La Cina produce emissioni di gas serra più di tutti i Paesi sviluppati del mondo messi insieme, secondo una nuova ricerca del Rhodium Group. Le emissioni del gigante asiatico per 6 gas a effetto serra, inclusa l’anidride carbonica (CO?), il metano e l’ossido di azoto, sono salite a 14,09 miliardi di tonnellate di CO? equivalente nel 2019, superando il totale dei membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico di circa 30 milioni di tonnellate, secondo il gruppo di ricerca.
La Cina ha rappresentato il 27% delle emissioni globali. Gli USA, il 2° maggior produttore di emissioni, ha contribuito all’11% mentre l’India ha superato per la prima volta l’Unione Europea con circa il 6,6% del totale globale. I 27 Paesi dell’Unione Europea hanno rappresentato il 6,4% delle emissioni totali. Seguono Indonesia (3,4%), Russia (3,1%), Brasile (2,8%) e Giappone (2,2%).
La Cina ha anche la popolazione più grande del mondo, quindi le sue emissioni pro capite rimangono inferiori a quelle degli USA. E su base storica, i membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sono ancora i più grandi responsabili del mondo, avendo generato 4 volte più gas serra rispetto alla Cina dal 1750.
Onu: “Urgente tagliare il metano nel prossimo decennio”
Oggi la Climate and Clean Air Coalition (Ccac) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) hanno pubblicato la valutazione sul metano a livello globale e, per la prima volta, sono stati integrati i costi dell’inquinamento climatico e atmosferico e i benefici della mitigazione del metano. Secondo la valutazione, le emissioni di metano causate dall’uomo possono essere ridotte fino al 45% in questo decennio ed eviterebbero quasi 0,3°C di riscaldamento globale entro il 2045 portando piu’ vicino l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C.
Poiche’ il metano e’ un ingrediente chiave nella formazione “dell’ozono troposferico (smog), un potente forzante climatico e un pericoloso inquinante atmosferico“, spiega l’Unep, una riduzione del 45% “impedirebbe 260.000 morti premature, 775.000 visite ospedaliere legate all’asma, 73 miliardi di ore di manodopera persa a causa del caldo estremo e 25 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno”. “Il taglio del metano e’ la leva piu’ potente che abbiamo per rallentare il cambiamento climatico nei prossimi 25 anni e completa gli sforzi necessari per ridurre l’anidride carbonica. I vantaggi per la societa’, le economie e l’ambiente sono numerosi e superano di gran lunga i costi. Abbiamo bisogno della cooperazione internazionale per ridurre quanto prima possibile le emissioni di metano in questo decennio“, ha affermato Inger Andersen, Direttore esecutivo dell’Unep.