La Cappella Palatina di Palermo: uno straordinario scrigno di convivenza culturale e religiosa

Nella Cappella Palatina di Palermo convivono esperienze dell'occidente latino, dell'oriente bizantino, dell'arte islamica e di quella profana medievale, in uno dei più straordinari esempi di convivenza culturale e religiosa del mondo
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Per comprendere pienamente la grandezza e l’unicità del periodo normanno in Sicilia occorre conoscere la Cappella Palatina di Palermo. Questo magnifico monumento, inserito tra i Patrimoni dell’Umanità, si trova nel complesso del Palazzo Reale e racchiude nella forma artistica uno dei momenti di massimo splendore dell’isola.

Lo scrittore Guy de Maupassant la definì: “la più bella che esiste al mondo, il più stupendo gioiello religioso vagheggiato dal pensiero umano ed eseguito da mani d’artista”; mentre nel 2015 l’Unesco spiegò che si tratta di uno straordinario esempio di convivenza culturale e religiosa.

La Cappella Palatina: fusione di esperienza e stili

palazzo dei normanni palermoNel luglio del 2015, l’Unesco ha inserito la Cappella Palatina di Palermo con gli altri edifici che costituiscono l’itinerario arabo normanno nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità quale: “… esempio di convivenza e interazione tra diverse componenti culturali di provenienza storia e geografica eterogenea (sincretismo culturale). – aggiungendo poi che – Tale fenomeno ha generato uno stile architettonico originale, in cui sono mirabilmente fusi elementi bizantini, islamici e romanici, capaci di volta in volta di prodursi in combinazioni uniche, di eccelso valore artistico e straordinariamente unitarie”.

All’interno di Palazzo dei Normanni, nel cuore storico della paleopoli, la parte più antica e alta della città, si trova la Cappella Palatina di Palermo.
Il termine palatina afferisce al suo significato di cappella del palazzo, e quella di Palermo fu voluta da Ruggero II d’Altavilla, primo re normanno della Sicilia che la utilizzò come cappella privata del sovrano dal 1130.

La Cappella Palatina originariamente sorgeva isolata con l’abside rivolto verso oriente come da tradizione bizantina.
Il suo aspetto esteriore si presentava al tempo molto diverso da come appare oggi che della sua facciata originaria non è sopravvissuto quasi nulla, poiché questa è stata inglobata in strutture più recenti.

L’edificio ha pianta rettangolare con tre navate, divise da colonne in granito e marmo a capitelli compositi nella parte anteriore, mentre quella posteriore, più elevata, ingloba al centro il presbiterio.
Già l’analisi della pianta mostra dunque la sapiente unione dell’impianto greco del presbiterio e di quello basilicale latino delle navate. A dominare il presbiterio è un’alta cupola emisferica che la sormonta, del tutto simile a quelle che si possono osservare in Grecia o Turchia.

Anche dalle iscrizioni che si trovano sulle pareti si riconosce lo stretto legame con l’oriente poiché non sono presenti solo iscrizioni in latino ma anche in greco, a testimonianza del fatto che al tempo di Ruggero II le due componenti religiose dell’impero si controbilanciassero e i riti venissero officiati sia in latino che in greco.

Fu proprio la politica di tolleranza adottata da Ruggero II che generò il risultato artistico della Cappella Palatina la quale sorse in un momento di particolare creatività in cui operarono insieme artisti di sensibilità e origine differente.
Non furono solo l’occidente latino e l’oriente bizantino a contribuire alla creazione del capolavoro palermitano: il pavimento mosaicato, ad esempio, con pregiate pietre come il porfido, e le palmette stilizzate sulle pareti adornate da mosaici bizantini portano l’influenza araba.

Il pavimento in marmo fu realizzato in stile cosmatesco: una particolare tecnica decorativa, diffusa soprattutto nel romanico del XII e XIII secolo, che fondeva insieme l’utilizzo di marmi policromi, intarsi e mosaici, disposti secondo originali e fantasiosi motivi geometrici, lasciando un effetto complessivo di rara ricercatezza.

Il simbolismo della Cappella Palatina di Palermo

All’interno della Cappella Palatina di Palermo nulla è stato lasciato al caso e tutto ha un preciso significato.
Il presbiterio frutto di maestranze normanne, arabe e bizantine presenta una forma quadrata, simbolo della terra grazie ai suoi 4 elementi: terra, acqua, fuoco e aria.

L’ottagono del tamburo (l’elemento di raccordo tra una cupola e il perimetro su cui essa si imposta) realizzato grazie alle doppie nicchie angolari riconosce nell’8 il simbolo della resurrezione ma anche il giudizio universale: indica, infatti, l’incognita alla quale segue la perfezione che consente di arrivare al cerchio, figura geometrica che non ha inizio né fine come Dio stesso.

