Le immagini dei tifosi in giubilo, ieri sera, le abbiamo viste tutti. E magari eravamo anche tra quei tifosi italiani che per una sera hanno messo da parte la pandemia, le misure anti Covid e ogni altro problema, per godersi i festeggiamenti di una vittoria che sa di rivalsa.
C’è però chi, guardando quelle immagini, ha pensato ad altro, vuoi per deformazione professionale, vuoi per il ‘catastrofismo’ che ormai da un anno e mezzo si è insinuato nelle nostre menti moderne per minare dalle fondamenta anche i gesti più semplici e atavici, come quello di festeggiare la vittoria della propria Nazionale di calcio. “Dovrei divertirmi a guardare il contagio avvenire davanti ai miei occhi? La pandemia #COVID19 non si prende una pausa stasera… #SARSCoV2 #DeltaVariant approfitterà di persone non vaccinate, in ambienti affollati, senza mascherine, che urlano/gridano/cantano. Devastante“. E’ quanto twittato da Maria van Kerkhove, responsabile tecnico dell’Organizzazione mondiale della Sanità per la crisi Covid-19, guardando in diretta tv le immagini dei tifosi italiani e inglesi in occasione della finale degli Europei.
Tra un paio di settimane sapremo se van Kerkhove aveva ragione, oppure ha un tantino esagerato nella valutazione. Ma se ci basiamo su ciò che abbiamo già vissuto, basta tornare ai ricordi di quando, qualche settimana fa, a fine campionato italiano i tifosi interisti avevano festeggiato lo scudetto. I catastrofisti nostrani avevano insinuato lo stesso scenario: “tra qualche giorno aumenteranno i contagi a causa degli assembramenti”, dicevano. Così non fu. Certo, in quel caso molti indossavano la mascherina, che oggi non è più obbligatoria all’aperto, ma può solo questo elemento cambiare tutto e far scoppiare, entro due settimane, un mega cluster di Covid-19? Staremo a vedere.