Vivere più a lungo e in salute è un obiettivo che può essere realizzato seguendo uno stile di vita sano e attivo che consente di ridurre i fattori di rischio correlati all’invecchiamento e all’insorgenza delle patologie cronico-degenerative (diabete, obesità, malattie cardio–cerebrovascolari, malattie autoimmuni, cancro, Alzheimer, Parkinson).
Significativi e innovativi sono in questo contesto gli studi clinici condotti negli ultimi 25 anni da Valter Longo dell’University of Southern California e responsabile del programma ‘Oncologia e Longevità’ dell’Ifom (Istituto di oncologia molecolare della Fondazione italiana ricerca cancro), che hanno portato all’elaborazione della “Dieta della longevità” e della “Dieta mima digiuno“: la prima è una dieta su base vegetale che prevede il consumo di pesce 2/3 volte a settimana, con il resto delle proteine che proviene essenzialmente dai legumi, comprende i grassi buoni derivati dal pesce, dall’olio d’oliva e dalla frutta a guscio; la seconda è il risultato degli studi clinici del Prof. Longo sulla correlazione tra restrizione calorica mediante l’assunzione di una specifica combinazione di macronutrienti per “mimare” il digiuno, e il processo di rallentamento dell’invecchiamento cellulare: si basa sull’assunzione di un menù vegetale, non percepito dall’organismo come “cibo”, che aiuta le cellule a riposare, consentendone la rigenerazione e il ringiovanimento dall’interno (il tutto sotto la supervisione del nutrizionista e del medico).
La Dieta della Longevità è un regime alimentare che “raccoglie una serie di indicazioni che garantiscono una vita sana: oltre alle caratteristiche note, comprende anche il digiuno, che può assumere 2 forme, una tipologia notturna ed una periodica,” spiega a MeteoWeb la dott.ssa Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus.
Il digiuno “è una pratica che a livello evolutivo abbiamo sperimentato in molti modi, è ancestrale e naturale,” ricorda l’esperta, che però sottolinea: “Si tratta anche di una pratica che può essere pericolosa, e quindi va seguita con consapevolezza“.
In dettaglio, il digiuno notturno “consiste nell’astenersi dal consumare cibo per 12 ore, dalla cena alla colazione“, mentre quello periodico si può seguire “per pochi giorni, per aiutare la rigenerazione cellulare“. Infatti, con un regime di restrizione alimentare che dura più di 24 ore, “le cellule vengono private di nutrienti ed entrano in uno stato di autofagia: riciclano tutto quello che non serve, come organelli vecchi e proteine. E’ una sorta di autopulizia delle cellule. Poi, quando si assume nuovamente cibo, avviene la rigenerazione“.
Il digiuno può prevenire le malattie? “Gli studi condotti dal dott. Valter Longo sono concentrati sul prolungamento della giovinezza e non solo sulla prevenzione: sono focalizzati sull’obiettivo di rimanere sani più a lungo, perché l’invecchiamento è il maggiore fattore di rischio per sviluppare malattie. Se si posticipa, ne consegue la prevenzione del diabete, delle malattie cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative“. “Studi condotti sui topi hanno mostrato che il digiuno può combattere il diabete tipo 1 e alcune malattie infiammatorie intestinali, così come il cancro“, ed hanno evidenziato che “in donne che hanno avuto il tumore al seno, seguendo un digiuno notturno di 13 ore, diminuiscono le probabilità di recidiva“.
Un tipo di digiuno che tutti possono fare (e che in molti già fanno senza saperlo) è quello notturno: un’abitudine che accomuna diversi gruppi di centenari è l’assunzione dei pasti principali e degli eventuali spuntini in un arco di 12 ore per beneficiare di altrettante ore di digiuno notturno che, grazie al periodo di riposo dell’organismo, consente di rigenerare dall’interno e di riparare le cellule danneggiate, eliminando quelle ormai non più funzionali. Il risultato sono cellule più giovani e sane. Un’ulteriore riduzione delle ore in cui si mangia (10 ore o meno) consentirebbe di ottenere risultati migliori per quanto riguarda la riduzione del peso, ma è molto più difficile da rispettare e potrebbe anche incrementare il rischio di effetti collaterali come lo sviluppo di calcoli biliari. L’ideale, secondo il Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus, è quindi seguire una semplice regola, cioè considerare 12 ore dalla fine della cena: se avremo consumato l’ultimo pasto alle 20, faremo colazione alle 8 di mattina.
In ogni caso, evidenzia infine l’esperta, “sarà lo specialista a indicare se e come abbinare il digiuno al proprio regime alimentare“, delineando il percorso da seguire e adattandolo al meglio alle specificità del singolo paziente, tenendo conto dell’età del soggetto, se sono presenti patologie e quali.
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Chi è Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista
Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus, ha al suo attivo un dottorato di ricerca alla Open University nel Regno Unito conseguito focalizzando i suoi studi in ambito oncologico, con un particolare focus nelle ricerche di biologia cellulare. Ha collaborato, inoltre, come ricercatrice post-dottorato con il Comitato Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli e con l’Università VitaSalute San Raffaele di Milano, occupandosi di malattie neurodegenerative.
I suoi studi in Nutrizione e Dietetica, con un Master di secondo livello all’Università Politecnica delle Marche, le permettono di completare il suo percorso formativo integrando fra le sue competenze le terapie farmacologiche per diverse patologie attraverso una terapia alimentare. Collabora con la Fondazione Valter Longo Onlus fin dalla sua creazione e assiste quotidianamente pazienti con diverse patologie provenienti da tutto il mondo.
Cos’è la Fondazione Valter Longo Onlus, la prima in Italia dedicata a ottimizzare la longevità
Una Fondazione concentrata sulla creatività, ma anche sull’approccio multidisciplinare tipico dell’ambito universitario. Un approccio unico, che combina la biologia molecolare, la dietologia e la medicina per informare, assistere e curare sempre più persone, dall’infanzia agli anni d’argento, per accompagnarle verso una longevità sana – intendendo per longevità una vita di durata superiore alla media. In particolare, il lavoro della Fondazione si focalizza sulla ricerca del nesso tra nutrienti e geni della longevità per vivere in salute più a lungo e dar vita a quella che può essere definita una “longevità programmata”.
La missione della Fondazione è rallentare e combattere l’insorgenza di importanti patologie correlate all’avanzare dell’età o non trasmissibili – quali tumori, diabete, obesità, malattie cardiovascolari, autoimmuni, come il Morbo di Crohn e la sclerosi multipla, e patologie neurodegenerative come l’Alzheimer – promuovendo l’educazione alimentare e la crescente diffusione di uno stile di vita bilanciato e di abitudini alimentari salutari.
“Non tutti sono consapevoli che la nutrizione è uno dei più potenti farmaci naturali a nostra disposizione, sia in un’ottica preventiva che in un percorso di cura”, tiene a precisare Valter Longo. Ecco perché il lavoro della Fondazione Valter Longo Onlus si focalizza sulla ricerca del nesso tra nutrienti e geni della longevità per vivere in salute più a lungo. Una vera e propria strategia biologica evoluta per poter influire sulla longevità e sulla salute attraverso strategie di protezione e rigenerazione come la dieta e il digiuno.
Fondazione Valter Longo Onlus intende educare, formare e collaborare con un esercito di 10mila nutrizionisti per trasformarli in veri e propri ambasciatori della sana longevità e dare un contributo concreto alla salute di adulti e bambini.