Isolamento sismico: la protezione delle opere d’arte dal terremoto [FOTO]

Anche le singole opere d’arte devono essere adeguatamente protette dai terremoti, per evitare che siano distrutte dalle vibrazioni sismiche
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di Alessandro Martelli – Non soltanto le costruzioni di interesse storico-artistico, ma anche le singole opere d’arte, in particolare quelle ospitate nei musei, devono essere adeguatamente protette dai terremoti, per evitare che esse siano distrutte dalle vibrazioni sismiche, come successe, ad esempio, in Italia, alle statue del Museo de L’Aquila durante l’evento del 6 aprile 2009, di magnitudo M = 5,9. A tal fine, l’isolamento sismico costituisce una tecnica di grande utilità.

La soluzione più efficace (se fattibile) è, ovviamente, quella di isolare alla base gli interi musei, in modo da proteggerne tutte le opere in essi contenute. Ciò è stato già fatto in vari Paesi, sia per musei di nuova costruzione che anche per alcuni adeguamenti sismici di musei esistenti. Fra i primi esempi importanti di tali applicazioni sono da segnalare:

  • il Te Papa Museum a Wellington (Nuova Zelanda), costruito nel 1992;
  • il nuovo Art Museum, situato nel Golden Gate Park di San Francisco (California, USA), eretto in sostituzione dell’edificio preesistente, che era stato severamente danneggiato dal terremoto di Loma Prieta di 17 ottobre 1989 (M = 7,1), ed inaugurato nel 2005;
  • il Museo dell’Acropoli nel Centro Onassis di Atene (Grecia), la cui costruzione terminò nel 2006 ed utilizzò 94 isolatori a pendolo scorrevole (del tipo Sliding Isolation Pendulum – SIP) forniti dall’azienda tedesca Maurer;
  • il Maritime Museum di Wellington (Nuova Zelanda), il cui adeguamento con l’isolamento sismico terminò già nel 1993;
  • la nuova sede dell’Asian Art Museum di San Francisco  (California, USA), realizzata, su progetto del famoso architetto italiano Gae Aulenti, adeguando sismicamente, con isolatori elastomerici ad alto smorzamento (High Damping Rubber Bearing – HDRB), la preesistente San Francisco Main Library (2003) ;
  • il National Western Museum (Le Corbusier di Tokyo), adeguato sismicamente nel 2009, anche in considerazione della rinomanza dell’architetto che lo aveva progettato.

Da tempo vi sono, però, già anche numerosi esempi di protezione di singole opere d’arte con sistemi di isolamento sismico ad esse dedicati, questi pure in Italia. Limitandomi al nostro Paese, vale la pena di citare, fra le prime applicazioni, quelle:

  • ai Bronzi di Riace al Museo di Reggio Calabria, protetti già nel 1996 da un sistema di 3 strati di HDRB, ciascuno costituito da 4 dispositivi, poi sostituiti (nel 2011), con la collaborazione dell’ENEA, da un sistema a rotolamento con sfere marmoree;
  • alla statua bronzea dell’Imperatore Germanico al Museo di Perugia ed al Satiro Danzante di Mazara del Vallo, pure protetti dal sistema multistrato precedentemente citato;
  • alle statue di Scilla e Nettuno al Museo di Messina, protette, invece, da un sistema costituito da dispositivi in leghe a memoria di forma (Shape Memory Alloy Device – SMAD) ed isolatori a scorrimento a superficie piana (Sliding Device – SD), tutti forniti dalla Società FIP Industriale di Selvazzano Dentro, Padova;
  • alla Barca Romana del Museo di Ercolano, Napoli, protetta nel 2008 con dispositivi antisismici tridirezionali, costituiti da 3 sfere d’acciaio (inserite fra piastre pure d’acciaio) e da un cilindro di ricentraggio in gomma (per l’isolamento sismico nel piano orizzontale), nonché da una molla e da un dissipatore viscoso (per l’isolamento nella direzione verticale).

Evidentemente, però, isolare sismicamente le singole opere d’arte all’interno dei musei non è sufficiente: occorre garantire anche che nulla crolli loro addosso durante un terremoto!

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