emissione, o energia, dal Sole come ci si aspetterebbe da un vero strumento per misurare. Il modello ha generato illuminazioni proprio come i fuochi da campo. Inoltre, traccia le linee del campo magnetico, permettendoci di vedere i cambiamenti del campo magnetico dentro e intorno agli eventi di schiarimento nel tempo, dicendoci che un processo chiamato riconnessione dei componenti sembra essere all’opera“.
La riconnessione e’ un fenomeno ben noto per cui le linee del campo magnetico di direzione opposta si interrompono e quindi si riconnettono, rilasciando energia quando lo fanno. La riconnessione tipica avviene tra linee di campo che puntano in direzioni opposte, ma con la cosiddetta riconnessione dei componenti le linee di campo sono quasi parallele, puntando in una direzione simile, con la riconnessione che avviene quindi ad angoli molto piccoli. “Il nostro modello mostra che l’energia rilasciata dagli schiarimenti attraverso la riconnessione dei componenti potrebbe essere sufficiente per mantenere la temperatura della corona solare prevista dalle osservazioni“, afferma Yajie.