La cupola simboleggia il regno celeste ove Cristo è supremo ed è circondato da angeli e arcangeli suoi soldati.

Un’altra immagine è interessante da osservare a livello simbolico, si tratta dell’illustrazione del globo terrestre come una sfera d’acqua con al centro tre parti di terra che rappresentano i continenti sino ad allora conosciuti: Europa, Asia e Africa che risultano separati da strisce di mare così da formare una Y; questa lettera rappresenta simbolicamente la Trinità.

I mosaici della Cappella Palatina

Entrare nella Cappella Palatina di Palermo è un’esperienza che toglie il fiato grazie allo sfarzo dei cicli mosaici bizantini che risplendono d’oro grazie al modo in cui furono realizzati e che ha concesso loro di arrivare intatti fino ai nostri giorni: i mosaici sono formati da due lastre di vetro all’interno di cui si trova un sottilissimo strato d’oro che riluce in rappresentazione della sfolgorante luce di Dio.

Considerati tra i più raffinati esempi d’arte musiva per la loro certosina cura del dettaglio, i mosaici si sviluppano secondo uno schema iconografico considerato autonomo rispetto a quello bizantino tradizionale.
Nell’abside, severa e ieratica domina la grande immagine del Cristo Pantocratore benedicente, raffigurata secondo i tipici canoni bizantini e ripreso nell’immagine di maggiore impatto presente nella cupola, presente nella cupola.

Tra i mosaici più antichi, nel Diaconicon, spicca il battesimo di Cristo, opera realizzata con una stupefacente stilizzazione delle onde. Immagini di Santi e Padri della Chiesa sono presenti, invece, nei pilastri e negli intradossi degli archi.
Nelle navate laterali, decorate sotto Guglielmo I, sono poi narrati episodi della vita di San Pietro e di San Paolo ed in quella centrale gli eventi dell’Antico Testamento.

Una Madonna originale dell’epoca si può ammirare alzando lo sguardo sopra l’arco che precede l’abside, vi è qui rappresentata l’annunciazione, a sinistra si vede l’angelo Gabriele e una colomba con un raggio di luce rappresentante lo spirito Santo.

Il soffitto islamico e gli elementi architettonici di pregio

Straordinario è anche il soffitto della Cappella Palatina, il quale si distingue per importanza e pregio come unicum al mondo nel suo genere: innanzitutto si tratta dell’unico ciclo pittorico su scala monumentale del periodo fatimide che sia sopravvissuto integralmente in tutto il bacino del Mediterraneo, inoltre si tratta dell’unico caso al mondo in cui degli artisti arabi hanno rappresentato figure umane in un luogo di culto.

Qui il passaggio tra il soffitto e le pareti è modulato dalle muqarnas, una soluzione decorativa propria dell’architettura islamica, originata dalla suddivisione della superficie delle nicchie angolari in numerose nicchie più piccole; questi elementi stalattitici ed alveolari ricordano una grotta.

La struttura autoreggente è costituita da tavole lignee molto sottili ricavate dall’abete dei nebrodi in cui si dipanano 750 dipinti su tavola indipendenti gli uni dagli altri.
Il soffitto, voluto da Ruggero dopo la propria incoronazione nel 1131, è dunque composto da poligoni a forma di stella e decorato da vivaci scene realizzate con uno stile grafico dal tratto nitido di palese derivazione mediorientale che raffigurano danzatrici, musici, giocatori, cavalieri, lottatori, leoni e altri animali che si mescolano a decorazioni a carattere vegetale e geometrico.

Per quanto concerne il possibile significato del ciclo pittorico, apparentemente inconciliabile nel suo carattere profano con il contesto ecclesiastico nel quale è inserito, è stata avanzata l’ipotesi che si possa vedere in esso la celebrazione dei piaceri del paradiso coranico, ma anche semplicemente la celebrazione della vita della corte reale e dei piaceri terreni come il gioco, la musica, il bere e la caccia.

Intorno ai poligoni corrono iscrizioni in carattere cufico di buon auspicio che insieme agli altri elementi fanno della Cappella Palatina di Palermo l’ultima espressione dell’eredità artistica del passato islamico siciliano tramandata al nuovo regno normanno.

Un particolare cenno merita il candelabro monolitico alto oltre 4 metri che si colloca alla destra dell’ambone e rappresenta un vero e proprio capolavoro scultoreo in marmo bianco.
Il candelabro è suddiviso in 5 ordini e poggia su 4 leoni intenti ad azzannare uomini e bestie, simbolo dei normanni i leoni sanciscono la supremazia dei normanni sui popoli conquistati. Al centro del candelabro si trova invece Cristo, raffigurato su un cuscino e con in mano un libro, ai suoi piedi la figura di un uomo in abiti ecclesiastici, probabilmente la rappresentazione di Ruggero II quale committente dell’opera.

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