Geostorm: il film che immagina le disastrose conseguenze del cambiamento climatico

Geostorm è un film che indaga le disastrose conseguenze del cambiamento climatico provocato dal surriscaldamento globale e ci offre l'occasione di analizzare quali potrebbero essere
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Geostorm è un film catastrofico del 2017 diretto da Dean Deavlin e con attori protagonisti Gerald Butler, Ed Harris ed Andy Garcia.
Il film indaga le disastrose conseguenze del cambiamento climatico provocato dal surriscaldamento globale.
Le indagini scientifiche condotte a livello planetario stimano, infatti, che la temperatura arriverà ad aumentare di 1,5°centigradi entro il 2030, generando una serie di conseguenze gravissime e irreversibili sia a livello ambientale che sul piano economico, oltre a comportare un impatto dannoso sulla salute e sulle comunità di tutto il pianeta.

La trama di Geostorm

geostormIl film immagina le conseguenze catastrofiche a cui potrebbe portare una crisi climatica globale.
In queste circostanze i Paesi del mondo contribuiscono tutti alla costruzione di un sistema satellitare globale capace di modificare il clima ed evitare che tempeste, siccità, uragani e altri disastri naturali continuino a devastare la terra.

Il sistema di satelliti, Dutch Boy, viene messo a punto da Jake Lawson che viene convocato dal senato statunitense per aver reso operativo il sistema senza autorizzazione. Il progetto viene quindi affidato al fratello di Jake, Max, il quale lo licenzia senza troppi indugi.

Tre anni più tardi, un corpo militare dell’ONU, operante in Afghanistan, nel corso di una missione assiste a un evento eccezionale: una bufera di neve che nel bel mezzo del deserto seppellisce nel gelo un intero villaggio.
Il Presidente, allarmato per questo evento indice una riunione dove i suoi timori vengono presi sul serio solo da Max Lawson che propone di inviare un team nello spazio con l’obiettivo di controllare i satelliti e riparare le eventuali avarie.

La proposta viene accettata ma non sarà un team a recarsi nello spazio ma solo un uomo, quello giusto: Jake Lawson; il quale troverà nella stazione spaziale gli altri tecnici di cui si potrà servire.

Sulla terra si verifica un altro evento climatico insolito: un surriscaldamento anomalo che porta distruzione e disorientamento a Hong Kong. Un rappresentante del paese colpito suggerisce a Max che questi disastri potrebbero essere stati causati da una manomissione del Dutch Boy e che se si ripresentassero potrebbero portare a una catastrofe climatica di portata apocalittica: un geostorm.

Anche Jake nello spazio viene a conoscenza delle manomissioni e comunica la situazione al fratello tramite un messaggio in codice; l’unico modo per eliminare il virus del sistema operativo del Duch Boy che provocherà un geostorm è quello di disattivare il sistema satellitare per qualche minuto.
Durante questo arco di tempo, tuttavia, si verificherebbero conseguenze gravissime sul clima terrestre e il rischio di perdere le vite di un imprecisato numero di persone.
Parte un conto alla rovescia che minaccia di far abbattere il geostorm sulla terra entro 90 minuti, nel frattempo mentre Max tenta di recuperare i codici killer per la disattivazione di Dutch Boy, Jake individua l’artefice del virus e dopo una colluttazione lo scaraventa nello spazio.

Max sulla terra scopre il vero autore del piano e riesce rocambolescamente a mettersi in salvo grazie all’aiuto dell’agente Sarah Wilson, la sua fidanzata, e far arrestare il colpevole.
Nella stazione spaziale gli astronauti iniziano ad abbandonare la struttura mentre Jake decide di rimanere nella speranza che il fratello gli comunichi i codici, i due riescono grazie alla loro collaborazione a riavviare Dutch Boy ma non a fermare l’autodistruzione della stazione spaziale che lascia Jake senza via di scampo.

Il pianeta è salvo e Jake con l’aiuto della comandante dalla stazione, fa un ultimo disperato tentativo per salvarsi. Questo ha effettivamente successo e i due vengono riportati a casa. Jake e Max si riconciliano e sei mesi dopo li vediamo collaborare ancora per la salvaguardia della Terra.

Cos’è il cambiamento climatico e da cosa è originato

Come tutti sappiamo il clima subisce delle variazioni naturali, tuttavia, l’assenza di regolarità nelle stagioni da un anno all’altro è un esempio di variabilità generata da numerosi fattori che interagiscono tra di loro, come: le attività vulcaniche, i cambiamenti delle correnti oceaniche, la radiazione solare, eventi climatici imponenti come El Niño, ma anche i monsoni indiani e molti altri.

Tutti questi fattori contribuiscono al cambiamento climatico che possiamo definire come una variazione duratura e significativa dell’andamento meteorologico che si verifica in decenni o in milioni di anni.
Il cambiamento si valuta in base alla distribuzione statistica di elementi che subiscono variazioni medie come ad esempio l’inizio della stagione umida ai tropici, o sulla base della frequenza con la quale si verificano fenomeni meteorologici estremi come siccità, uragani, inondazioni, tempeste, ecc….

