Le malattie della valvola cardiaca tricuspide rappresentano un enorme problema clinico e l’ultima frontiera della cardiologia interventistica. Attraverso una vena dell’inguine e con tecniche innovative e strumenti miniaturizzati, è stata riparata una insufficienza tricuspidale “torrenziale” senza aprire il torace.
I tre interventi, realizzati, presso la Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini, dalla Dr.ssa Annalisa Mongiardo e dal Prof. Ciro Indolfi, coadiuvati dall’equipe di ecocardiografisti dell’U.O.C., Dr.ssa Mascaro e dr.ssa Aquila e dall’anestesista dr. Varano, consiste nell’applicazione di una o più pinzette miniaturizzate (chiamate TriClip), che suturano i lembi della valvola tricuspide tra di loro senza dover aprire il cuore.
La metodica è stata mutuata dal trattamento percutaneo della insufficienza mitralica (valvola posta tra l’atrio ed il ventricolo sinistro) con la “pinzetta” dedicata (MitraClip), che ormai si è affermata come una valida metodica terapeutica, alternativa alla chirurgia tradizionale, nei pazienti con insufficienza mitralica degenerativa (con valvola malata e cuore sano), ad elevato rischio chirurgico, e come unica alternativa alla sola terapia medica nelle cosiddette forme funzionali di insufficienza mitralica (valvola morfologicamente sana, ma disfunzionante a causa della scarsa contrattilità del ventricolo sottostante).
L’equipe del Prof. Ciro Indolfi, Direttore della Cardiologia di Catanzaro e Presidente della Società Italiana di Cardiologia, ha introdotto in Calabria con la Dr.ssa Spaccarotella la TAVI (impianto della valvola aortica senza bisturi) ed è l’unico Centro nella Regione che effettua l’intervento di MitraClip. Il numero di pazienti con insufficienza mitralica trattati per via percutanea a Catanzaro è tra i più alti d’Italia, con una percentuale di successo procedurale di circa il 98% e con una bassissima percentuale di complicanze (< 1%).
“L’Emodinamica dell’AOU Mater Domini di Catanzaro – ha spiegato il Prof. Ciro Indolfi – è stata scelta tra i primi centri in Italia ritenuti capaci di effettuare questo innovativo e complicato intervento per correggere l’insufficienza tricuspidale, confermando ancora una volta il suo ruolo di punto di riferimento non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale ed europeo per il trattamento percutaneo (non chirurgico) delle patologie delle valvole cardiache. Un risultato importate per la nostra Calabria e per la Cardiologia – ha concluso il Prof. Ciro Indolfi – per cui occorre ringraziare il Commissario Giuseppe Giuliano e tutto il management dell’Azienda Mater Domini” che punta sull’innovazione e la qualità.
La valvola tricuspide è, delle quattro valvole del cuore, quella più trascurata, anche dai chirurghi, perché fino ad oggi era difficile da trattare, sebbene l’insufficienza (l’incontinenza della valvola) tricuspidale sia una patologia che causa gravi segni di scompenso cardiaco (difficoltà nella respirazione, accumulo di liquidi, etc).
Gli interventi sono durati circa 50 minuti ciascuna e sono state effettuati in pazienti affetti da insufficienza tricuspidale “torrenziale” (il grado più grave di insufficienza della tricuspide). Una delle tre pazienti era stata già sottoposta, quattro anni prima, nello stesso centro, alla correzione percutanea della insufficienza mitralica, con un ottimo successo procedurale, riconfermato identico a distanza di 4 anni. La signora aveva iniziato ad accusare disturbi simili a quelli che aveva prima dell’intervento percutaneo sulla valvola mitrale e l’ecocardiogramma ha dimostrato che questa volta la valvola colpevole dei sintomi non era più la mitrale (la cui insufficienza dopo 4 anni dall’impianto di 2 MitraClip è lievissima), bensì la valvola tricuspide, la cui insufficienza era peggiorata nel corso degli ultimi anni, divenendo appunto “torrenziale”.
Le prime tre procedure effettuate in Calabria sono state portate a termine senza complicanze ed il successo procedurale è stato del 100%. Le pazienti, dopo una breve degenza di circa 12 ore in Unità Coronarica, sono state ritrasferite nel reparto di degenza ordinaria della Cardiologia il giorno dopo la procedura, quando si sono potute alzare per camminare, e sono state dimesse in seconda giornata post-procedurale, in buone condizioni cliniche.