Erano i primi giorni di luglio quando un oggetto volante non identificato cadde in un ranch vicino a Roswell in New Messico e l’8 luglio 1947 si iniziò a parlare dell’evento facendo scoppiare il cosiddetto Caso Roswell.
Nonostante non ci furono né feriti né danni, l’incidente divenne famoso sia sui giornali statunitensi che nella cultura mondiale poiché molti si convinsero che l’esercito degli Stati Uniti avesse voluto celare la vera natura dello schianto e che questo avesse a che fare con gli extraterrestri.
Lo schianto dell’UFO a Roswell
Tra la fine di giugno e gli inizi di luglio un’oggetto volante non identificato, un UFO secondo l’acronimo in lingua inglese si schiantò in un ranch di Roswell nel New Messico.
La cittadina contava allora circa 30.000 abitanti principalmente allevatori e militari di stanza nella base aerea dell’Aereonautica militare statunitense collocata a circa 5 chilometri dalla città.
Lo schianto avvenne a diversi chilometri dalla città, precisamente nel ranch di William Ware Mac Brazel, che trovò alcuni rottami come lamiere, brandelli di lattice e asticelle di legno.
Non avendo un apparecchio telefonico giunse solo qualche giorno più tardi in città per denunciare lo strano ritrovamento allo sceriffo di Roswell.
Questi eseguì un sopralluogo nel ranch di Brazel recuperando parte del materiale; tuttavia, già da alcuni giorni circolavano voci riguardo l’avvistamento di strani oggetti volanti simili a dischi che si muovevano nel cielo sopra la cittadina.
Il Caso Roswell
Dell’incidente si iniziò a parlare l’8 luglio del 1947, quando l’ufficio per le relazioni pubbliche della Roswell Army Air Field (RAAF) diffuse un comunicato in cui sosteneva che i militari della base aerea avevano recuperato i rottami appartenenti a un “disco volante”.
La notizia fu immediatamente riportata dal giornale locale il Roswell Daily Record con il titolo: “La Roswell Army Airfield è entrata in possesso di un disco volante su un ranch della regione di Roswell”, e poi prontamente ripresa da tutta la stampa nazionale.
Questo spinse l’esercito a diffondere una smentita il più rapidamente possibile e a negare categoricamente il ritrovamento di un disco volante da parte del governo degli Stati Uniti.
Nel frattempo, i rottami furono portati in Texas, a Dallas, per essere analizzati e controllati dagli esperti che li identificarono come i resti di un pallone sonda usato da una stazione meteorologica del luogo per rilevare la velocità e la direzione dei venti in alta quota.
La confusione fu determinata dal fatto che il personale della base aerea di Roswell non era a conoscenza dell’esistenza del pallone sonda.
I giornali pubblicarono le foto dei rottami e spiegarono l’accaduto secondo la versione ufficiale così da dimostrare che non si trattasse di una navicella aliena ma semplicemente del pallone sonda. Il caso si risolse in poche settimane e presto i media persero interesse nell’incidente di Roswell.
Il Caso Roswell e il ritorno in auge negli anni ‘80
Del Caso Roswell si tornò a parlare all’inizio degli anni ’80 quando Stanton Friedman, fisico e ufologo, si recò sul luogo per intervistare alcuni dei testimoni diretti dell’incidente e riuscì a parlare con Jesse Marcel, il maggiore dell’esercito che aveva mostrato i rottami rinvenuti alla stampa nel 1947.
Marcel sostenne con Friedman che la versione sostenuta dal governo che si trattasse di un pallone sonda era in realtà un falso creato a tavolino per nascondere la verità su ciò che davvero era precipitato in quel ranch del New Mexico.
Marcel, infatti, affermò: “Sembrava di non avere nulla tra le mani. Non era più spesso della pellicola di un pacchetto di sigarette, ma la cosa sorprendente era che non si poteva piegare, non si poteva ammaccare, anche un martello rimbalzava come se nulla fosse. Sapevo di non aver mai visto in vita mia una cosa del genere. […] Non apparteneva a questo pianeta, di questo sono sicuro. In qualità di ufficiale dei servizi segreti, ero a conoscenza di tutti i materiali usati nei velivoli. Non era nulla del genere. Non poteva esserlo”.
L’ipotesi che Friedman avanzava era che si trattasse davvero di un’astronave incorsa in un incidente in volo e che in un’altra località fossero stati rinvenuti i corpi di alcuni alieni che proprio su quel velivolo viaggiavano.
