“Il tè nel deserto” è un film del 1990, di Bernardo Bertolucci con attori protagonisti John Malkovich e Debra Winger, che narra la storia di una coppia che si reca nel Nord Africa nella speranza di riaccendere la passione nel proprio matrimonio, ma che cade preda dei pericoli del deserto del Sahara.
Il più grande deserto arido del pianeta è proprio il Sahara: con i suoi 10 milioni di chilometri quadrati e un clima ostile alla vita, temperature che superano i 50 gradi di giorno e che possono scendere sotto lo zero di notte, dune che si spostano facendo perdere l’orientamento e la quasi totale assenza di precipitazioni, tramonti infuocati e panorami che si smarriscono al di là dello sguardo.
La trama de “Il tè nel deserto”
Mentre Tunner pensa di tornare a casa entro un paio di settimane, di un’intenzione diversa risultano i piani di George e Kit che affronteranno un viaggio che li porterà tra le profonde insidie del deserto del Sahara.
A tal proposito durante la prima parte della pellicola Turner osserva: “Probabilmente siamo i primi turisti che sbarcano qui dopo la guerra“, e Kit risponde: “Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori.”
Dopo una lite per futili motivi Kit finisce a letto con Tunner, mentre Port la tradisce con una prostituta berbera. Port e Kit incontrano ancora una volta i Lyle e gli viene offerto un passaggio in macchina fino a Boussif, la loro prossima destinazione, ma vengono informati che non c’è posto per Tunner. Port accetta il viaggio con i Lyle mentre Kit e Tunner prendono il treno.
Port fa in modo di liberarsi di Tunner ma lo stratagemma utilizzato fa sì che perda il possesso del proprio passaporto. I due coniugi decidono di proseguire in autobus per El Ga’a per evitare un ulteriore incontro con Tunner.
Ma durante il viaggio, Port contrae la febbre tifoide. L’hotel del luogo non li accoglie per paura del contagio e Kit è costretta a trasportare il delirante marito in un avamposto della Legione Straniera francese.
Nemmeno qui i due troveranno un medico e sarà Kit stessa a curare Port, le cui condizioni diventano sempre più disperate finché la morte non sopraggiungerà a spegnere la sua vita.
Kit lascia il corpo del marito e si dirige da sola nel deserto dove vaga fino a quando si unisce a una carovana guidata da Belgassim, un giovane nomade che attraversa il Sahara per raggiungere il Niger.
Quando Kit si ritrova disorientata nel mercato locale e viene attaccata da una folla, le ferite sono tali da condurla in un ospedale di suore europee, dove viene finalmente rintracciata dall’ambasciata americana, sollecitata da Tunner e riportata a Tangeri.
Dopo essere giunta in città fugge nel suo vecchio hotel prima che Tunner possa incontrarla e nella scena finale, ad una voce fuori campo che le chiede se si fosse persa, Kit risponde di sì.
I mille volti del deserto del Sahara
Il nome ”Sah’ra” viene citato per la prima volta dallo scrittore arabo Ibn-el-Hakem, e significa il “vuoto”.
Il Sahara si estende dall’Atlantico all’Oceano Indiano lungo il tropico del Cancro e percorre ben 11 stati africani: ed è diviso in almeno 11 stati: Mauritania, Sahara occidentale, Marocco, Algeria, Mali Tunisia, Libia, Ciad, Egitto e Sudan.
Questo deserto non è sempre stato come oggi lo conosciamo poiché ha subito sensibili alterazioni climatiche durante le ere geologiche; un tempo si presentava addirittura coperto da ghiacci, più tardi venne invaso parzialmente dal mare e ancora dopo, durante il Mesozoico, era ricco di acque, compresi grandi fiumi, laghi e acquitrini.
Le condizioni mutarono al termine dell’ultima glaciazione quando il nord Africa divenne arido come lo conosciamo oggi, una breve fase umida, tuttavia, si registro tra i 7.000 e i 5.000 anni fa, per poi lasciare definitivamente spazio all’inaridimento che ha conferito al Sahara il suo volto attuale.
Il deserto del Sahara non si presenta in modo uniforme, quello che noi immaginiamo come deserto sabbioso è detto erg e si alterna al serir (o reg) che è il deserto pietroso di ciottoli, e l’Hammada, il deserto roccioso tipico degli altipiani e delle catene montuose.
Le tempeste di sabbia rappresento uno dei maggiori rischi che si possono affrontare nel Sahara, poiché esse cancellano le piste, nascondono i rari pozzi d’acqua e si insinuano nelle parti vitali degli auto mezzi.
Il Sahara è percorso da numerosi uidian, cioè letti asciutti dei fiumi che migliaia di anni fa bagnavano la zona, e che durante gli eventi piovosi si riempiono d’acqua, per poi prosciugarsi rapidamente. Alcune volte questi fiumi temporanei si dirigono verso depressioni occupate da antichi laghi che prendono il nome di chott; si tratta di bacini asciutti per la maggior parte dell’anno, preziosi per gli strati di sale che qui si formano.
Noto e particolarmente temibile è, poi, il clima impervio del Sahara con le temperature diurne che possono superare facilmente i 50° centigradi all’ombra e le violente escursioni termiche che portano le temperature a raffreddarsi velocemente al calar del sole per poi divenire sempre più fredde durante le ore notturne, arrivando persino sotto lo zero.
La valle del Nilo e la regione montuosa del deserto di Nubia, a est del Nilo, invece, sono considerate parti del Sahara, ma in queste zone l’irrigazione ha trasformato il suolo desertico in un terreno fertile e coltivabile.
La vita nel Deserto del Sahara e le risorse per l’uomo
È il caso delle oasi, isole verdi costantemente minacciate dallo spostamento delle sabbie o di alcune delle valli più ombreggiate dell’Haggar dove crescono anche oleandri e olivi.
Il sottosuolo è ricco di falde acquifere, che però si rinnovano a un ritmo lentissimo; quando le falde emergono spontaneamente in alcuni punti del deserto si formano oasi naturali.
In prossimità delle oasi sorgono i pochissimi insediamenti umani conosciuti, che solitamente hanno dimensioni molto contenute; nascono ove sono presenti acqua e palme da dattero, costituendo la base temporanea di accampamenti di tende delle tribù nomadi dei berberi.
Generalmente, tuttavia, nel Sahara resistono solo poche specie vegetali: come erbe dure, piante grasse, radi arbusti e cespugli.
Cammelli e dromedari possono resistere anche una settimana senza acqua, ma nel Sahara sopravvivono anche gazzelle del deserto, sciacalli e numerosi piccoli animali come il topo delle piramidi, i gerbilli e numerose specie di rettili.
Oggi il Sahara rappresenta una fonte di risorse naturali come il petrolio e il gas naturale che si concentrano maggiormente nei giacimenti di Algeria e Libia, paesi che proprio grazie ai due idrocarburi sono parte dell’OPEC.
Il grande deserto sahariano nasconde anche miniere che possiedono discrete quantità di rame, ferro, cromo, zinco e manganese.
Qui, inoltre, sono presenti le più grandi miniere mondiali di fosfati naturali.