L’epoca dei grandi dirigibili ebbe termine il 6 maggio 1937 con il disastro dell’Hindenburg, il gigantesco Zeppelin (grande quasi come il Titanic) che dopo essere partito da Francoforte durante manovre di atterraggio presso l’aerostazione del New Jersey, prese fuoco e si consumò in meno di un minuto determinando la morte di 35 delle 97 persone a bordo del trasporto transoceanico.
Lo zeppelin LZ 129 Hindenburg
Il dirigibile LZ 129 Hindenburg era all’epoca il mezzo di trasporto e oggetto volante più grande mai costruito, portava il nome dell’ultimo Presidente della Germania della Repubblica di Weimair, Paul von Hindenburg, che fu eletto per due volte consecutive nel 1925 e nel 1932.
Il dirigibile aveva una struttura innovativa in alluminio con interno in cotone, misurava 245 metri di lunghezza e 46,8 metri di diametro e conteneva 211.890 metri cubi di gas suddivisi in 16 scomparti. Era stato pensato per essere riempito di elio, tuttavia, l’embargo militare posto dagli Stati Uniti d’America su questo gas aveva costretto i tedeschi ad optare per il ben più infiammabile idrogeno.
Era dotato di 4 motori da 1.200 cavalli che gli consentivano di raggiungere una velocità massima di 135 chilometri orari; poteva, inoltre, trasportare 72 passeggeri nei viaggi continentali e 50 nei voli transatlantici (questi per motivi aerodinamici erano alloggiati all’interno del corpo del dirigibile, invece che nelle gondole) grazie a un equipaggio di 62 uomini.
L’Hindenburg era stato costruito dalla Luftschiffbau Zeppelin GmbH nel 1935 per un costo di mezzo milione di dollari e il suo primo viaggio avvenne nel marzo del 1936, mentre nel luglio del 1936 completò una doppia traversata atlantica nel tempo record di 5 giorni 19 ore e 51 minuti.
Il mistero del disastro dell’Hindenburg
Il gas utilizzato per muovere il dirigibile era l’idrogeno che fu una parte rilevante nell’incendio che avvenne il 6 maggio del 1937 e che portò alla morte di 35 persone delle 97 ospitate a bordo. Conoscendo i rischi che l’idrogeno comportava, gli ingegneri avevano provveduto ad impiegare diverse misure di sicurezza per evitare che il gas causasse incendi in caso di perdite e avevano realizzato il rivestimento dell’aeronave in modo da prevenire le scintille elettriche che potessero causare il fuoco.
Nonostante ciò, l’infiammabilità dell’idrogeno fu una componente fondamentale della tragedia, a dar fuoco ai gas furono però più elementi: una delle teorie maggiormente credibili è quella che imputa la scintilla che diede al fuoco il dirigibile ad un accumulo di elettricità statica, tuttavia, ancora oggi non sono chiare le cause che provocarono il disastro dell’Hindenburg.
L’anno precedente al disastro lo Zeppelin LZ 129, che era senz’altro il fiore all’occhiello della flotta di aeronavi rigide del Terzo Reich, aveva attraversato ben 34 volte l’Atlantico in qualità di unico trasporto aereo passeggeri possibile tra un lato e l’altro dell’oceano.
Dopo la partenza da Francoforte avvenuta 3 giorni prima, a seguito di una traversata oceanica relativamente tranquilla, i forti venti e i temporali che imperversavano sull’area di New York avevano ritardato l’arrivo dell’Hindenburg nel New Jersey, costringendo il dirigibile a rimandare l’atterraggio fino alla fatidica sera del 6 maggio 1937.
Il maltempo aveva spinto in capitano Pruss a compiere un fuoriprogramma: nell’attesa che le condizioni meteo migliorassero, l’imponente dirigibile sorvolò Manhattan per suscitare lo stupore dei newyorkesi. Quando finalmente alle 18 e 22 il temporale arrestò la sua carica, l’Hindenburg iniziò la fase di atterraggio intorno alle 19 nella stazione aeronavale di Lakehurst nel New Jersey.
Durante la manovra di attracco, lo Zeppelin tedesco prese fuoco e venne distrutto in pochi istanti, a quel punto, infatti, in meno di 40 secondi dell’Hindenburg rimase solamente uno scheletro fumante sul terreno. A salvarsi furono solo coloro che si trovavano nei pressi delle uscite e dei portelli, i passeggeri e i membri dell’equipaggio che si trovavano nelle zone più interne perirono irrimediabilmente tra le fiamme.
Il disastro fu raccontato grazie a un’ampia copertura fornita dai cinegiornali e dai fotografi oltre che dalla testimonianza radiotrasmessa dal campo di atterraggio dall’annunciatore Herbert Morrison, dell’emittente di Chicago WLS, la quale venne trasmessa il giorno dopo l’impatto.
Il Dipartimento del Commercio Usa portò avanti un’inchiesta che determinò com’era ovvio che le fiamme erano scaturite dal contatto dell’idrogeno libero con l’aria e venne subitamente smontata la tesi di un sabotaggio.
Tra le varie cause dell’incidente ne fu individuata una nel rivestimento infiammabile utilizzato per impermeabilizzare la tela di cotone, cioè un composto di ossido di ferro e acetato butirrato di cellulosa mescolato con polvere di alluminio. L’acetato butirrato di cellulosa è infiammabile, ma l’ossido di ferro incrementa l’infiammabilità della polvere di alluminio.
Secondo altre teorie, invece, furono le manovre azzardate ad innescare l’esplosione, in particolare le due virate effettuate dal dirigibile durante l’ultima fase di discesa.
Il capitano, ormai esausto dopo aver accumulato un sostenuto ritardo, ordinò un’improvvisa virata prima a destra poi a sinistra per permettere l’allineamento del dirigibile col vento e favorirne l’attracco, queste virate avrebbero sganciato un cavo che ondeggiando avrebbe prodotto le scintille fatali e bucato le celle contenenti l’idrogeno.
Le conseguenze del disastro dell’Hindenburg
Nei primi anni 30 i dirigibili erano stati considerati come una soluzione che avrebbe portato alla rivoluzione dei voli a lunga percorrenza, in grado di fornire un’alternativa concreta ai viaggi in nave transoceanici, tuttavia, si erano verificati diversi incidenti con altre aeronavi prima dell’incendio dell’Hindenburg, principalmente a causa del cattivo tempo.
Gli Zeppelin però avevano accumulato un record notevole in fatto di sicurezza. Ad esempio, il Graf Zeppelin aveva volato senza problemi per più di 1 milione e mezzo di chilometri, completando anche la prima circumnavigazione completa del globo.
Le conseguenze dell’incidente resero ancora più scettico di quanto non lo fosse già in precedenza il regime nazista circa l’impiego per scopi civili degli Zeppelin, poiché la dine dell’Hindenburg da molti venne considerata come una vera e propria sconfitta.
Gli hangar degli Zeppelin di Francoforte furono rasi al suolo, ponendo fine alla storia dei grandi dirigibili della Germania nazista; mentre la risonanza mondiale del disastro dell’Hindenburg decretò immediatamente la fine dell’era del trasporto aeronavale sui dirigibili anche negli altri paesi del mondo.
La fiducia del pubblico nelle aeronavi, infatti, venne irrimediabilmente compromessa dalle spaventose sequenze cinematografiche e dalle registrazioni sonore della scena.