Questa ricostruzione fu riportata nel libro “The Roswell Incidet”, ma anche da altri testi che sul tema aggiunsero nuovi particolari.
L’Aeronautica si vide costretta, più tardi, nella seconda metà degli anni ’90, a produrre due nuovi rapporti ufficiali sull’incidente che chiarivano che l’oggetto che si schiantò su Roswell non fu in effetti realmente una sonda meteorologica, in particolare un pallone sonda appartenente al progetto segreto Mogul, il cui scopo aveva a che fare con il controllo di particolari attività militari dell’Unione Sovietica.
A causa della tensione con la Russia e della possibilità di un conflitto nucleare negli anni della Guerra fredda, l’esercitò in effetti usò i palloni meteorologici di Ewing per cercare di controllare eventuali test nucleari sovietici
Il pallone fu lanciato dalla base aerea di Alamogordo a poca distanza dalla zona del ranch e gli avvistamenti precedenti all’incidente (solo negli ultimi sei mesi dell’anno ce ne furono oltre 300) erano da attribuirsi alle operazioni di spionaggio, tuttavia, nonostante la versione ufficiale e definitiva dell’esercito USA sia ben documentata e solida gli ufologi si ostinano ad osteggiarla rilevando le incongruenze nei rapporti e nelle conclusioni.
In particolare, alcuni sostengono che l’UFO perse non solo parti ma anche parte del suo equipaggio nello schianto e che i corpi degli alieni sarebbero stati successivamente trasportati nella celebre Area 51, nel Nevada.
Negli anni ’90 circolò persino una pellicola che mostrava l’autopsia di uno di questi alieni, ma un’analisi accurata dimostrò che si trattava di un falso, realizzato peraltro anche piuttosto approssimativamente e con una serie di evidenti anacronismi rispetto all’epoca dei presunti fatti.
Lo stesso produttore britannico che lo mise in circolazione confermò che si trattava di un falso, ma a lo zoccolo duro dei complottisti continua ancora oggi a credere che la versione reale dei fatti sia da ricondurre allo schianto di un velivolo extraterrestre.
Le contraddizioni del Caso Roswell
La presenza di corpi alieni a Roswell veniva spiegata con il fatto che l’esercito stava testando l’effetto dei lanci col paracadute sul corpo umano lanciando dei manichini sul deserto. Questi avevano la forma di uomini ma un aspetto alieno a causa della pelle di lattice o plastica.
Secondo l’esercito americano, i manichini vennero lanciati verso la metà degli anni ‘50, mentre il caso Roswell avvenne nel 1947, quasi 10 anni prima. Quest’ordine cronologico che non combaciava con il tempo dei fatti venne liquidato con la conclusione che in molti confusero gli eventi, mettendo insieme ricordi di eventi diversi.
Un’altra contraddizione riguarda la fotografia dei resti fatta dal generale Ramey davanti ai resti dell’UFO e che secondo il portavoce della base militare Walter G. Hault era un falso, poiché i veri detriti furono sostituiti da pezzi di palloni prima della fotografia.
Diversi testimoni oculari dell’esercito descrissero i resti come una navicella come lunga tra i 3 e 4 metri, senza finestrini e non dotata di motore.
I testimoni civili descrissero il materiale come leggerissimo, quasi senza peso, sottile eppure impossibile da tagliare o bruciare. Il sergente Earl Fulford disse di averlo preso in mano, aggiungendo che “Nel palmo della mano, lo potete avvolgere in una piccola palla. Poi, appena lo lasciavi, ritornava immediatamente nella sua forma originale, in un secondo o due”.
Da una conversazione che trapelò negli anni ’80 e che presumibilmente era parte di una conversazione tra il fisico Robert Sarbacher, un rappresentante del Dipartimento di Difesa americano e altri scienziati, si legge: “Tutto ciò che sappiamo è che non l’abbiamo creato noi, ed è abbastanza sicuro che non sia stato creato sulla Terra”.
Probabilmente sarà difficile che una verità soddisfacente emerga dagli strati di segretezza e burocrazia e si faccia largo tra la mitologia popolare stratificatasi nei decenni; ma quello che è certo è che il Caso Roswell rappresenta inequivocabilmente il simbolo di tutti i grandi misteri alieni che a lungo continuerà a solleticare la fantasia dei più convinti ufologi come dei semplici curiosi.