Tutti conoscono il nome di Cavallo Pazzo, l’indomito e leggendario capo indiano che con l’aiuto di Toro Seduto sconfisse le truppe del generale Custer nella Battaglia di Little Bighorn, ma non tutti sanno che il Crazy Horse Memorial che lo ritrae su una delle montagne delle Black Hill costituisce la più grande scultura del mondo.
Si tratta di un’opera non ancora completata anche perché i Lakota hanno la ferma volontà di non accettare nessun aiuto dal governo federale, ma vogliono portare a termine il progetto solo grazie agli introiti del Crazy Horse Orientation Center e alle donazioni private.
Cos’è il Crazy Horse Memorial
Le Colline Nere sono una piccola catena montuosa che precede le Montagne Rocciose, costituite da guglie di granito ricoperte di conifere scure che per i Lakota (che con i Nakota e i Dakota costituiscono una delle tre grandi Nazioni del popolo Sioux) erano e continuano ad essere un luogo sacro, la casa del Grande Spirito.
Il Crazy Horse Memorial costituisce la più grande scultura esistente al mondo, ma è una scultura ancora incompleta di cui è ben visibile solo il volto del celebre capo della tribù Oglala Lakota.
Per comprenderne le dimensioni basta sapere che la sola testa del cavallo del Memoriale può contenere l’intera scultura di Mount Rushmore, con tutte e quattro le teste dei Presidenti Americani.
La storia del Crazy Horse Memorial
“Vogliamo un monumento che sovrasti quello dei Grandi padri di Washington“, disse Orso in Piedi allo scultore che aveva lavorato nel cantiere di Mount Rushmore; perché da sempre le statue dedicate a Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt rappresentano una provocazione per i nativi americani rappresentato i volti di coloro che contribuirono al loro sterminio e al suprematismo bianco.
Lo scultore purtroppo è morto nel 1982, ma i suoi discendenti continuano a portare avanti il suo sogno e il programma associativo creato e lanciato da Ziolkowski nel 1978.
Visitare il Crazy Horse Memorial
Sebbene molti attendano con trepidazione di vedere l’opera ultimata, nessuno è in grado di dare una data certa, sia per le grandi difficoltà a scavare nella dura roccia delle Black Hills, sia per l’orgogliosa volontà delle tribù Lakota a rifiutare ogni forma di finanziamento statale e procedere con i soli introiti del Memorial e grazie alle donazioni dei privati.
Online, tuttavia, è possibile seguire l’avanzamento dei lavori grazie a un servizio di web-cam istituito proprio a tale fine e dove giornalmente, dalle 6 del mattino e fino alle 21, una fotocamera posizionata nei pressi scatta immagini ad un intervallo di 90 minuti.
Chi era Cavallo Pazzo
Insieme a Toro seduto e altri capi guerrieri guidò il suo popolo nella vittoria contro il generale Custer nella celebre battaglia di Little Bighorn, cambiando per sempre la percezione dei nativi americani.
La reazione del governo statunitense alla sconfitta fu durissima: la riserva dei Lakota fu posta sotto legge marziale, fu pretesa la consegna delle armi e dei cavalli e venne vietata la caccia al di fuori della riserva. Alle tribù ribelli furono tagliati i viveri e pretestuosamente vennero accusati di aver sconfinato, infine, gli Stati Uniti si presero ciò che premeva loro, la sovranità sul territorio delle Black Hills.
Cavallo Pazzo fu ucciso l’anno successivo, pugnalato alle spalle da un soldato mentre il suo popolo si arrendeva ai bianchi per non morire di fame.
Molti sostengono però che il suo spirito aleggia sui suoi discendenti proprio in quelle riserve dove le tribù di nativi, nonostante tutto, continuano a portare avanti la propria cultura.