Non c’è ancora accordo nella maggioranza e tra governo e regioni sull’utilizzo del green pass e sulla revisione dei parametri del monitoraggio con i quali vengono assegnati i colori delle regioni: sia la cabina di regia politica sia la Stato-Regioni sono slittate, anche se viene confermato che ci sarà il Consiglio dei ministri domani ore per approvare il nuovo decreto. Tutti segnali delle tensioni tra le diverse forze politiche che ancora una volta toccherà al premier Mario Draghi stemperare per trovare una sintesi. La linea di palazzo Chigi è però netta: bisogna intervenire subito per evitare di trovarsi di fronte all’incubo di nuove chiusure.
Le posizioni restano per il momento distanti e il documento della Conferenza delle Regioni lo conferma, anche se il presidente Massimiliano Fedriga parla di proposte elaborate in “un’ottica positiva e di collaborazione istituzionale“. I presidenti hanno messo nero su bianco la loro richiesta: utilizzare il pass solo “per permettere in sicurezza la ripresa di attività fino ad oggi non consentite o limitate“: eventi sportivi, concerti, discoteche, fiere e congressi. Dunque niente ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine. Posizione che Matteo Salvini appoggia: è una “proposta assolutamente equilibrata – dice il leader della Lega – se applicassimo il green pass da domani mattina come vuole qualche ultra significherebbe impedire il lavoro, il diritto alla salute, il diritto allo studio, allo spostamento e alla vita ad almeno la metà della popolazione italiana“. All’opposto c’è chi, come il ministro della Salute Roberto Speranza, gli esponenti di Pd e LeU ma anche i più moderati del centrodestra, Toti e una parte di Forza Italia, che spingono per un uso ‘estensivo’ dei certificati. “L’obiettivo – spiega una fonte di governo – è avere un impianto solido che permetta una convivenza con la circolazione del virus in condizioni di sicurezza. Non si può chiedere un allentamento dei parametri e un utilizzo del green pass limitato e in tempi non ragionevoli“.
Palazzo Chigi è in ogni caso orientato per un intervento immediato e deciso, mantenendo una certa gradualità nelle scelte: in sostanza, si lascerà il tempo di vaccinarsi a chi ancora non lo ha fatto, almeno con la prima dose, e contestualmente verranno fissate date certe e paletti chiari per l’utilizzo del pass il cui scopo, viene ribadito, è proprio quello di evitare chiusure che potrebbero scattare già nelle prossime settimane. L’ipotesi che si sta facendo strada è dunque quella di partire da subito con l’obbligo del pass per tutta una serie di attività non essenziali e da settembre estenderlo ulteriormente sul modello francese. Già dalla settimana prossima o al più tardi all’inizio d’agosto per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso potrebbe essere necessario avere il pass, ottenibile in questa prima fase con una sola dose (o con il certificato di guarigione o il tampone negativo), mentre nessun obbligo ci sarà per prendere il caffè al bancone. Le due dosi saranno invece necessarie per entrare in discoteca o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza.
Anche sulla revisione dei parametri per i colori delle Regioni, al momento l’accordo non c’è: i presidenti propongono una soglia del 20% per le terapie intensive e del 30% per i reparti ordinari, oltre la quale si andrebbe in zona gialla. Percentuali ben più alte di quelle suggerite da tecnici ed esperti, che hanno indicato rispettivamente un 5% e un 10%, ed infatti il governo è intenzionato a inserire nel decreto soglie più basse. La trattativa è ancora in corso ma l’ipotesi sulla quale si sta lavorando è di un 10% come soglia massima per le rianimazioni e del 15% per le aree mediche. Nel decreto, infine, entrerà la proroga dello stato d’emergenza (molto probabilmente fino alla fine dell’anno) ma non tutto il discorso relativo al trasporto locale, dunque bus e metropolitane: se ne riparlerà più avanti quando si affronterà anche il discorso della scuola, entrambi servizi essenziali.