I fulmini possono essere estremamente pericolosi ma allo stesso tempo bellissimi e nei giorni scorsi, un fotografo è riuscito a catturare le immagini di un raro tipo di fulmine. Intorno alla mezzanotte locale del 9 maggio, un fotografo a Guiyang, in Cina, stava guardando un temporale in lontananza con una telecamera puntata sulla parte superiore del temporale nel tentativo di fotografare il fugace fenomeno noto come sprite.
Uno sprite è una grande scarica di elettricità alta chilometri sopra un forte temporale che può estendersi quasi fino al limite dello spazio, considerato intorno ai 100km dalla superficie terrestre. Uno dei tipi più comuni di sprite è lo “Jellyfish sprite”, dove “jellyfish” sta per “medusa” a causa della forma tentacolare che assume questo particolare tipo di fulmine.
Gli sprite durano circa 10-100 millisecondi, motivo per il quale sono difficili da catturare in foto o video, nonostante abbiano una lunghezza di decine di chilometri. Per catturare questi sfuggenti fulmini sono necessari un’attenta pianificazione e un po’ di fortuna. Il fotografo in Cina era alla giusta distanza dal temporale e aveva puntato la sua telecamera, con impostazioni molto specifiche, a chilometri sopra la sommità della nube temporalesca. Ed è stato così fortunato da catturare non uno, ma ben due sprite, uno dietro l’altro in un battito di ciglia (vedi video in fondo all’articolo).
Gli sprite sono stati osservati su ogni continente del globo, ad eccezione dell’Antartide, ma si verificano con più frequenza sugli Stati Uniti centrali, intorno alla Tornado Alley. Si ritiene che il loro colore rosso intenso sia il risultato del fulmine che interagisce con l’azoto nell’atmosfera. Il fenomeno potrebbe essere accompagnato anche da un grande alone di luce, in rapida espansione, noto come Elve, ma i due fenomeni non sempre si verificano allo stesso tempo.
Gli sprite sono così grandi da essere stati avvistati anche dalle telecamere sulla Stazione Spaziale Internazionale, che orbita intorno alla Terra a circa 400km di altezza dalla superficie del pianeta. Nel 1989, una missione Space Shuttle ha contribuito a confermare l’esistenza del fenomeno. Prima dei voli spaziali, i piloti riportavano l’osservazione di sprite ma erano sottovalutati da molti scienziati, prima di essere fotografati per caso nel luglio del 1989.
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