Un habitat eccezionale che rischia di scomparire in pochi decenni: le barriere coralline faticano a rigenerarsi e ciò potrebbe portare alla loro estinzione nel 2054, secondo i ricercatori della Southern Cross University di Lismore, in Australia.
Nello studio pubblicato su Communications Earth & Environment si spiega infatti che i cambiamenti climatici e gli eventi meteo estremi ostacolano la produzione degli scheletri dei coralli, che si erodono più velocemente di quanto possano rigenerarsi. Per riprodursi, i coralli utilizzano un processo noto come “calcificazione” che è alla base della costruzione dello scheletro: l’acidificazione degli oceani sta rendendo più difficile la calcificazione in quanto riduce la concentrazione di ioni carbonato nell’acqua.
Gli studiosi hanno analizzato 36 barriere coralline in 11 Paesi, tra cui la Grande Barriera Corallina in Australia e Shiraho Reef in Giappone, scoprendo che la velocità con cui le barriere coralline depositano nuovo carbonato di calcio è diminuita di circa il 4% ogni anno dal 1970. La preoccupante tendenza è già in atto: alcuni coralli nella parte settentrionale del Florida Reef Tract hanno raggiunto il punto di crescita zero. Se questa situazione dovesse continuare, nel 2054 si raggiungerà il livello in cui i coralli smetteranno del tutto di crescere e le strutture di carbonato di calcio inizieranno a dissolversi nell’oceano.
“Abbiamo scoperto che le alghe marine stanno aumentando in concomitanza con il calo della calcificazione, il che indica uno spostamento della funzionalità dell’ecosistema verso il dominio delle alghe“, hanno precisato i ricercatori. “Per rallentare o fermare questa tendenza, dobbiamo affrontare con urgenza il cambiamento climatico“, hanno sottolineato gli esperti. “Le barriere coralline a livello globale sono già state gravemente colpite, ma l’unica speranza per preservarle è la riduzione globale delle emissioni di gas serra e nei progetti locali per migliorare la qualità dell’acqua“.