Nel 2019 usciva nelle sale cinematografiche “Il ragazzo che catturò il vento”, scritto, diretto e interpretato Chiwetel Ejiofor. Il film si basa sull’omonimo libro di William Kamkwamba, che vi raccontò le sue memorie, ed è stato candidato all’Oscar 2020.
Il protagonista della storia riesce a imbrigliare la forza del vento per mettere in funzione un mulino a vento di sua invenzione e salvare il suo villaggio dalla siccità e dalla conseguente carestia. Ma cosa sono i venti? Come si misurano? E quali sono i venti che spirano sul Mar Mediterraneo?
La trama de “Il ragazzo che catturò il vento”
La storia è ambientata in un piccolo villaggio del nord del Malawi nei primi anni 2000, William è un giovane studente figlio di agricoltori che nel suo tempo libero si dedica alla riparazione di radio e altri apparecchi elettronici di vicini e amici. Il ragazzo riesce a sistemate i vari pezzi recuperando i componenti necessari dalle discariche.
La sua quotidianità cambia nel momento in cui gli viene impedito di frequentare la scuola a causa dell’impossibilità di pagare le tasse scolastiche da parte dei suoi genitori. Il giovane desideroso di proseguire negli studi arriva a ricattare il suo insegnante di scienze, minacciando di rendere pubblica la relazione segreta che ha con la sorella di William, che è costretto a lasciare che frequenti le lezioni e che possa avere accesso alla biblioteca della scuola.
Qui riesce a incrementare il proprio livello d’istruzione in modo significativo, tanto che riesce ad apprendere l’ingegneria elettronica e principi della produzione di energia. Proprio queste capacità metteranno il ragazzo nelle condizioni di aiutare il proprio villaggio, facendo emergere tutta la tenacia del popolo africano nell’affrontare le avversità.
La carestia determinata da una prolungata siccità ha, infatti, colpito durante il villaggio, tanto che la mancanza di raccolti porta addirittura a una serie di rivolte contro il razionamento imposto dal governo.
Durante questi episodi la famiglia di William viene derubata dai propri già scarsi depositi di grano e la sorella di William, così come molte altre persone, abbandona il villaggio, scegliendo di partire forzatamente insieme all’insegnante e sollevare la sua famiglia che così avrà una bocca in meno da sfamare. Evento questo che restituisce fedelmente la dimensione della povertà di queste genti.
William decide dunque di attingere alle proprie conoscenze in campo elettronico ed escogita un piano per salvare il villaggio. Il ragazzo costruisce un mulino a vento che grazie alla forza del vento alimenta una pompa d’acqua per irrigare i campi.
Costruisce il prototipo di questo ingegnoso progetto ma deve scontrarsi con l’iniziale diffidenza del padre che considera inutili i suoi tentativi e arriva a distruggere il prototipo del figlio dopo che questi aveva chiesto di poter smontare la bicicletta di famiglia per riutilizzarne le parti.
Un triste evento capovolge la prospettiva e l’atteggiamento del padre di William. Il cane della famiglia, infatti, muore di inedia e dopo essersi riconciliati padre e figlio collaborano con i pochi abitanti del villaggio ancora rimasti per costruire il mulino a vento.
L’impresa ha successo e la tenacia, lo spirito di sacrificio e la resilienza di William e degli abitanti del villaggio riescono a superare le avversità dell’ambiente che risulta così il motore attivo dell’affermazione sociale. Le coltivazioni, infatti, riescono a superare la siccità e a continuare a offrire nutrimento alla popolazione.
Cos’è il vento
I venti sono movimenti delle masse d’aria che si spostano parallelamente alla superficie terrestre. Il vento soffia da una zona di alta pressione, quindi anticiclonica, verso una di bassa pressione, quindi ciclonica.
Nella zona anticiclonica l’alta pressione spinge verso il basso l’aria meno calda e quindi più densa, nella zona ciclonica, la bassa pressione fa salire l’aria meno densa e quindi più calda.
Il vento, dunque, tende a pareggiare lo squilibrio che si origina dall’eccesso di aria che si forma nelle zone anticicloniche e dal difetto di aria nelle zone cicloniche.
Il vento si definisce in base alla direzione del vento e alla sua velocità; caratteristiche che sono misurate dagli anemometri, strumenti che in passato erano molto semplici, tanto che molte vecchie case portano, ancora oggi in cima ai tetti, banderuole metalliche che liberamente ruotano attorno ad un’asta di sostegno e indicano la direzione del vento.
Oggi, gli anemografi, sono registratori elettronici che misurano direzione e velocità del vento, ma registrano anche i dati raccolti così che in seguito sia possibile elaborarli.
