È una data che tutti dovremmo conoscere quella del 2 luglio 1897 perché fu il giorno in cui Guglielmo Marconi brevettò la radio, aprendo la strada per le comunicazioni così come oggi le conosciamo e cambiando radicalmente il corso della storia.
Il suo percorso fu tutt’altro che lineare e incappò in una serie di insuccessi e persino nel rifiuto di un finanziamento del Governo italiano che lo liquidò come “pazzo”. Ma la tenacia dello scienziato lo portò a donare al mondo uno strumento essenziale come la radio per il quale nel 1909 ricevette il maggiore dei riconoscimenti: il premio Nobel per la fisica.
Il brevetto della Radio
Si tratta di una data storica quella del 2 luglio 1897, perché in quel giorno l’allora 23enne Guglielmo Marconi ottenne il suo brevetto per la trasmissione telegrafica senza fili, quella che poi sarebbe stata conosciuta al mondo intero come radio.
La sua invenzione cambiò radicalmente il corso della storia e consentì all’uomo di fare un salto da gigante nel futuro aprendo la strada al campo delle telecomunicazioni e consentendo alle notizie di circolare in tempo reale.
La prima parte della vita dello scienziato non fu certo corollata da successi, infatti, la sua formazione scolastica fu alquanto frammentaria, discontinua e caratterizzata da insuccessi e fallimenti. Ad esempio, dopo aver frequentato l’Istituto tecnico a Livorno, non riuscì a superare né l’esame di ammissione all’Accademia navale né quello all’Università di Bologna.
Gli esperimenti di Marconi iniziarono nel 1892, quando lo scienziato aveva cominciò a condurre i suoi esperimenti nella casa di Pontecchio ispirandosi agli studi del fisico Hertz.
Quando lesse su una rivista di elettrotecnica la descrizione particolareggiata delle esperienze di Heinrich Hertz sulle onde elettromagnetiche Guglielmo ne parlò immediatamente con Augusto Righi, suo vicino di casa e professore di fisica e, nonostante le perplessità manifestate di quest’ultimo, durante l’autunno e l’inverno si dedicò intensamente allo studio e agli esperimenti, nel laboratorio ricavato a Villa Griffone.
Dopo aver ripetuto gli esperimenti di Hertz, passò all’impiego del coesore (un dispositivo che consentiva di rivelare il passaggio di una radiofrequenza, permetteva altresì l’individuazione di onde elettromagnetiche) che modificò apportandovi migliorie. Infine, montò un’antenna esterna e trasmise i primi segnali all’interno del laboratorio per poi passare all’esterno e coprire i 2400 metri di distanza.
La prima vera e propria trasmissione telegrafica senza fili partì dal suo laboratorio e ebbe come punto di arrivo la collina di fronte dove erano posizionati suo fratello e il suo aiutante.
Furono loro a udire il suono del campanello azionato dal segnale trasmesso e a informare Guglielmo con il famoso colpo di fucile che il suo esperimento aveva avuto successo.
Come per ogni grande balzo innovativo dell’umanità Marconi incontrò una serie di difficoltà, come il fatto che dovette recarsi fino a Londra per ottenere il brevetto perché in Italia era stato senza troppi complimenti liquidato come “pazzo” e il Ministro delle Poste e Telegrafi dell’allora Governo Crispi, Pietro Lacava, rifiutò un finanziamento al giovane Guglielmo.
Il 2 luglio 1897, tuttavia, Marconi depositò a Londra il proprio brevetto n°12039 con il nome di: “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”. Quel giorno nacque la radio.
Le successive imprese di Marconi
Da quel momento lo scienziato si cimentò in imprese sempre più ardue come la più celebre: la prima comunicazione transoceanica avvenuta dalla Cornovaglia all’isola canadese di Terranova, posta all’altro capo dell’Oceano Atlantico. La stazione di St. John’s riceve i tre punti della lettera “S” trasmessi dalla stazione di Poldhu, in Cornovaglia, dando così la conferma che le onde elettromagnetiche non sono arrestate dalla curvatura terrestre.
Nel 1901 Marconi, dopo aver fondato la propria società “Marconi Wireless Telegraph Company”, iniziò a costruire apparecchi radio.
I primi furono utilizzati nel campo della sicurezza del trasporto marittimo, presto infatti ogni nave fu dotata di un apparecchio radio e di un marconista, cioè colui che doveva tenersi in contatto con le altre imbarcazioni e con la terraferma.
Il 25 gennaio 1909 il piroscafo per passeggeri Republic, della White Star Line venne investito a causa della nebbia ed affondò in poche ore. Circa 1700 persone si salvarono grazie al telegrafo Marconi.
Nonostante l’imperdonabile errore commesso dal Governo italiano fu proprio Marconi a costruire la prima stazione radio italiana a onde lunghe e le sue relative antenne per la trasmissione. Mentre il 15 giugno 1920, da Chelmsford (UK), Marconi realizza per la prima volta la trasmissione radiofonica della voce, con il concerto della cantante Dame Nellie Melba; la stessa magnifica funzione che ancora oggi la radio ha nella nostra quotidianità.
La diatriba sulla paternità dell’invenzione della radio
Tra le altre difficoltà che dovette affrontare Marconi vi fu anche una lunga diatriba che voleva sul riconoscimento del primato dell’invenzione della radio.
A contendere il primato a Marconi fu un altro grande nome delle invenzioni del XIX secolo, Nikola Tesla, fisico e ingegnere elettrico a cui si deve riconoscere il merito di aver sfruttato le onde elettromagnetiche per una trasmissione a distanza.
Marconi non negò mai di aver letto gli studi di Tesla e affermò con candore di aver tratto ispirazione anche dai fisici Augusto Righi e Rudolf Hertz.
Il 1 dicembre 1909 Marconi divenne il primo italiano a vincere un premio Nobel per la Fisica.
nel 1911, la corte suprema inglese seppure riconobbe Marconi come l’inventore della radio, ma nel 1934 quella degli Stati Uniti reputò i brevetti di Tesla fondamentali per l’invenzione della radio e sul territorio statunitense la sentenza ritenuta tutt’ora valida non attribuisce chiaramente la paternità della creazione al nostro inventore.