Una delle maggiori cause dei cambiamenti climatici sono i cicli Milankovi? che stabiliscono i cambiamenti negli schemi orbitali del Sole.
L’eccentricità orbitale, l’inclinazione assiale e la precessione dell’orbita terrestre variano periodicamente e danno luogo, quando i loro effetti sono in fase, a glaciazioni ogni circa 100 000 anni.
L’asse terrestre, invece, completa un ciclo di precessione ogni 26 000 anni e l’orbita ellittica ruota compie un ciclo ogni 22 000 anni. Inoltre, l’angolo tra l’asse terrestre e la normale del piano orbitale varia ciclicamente tra 22,30° e 24,30°, con un periodo di 41 000 anni.

L’inclinazione dell’asse terrestre attualmente è di 23°27’ e attualmente stiamo andando verso il minimo. Quando l’asse si trova alla massima inclinazione si verificano estati più lunghe e temperature medie elevate che possono portare alla fusione dei ghiacci dell’emisfero settentrionale, quello maggiormente colpito dalle glaciazioni.

Il surriscaldamento globale

Gli studi hanno dimostrato senza ombra di dubbio che le temperature medie globali sono iniziate ad aumentare nella seconda metà dell’Ottocento in concomitanza con la seconda rivoluzione industriale.

Il fenomeno che si è da allora sviluppato prende il nome di “surriscaldamento globale” ma dagli scienziati viene meglio definito come “cambiamento climatico antropogenico”, poiché è causato dalle attività umane, in particolare da quelle che utilizzano i combustibili fossili.

La combustione dei combustibili fossili come petrolio, carbone e gas naturale genera un’anomala produzione, ad esempio, di CO² (biossido di carbonio), appunto gas a effetto serra che raggiungono l’atmosfera e che si stima siano il 150% in più rispetto al 1750.
Tuttavia, vi sono anche altre attività di origine antropica che contribuiscono alla proliferazione dei gas effetto serra: deforestazione e agricoltura intensiva, ad esempio, sono elementi che aiutano a far sì che questi gas serra trattengano calore nell’atmosfera producendo quello che chiamiamo effetto serra.

Se le attività umane che hanno un impatto significativo sulle temperature del pianeta non verranno contenute, secondo il rapporto speciale dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, formato da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale): “Si stima che le attività umane abbiano causato circa 1,0 °C di riscaldamento globale al di sopra dei livelli preindustriali, con un possibile range che va da 0,8 °C a 1,2 °C. Se continuerà ad aumentare al ritmo attuale, il riscaldamento globale raggiungerà probabilmente 1,5 °C tra il 2030 e il 2052?.

Le conseguenze del cambiamento climatico

Sebbene possa sembrare un cambiamento minimo quello di 1,5° centigradi, in realtà esso può generare gravissime conseguenze sia a livello ambientale che sul piano economico, oltre a comportare un impatto dannoso sulla salute e sulle comunità a livello globale.
Lo scenario che l’IPCC profila a seguito di accurati studi scientifici prevede:

  • Lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello dei mari a causa dell’espansione dell’acqua, quindi l’erosione e la perdita degli ambienti costieri;
  • La distruzione della barriera corallina a causa dell’acidificazione degli oceani e la conseguente diminuzione delle possibilità dell’industria della pesca;
  • La perdita di habitat naturali e biodiversità con l’estinzione di interi ecosistemi e numerose specie, nonché il cambiamento nella gamma geografica delle specie;
  • L’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni meteorologici estremi come inondazioni, uragani, incendi boschivi, siccità e tempeste;
  • Una generale inaffidabilità delle stagioni che porterà a una difficoltà delle pianificazioni a lungo termine, il fallimento dei raccolti e dunque la carenza di derrate alimentari;
  • La desertificazione di zone sempre più ampie del pianeta con la conseguente diminuzione dei raccolti e della loro resa nonché la scarsità di acqua che potrebbero determinare inasprimenti di tensioni regionali e di conflitti già in essere;
  • L’aumento di malattie come la malaria e la febbre dengue trasportate da zanzare in grado di sopravvivere a latitudini sempre più elevate;
  • L’aumento delle migrazioni umane in qualità di rifugiati climatici;
  • Un impatto economico considerevole e in molti casi insostenibile a livello planetario.

Vincere la sfida del cambiamento climatico

Insieme alla perdita delle biodiversità, il cambiamento climatico è forse la più grande sfida che il mondo abbia mai affrontato. L’aumento delle temperature medie globali sta compromettendo in effetti il clima del pianeta e se tutti gli stati del mondo non contribuiranno con azioni concrete a contrastare questo fenomeno, le conseguenze saranno destinate ad aggravarsi negli anni a venire.

Siamo, tuttavia, ancora in grado di poter agire e ci è concessa la possibilità di prevenire cambiamenti che in futuro potrebbero presentarsi come irreparabili.
Il contenimento dell’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5° centigradi (rispetto al periodo preindustriale) è un obiettivo raggiungibile attraverso la riduzione del 50% delle emissioni di gas serra prodotti dall’uomo, ma solo se verrà raggiunto entro il 2030.

Infatti, se l’attuale tendenza al di riscaldamento dovesse proseguire, le temperature potrebbero aumentare di 3-5º centigradi entro la fine del secolo con effetti potenzialmente disastrosi. Per comprendere meglio le potenzialità distruttive di questa eventualità basta pensare che l’aumento della temperatura osservato negli ultimi 10.000 anni è stato di 5º centigradi.

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