La velocità del vento è misurata in chilometri orari o in minuti al secondo, in mare, tuttavia, prevale ancora l’indicazione in nodi (cioè in miglia marine all’ora, pari a 1853,18 miglia orarie). In rapporto alla velocità un vento è classificato secondo la scala di Beaufort che definisce 12 gradi possibili di velocità e ne descrive gli effetti.
La direzione del vento, viene individuata, sin dai tempi della marineria della Grecia antica, dalla Rosa dei Venti, che individua 8 direzioni fondamentali a partire da un punto centrale storicamente posto sull’isola di Creta.
I tipi di venti
Esistono tre sistemi di venti, che vengono messi in moto dalle cellule anticicloniche, cioè gli alisei, i venti occidentali e i venti orientali polari:
- Gli alisei, si muovono dalle zone subtropicale alle zone equatoriali. Sono chiamati in lingua inglese Trade Winds, cioè venti del commercio, in quanto spingevano le flotte commerciali nelle regioni tra i due tropici del Cancro e del Capricorno.
Gli alisei si estinguono nella zona equatoriale dove domina la calma equatoriale, cioè l’assenza di vento. - I venti occidentali spirano verso i poli, estinguendosi nelle zone subpolari.
- Dalle zone polari spirano verso le zone subpolari i veni orientali polari.
I venti nell’area mediterranea
Brezze e monsoni spirano con regolarità prevedibile, ma esistono altri venti che soffiano a intervalli regolari, quando si creano particolari condizioni locali.
I venti del mediterraneo erano noti sin dai tempi antichi ai navigatori dei Fenici, dei Greci, dei Cartaginesi e dei Romani alimentando una ricchissima mitologia.
Nella zona ovest del bacino della Valle del Rodano, giunge fino alle coste della Toscana e della Sardegna il Maestrale, o Mistral.
Il fiume Rodano collega le pianure centrali francesi con il Golfo del Leone e in inverno l’aria tiepida e umida che si forma si Golfo, richiama le masse d’aria fredde e secche del continente che si precipitano con violenza verso sud giungendo fino al Mar Ligure e al Mar Tirreno.
Dall’Africa nord-ovest arriva il Libeccio, vento particolarmente impetuoso che soffia a raffiche di sovente accompagnate da scrosci di pioggia. Il Libeccio è anche all’origine di forti mareggiate che si abbattono contro le coste meridionali della Sicilia, della Sardegna proseguendo poi fino alla Liguria.
Dal deserto egiziano e quindi da sud-est giunge lo Scirocco, vento caldo che attraversa il Mediterraneo, caricandosi di umidità e portando in Puglia e sui litorali Abruzzesi giornate calde e afose.
Spesso lo Scirocco porta con sé la polvere del deserto che caricandosi di umidità cade a terra ricoprendo il terreno di una fanghiglia rossastra. Le coste sud-est della Sardegna sono interessante dal Levante.
Le zone montuose sono interessate da venti locali come il Föhn, che soffia sull’arco alpino ed è generato dalle masse d’aria in movimento che incontrano sul loro cammino l’ostacolo delle catene montuose e per superarle devono sollevarsi, raffreddandosi e seccandosi, ma in poche ore si riscalda dando origine a questo vento tiepido che può far rapidamente crescere la temperatura di oltre 10° centigradi, regalando tempo primaverile anche in pieno inverno.
Tuttavia, le zone prealpine italiane che ne sono interessate, corrono pericoli in alte quote dove il rapido riscaldamento provocato dal Föhn può portare allo scioglimento delle nevi e quindi generare valanghe.
Da nord-est, in particolare dai bassopiani della Pannonia, si dirige la Bora verso il Mare Adriatico scendendo dal carso triestino dopo aver superato un avvallamento del sistema di monti alpini, e che per tale motivo è detto Porta della Bora.
La Bora si differenzia per intensità durante le ore diurne con massimi tra le 7 e le 11 del mattino e le 18 e le 22 di sera, e quando è particolarmente intensa può spostarsi anche sul versante tirrenico dove assume il nome di Tramontana; vento freddo e asciutto che porta in genere il sereno.
Spostando lo sguardo nel resto del Mediterraneo, sulla costa settentrionale dell’Africa spira il Khamsin, un vento caldo e secco caratteristico dell’Egitto, incapace di valicare il mare.
Il Ghibli della Libia spira verso nord è l’ultima coda del Simun, quella violenta corrente del deserto che genera le tempeste di sabbia.
Le coste del Marocco e della Tunisia sono interessate dal Chili, un vento africano che alimenta alle spalle il Libeccio.
Sul mediterraneo centro orientale spirano il Grecale, che viene alimentato dal Meltemi del Mar Nero e gli Etesii, i venti autunnali dell’Egeo, asciutti e in grado di portare il sereno e possono scavalcare le alture di Creta sino a giungere alla costa africana.