“Dobbiamo porre dei rimedi, però aspettiamo. Sembra che per ora i decessi sono pochi e anche gli ingressi nelle terapie intensive siano bassi. Questo, a maggior ragione, fa pensare che la maggior parte degli infetti siano giovani. Non siamo ancora arrivati alla pressione ospedaliera e fino a che non ci sarà, secondo me possiamo stare tranquilli“. Così Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di statistica Medica ed Epidemiologica del Campus Biomedico di Roma, a iNews24.it, commenta l’ipotesi di individuare nuovi parametri per entrare in zona gialla. In particolare, quando le terapie intensive supereranno il 5% di occupazione e i reparti ordinari supereranno il 10%. Sui dati di ieri, il professore spiega: “Stanno aumentando i contagi nella fascia di età di circa 28 anni. Le persone più giovani sono quelle maggiormente non vaccinate e che, come abbiamo visto, hanno festeggiato in occasione della finale e della semifinale degli Europei di calcio. Sono quelli che non hanno molta pazienza nel rispettare le normali procedure che permettono di non infettarsi, quindi distanziamento e mascherina“.
Ciccozzi interviene anche sul green pass come strumento per incentivare la vaccinazione: “Più che utilizzare il green pass come incentivo alla vaccinazione, dovremmo dare informazioni corrette alle persone. Dobbiamo dir loro perché devono vaccinarsi e cosa fa una vaccinazione: dobbiamo informare. C’è chi ancora non riesce a capire che il vaccino è l’arma che recide il ponte tra infezione e malattia. Chi è vaccinato si può anche infettare, ma sicuramente, nel 98% dei casi, non ha i sintomi della malattia. Quindi non andrà più in ospedale, in terapia intensiva e non morirà. Se riusciamo a far capire questo. La decisione di come utilizzare il green pass, o eventuali chiusure e restrizioni, spetta alla politica“.
L’epidemiologo è contrario all’obbligo vaccinale: “Credo che il popolo italiano, quando viene data un’informazione precisa e corretta, sia abbastanza intelligente da capire cosa fare. L’obbligo vaccinale, come l’utilizzo del green pass, è una scelta politica“. Inoltre Ciccozzi spiega che chi ha completato la vaccinazione è comunque veicolo di contagio, se entra in contatto con un positivo: “C’è il rischio di infezione. Uno studio israeliano ha dimostrato che con due dosi di Pfizer, nel 36% dei casi ci si può infettare. Si tratta anche in questo caso di una decisione politica, perché alcuni Stati prediligono la quarantena al tampone. Scientificamente, dico che con la doppia dose, basta un tampone molecolare a quattro giorni dal contatto e, se negativo, eviterei la quarantena“.