Caldo e siccità: le recenti piogge non migliorano la situazione del fiume Po, “molte aree a rischio nei sottobacini”

Gli ultimi eventi meteorici diffusi su tutto l’arco Alpino e nella pianura non hanno influito particolarmente sulle portate attuali del fiume Po che risultano stazionarie, soprattutto nella parte terminale del bacino
MeteoWeb

A pochi giorni dalle ultime rilevazioni che registrano le diverse portate lungo l’asta del Po, la situazione generale del distretto del Grande Fiume, pur beneficiando solo parzialmente delle ultime precipitazioni cadute nei giorni scorsi, “resta particolarmente deficitaria“: è quanto ha rilevato l’Autorità Distrettuale del Fiume Po. “Se è vero infatti che il fiume ha guadagnato qualche cm in più, come dimostrato dall’aggiornamento del livello idrometrico, è vero anche che molte aree prese in esame, già particolarmente caratterizzate da mancanza prolungata di piogge da oltre 50 giorni, non hanno ricevuto il minimo sollievo peggiorando così notevolmente lo stress del territorio, delle colture e dell’habitat. Le alte temperature di questi giorni (+1 / +3°C rispetto alle medie del periodo) in tutta la pianura Padana stanno influendo negativamente su tutte le forme di approvvigionamento idrico e sulla traspirazione del suolo e in alcuni sottobacini i valori si attestano alla soglia dell’emergenza quando non toccati dalla risorsa idrica del Po o serviti dalle acque dei Grandi Laghi Alpini che, pur diminuendo repentinamente viste le necessità, restano sufficientemente invasati“.

Meuccio Berselli, Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po – MITE, ha spiegato: “Il contesto generale non è migliorato. Alcune aree soffrono da più di un mese. Lo sforzo di tutti per agire in modo mirato per salvaguardare le economie locali nell’anno della ripartenza e dell’ambiente del Po vero polmone indispensabile per il territorio padano. Le previsioni d’instabilità per la prossima settimana potrebbero infatti non dare quanto sperato da tutti”. “Nel complesso, la situazione generale è costantemente sotto la nostra lente soprattutto considerati i casi di alcuni sottobacini in cui aumenta progressivamente il rischio di siccità più marcata: queste aree sono la zona di pianura emiliana che non gode dell’apporto dei flussi dei torrenti Appenninici; la Romagna dove resta solo il Canale Emiliano Romagnolo che preleva la risorsa proprio dal Po a portare ristoro ai territori e a garantire la completa maturazione delle colture stagionali; più a valle anche le zone costiere Adriatiche e entroterra Marchigiano soprattutto; l’area del Delta Ferrara e Rovigo (con il fenomeno in incremento della risalita del cuneo salino) e infine le zone del Basso Piemonte del Biellese, l’Astigiano, parte del Vercellese e tutto il Cuneese in cui la morsa della siccità si sta facendo davvero più marcata e pericolosa”.

La situazione idrologica aggiornata nel dettaglio

La situazione attuale dello stato di severità idrica – spiega in una nota l’Autorità Distrettuale del Fiume Po – risulta in aumento, per il mese di Luglio, soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle temperature attese, occorre mantenere alta l’attenzione su tutto il distretto, soprattutto per le zone che già ad oggi presentano stress idrici più marcati. Gli ultimi eventi meteorici diffusi su tutto l’arco Alpino e nella pianura non hanno influito particolarmente sulle portate attuali del fiume Po che risultano stazionarie, soprattutto nella parte terminale del bacino. In particolare, nella giornata del 05/07 la portata osservata a Pontelagoscuro (Ferrara) risulta pari a 582 m3/s, inferiore alle medie di periodo con uno scarto costante per tutto il mese appena trascorso superiore a -30%, dovuto alla quasi pressoché assenza di contributi da parte dei torrenti Appenninici.

Le portate di magra attuale comportano anche il conseguente abbassamento dei livelli idrometrici i quali, pur mantenendosi al di sotto delle medie, tuttavia non demarcano ancora evidenti condizioni di stress significativo per habitat lungo tutta l’asta principale del fiume Po. Spessa Po (Lombardia) è passata da -1,69m sullo zero idrometrico fino a risalire a -2, 12m (-0,43m), analoga situazione nella stazione di chiusura di Pontelagoscuro (Ferrara) il 01/06 segnava -5,13m, per poi scendere di circa 1m fino a -6,02m negli ultimi giorni a causa dei prelievi ai massimi storici delle derivazioni.

Le precipitazione del mese di Giugno presentano anomalie negative, che risultano più significative nei bacini Lombardi e nella parte di pianura, dove si osservano valori anche di molto inferiori alle medie del periodo. Le precipitazioni del mese di Giugno non sono riuscite quindi a colmare un gap ormai cronicizzato da parecchi mesi delle cumulate ai valori medi, con punte di oltre il 50% in deficit. In particolare si segnalano precipitazioni molto scarse sul settore romagnolo, dove sono caduti solo 18,7mm, valore prossimo ai minimi storici, con un -60% rispetto alla media del periodo (pari a 49,65mm). Le scarse o inconsistenti precipitazioni del mese di Giugno, legate principalmente fenomeni a carattere temporalesco, si sono concentrate in eventi di breve durata e forte intensità, con forte ruscellamento superficiale, risultando poco efficaci sia alla ricarica delle falde sia alle colture.

Con riferimento alle temperature, Giugno e l’inizio di Luglio hanno visto lunghi periodi con alte temperature e picchi al di sopra della media (affievoliti soltanto da alcuni repentini abbassamenti, che tuttavia non hanno raffrescato il clima), anche con minime notturne particolarmente elevate rispetto le medie, incrementando l’esigenza idrica del territorio. Le medie sul periodo hanno evidenziato dei valori prossimi ai massimi storici in tutto il distretto, con alcuni picchi ragguardevoli nella parte Lombarda, (settore Lombardo Lambro 23,9 °C temperatura media, settore Mincio 23,6 °C) rendendo soprattutto nelle pianure, nelle aree vallive e nelle città l’effetto caldo molto amplificato. Le alte temperature registrate (tra +2 e +3° C sulle medie del periodo) provocano una forte evapotraspirazione, il tasso di aumento dell’evapotraspirazione è fino a due volte superiore alle stime precedenti, questo comporta un’accelerazione dell’essiccazione dei terreni e della vegetazione creando zone siccitose in alcune regioni. Le alte temperature inducono anche fenomeni che potrebbero ripercuotersi sulla qualità delle acque, quale ad esempio la proliferazione delle alghe e scompensi del quantitativo di ossigeno, anche se al momento il livello di rischio per gli habitat risulta contenuto. Le portate defluenti nella zona deltizia, soprattutto durante le alte marea, generano una risalita del cuneo salino su valori di attenzione, (ramo di Pila: 11,4 km dalla foce con alta marea). La tendenza alla riduzione delle portate, potrebbe far raggiungere valori confrontabili con la prima soglia critica di 450 m3/s, facendo aumentare la risalita dell’acqua marina.

Le alte temperature dell’ultimo mese hanno ridotto il surplus di neve che insisteva su tutto l’arco alpino (-7% rispetto la settimana precedente), facendo tornare i valori appena superiori alla media del periodo. Lo scioglimento del manto nevoso ha ricaricato tutti i bacini montani e laghi che sono allineati con le medie e tutte le derivazioni risultano ad oggi soddisfatte toccando in molti casi i valori di massimi prelievo. I volumi di invaso negli invasi artificiali e nei laghi risultano quindi in linea, con valori alle medie stagionali. In particolare, il lago Maggiore presenta livelli superiori alle medie del periodo ed un riempimento al 92,5% e livello all’idrometro di Sesto Calende di 122 cm, in netto recupero rispetto al mese precedente. Tutti gli altri laghi hanno valori di riempimento leggermente superiori alle medie.

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