Aspromonte, se la mia montagna non c’è più

Viaggio nell'Aspromonte distrutto dagli incendi
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • incendi aspromonte 8 agosto 2021 (5)
    Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
  • Foto di Domenico Timpano
/
MeteoWeb

Erano verdi lussureggianti quelle faggete sul mio Aspromonte. La montagna più selvaggia d’Europa, ma anche più vicina al mare: dalla vetta di Montalto, la “calamita delle nubi”, si potevano ammirare i colori opposti dei vari versanti. Il verde acceso del settore più umido e piovoso, quello nord/occidentale, e il giallo spento della fascia jonica, la più arida e scoscesa. Tra valli, fiumare, cascate e nevai, l’Aspromonte ha sempre custodito uno scrigno di tesori inestimabili per flora, fauna e biodiversità.

Adesso non c’è quasi più niente. Solo tra Roccaforte del Greco, San Lorenzo, Bagaladi, Condofuri e Gallicianò sono finiti in cenere oltre undici mila ettari di montagna. Undici mila ettari. Ogni ettaro è dieci mila metri di terreno, dieci ettari sono cento mila metri di terreno, cento ettari sono un milione di metri di terreno. Undici mila ettari quanti sono? E quanta ricchezza c’era lì dentro prima del fuoco?

Animali, vegetali, purtroppo anche esseri umani divorati dalle fiamme e scomparsi insieme alla mia montagna. Non è rimasto più nulla. Le foto dell’amico Domenico Timpano sono emblematiche. Già Domenica scorsa nell’area del Parco tra Gallicianò e Roccaforte non era rimasto quasi più niente.

Si vede una capra di montagna che si guarda intorno spaesata, e cammina a tentoni per non bruciarsi le zampe. I canadair sono ancora alti in cielo. Due, tre, quattro, sei! Mai visti così tanti tutti insieme. La protezione civile ha fatto il possibile, dopo il disastro, per limitarlo. Ma il peggio era ormai passato. Senza prevenzione non si può poi piangere con lacrime da coccodrillo.

La Faggeta Vetusta della Valle Infernale, fresca del riconoscimento di “patrimonio mondiale” UNESCO, è salva proprio grazie alla grande mobilitazione nazionale di forze adoperate in tal senso. Ma tutt’intorno c’è un mare di distruzione.

L’Aspromonte non è più come prima.

La mia montagna ferita non è più la stessa. E purtroppo non è ancora finita. Mentre scrivo col cuore distrutto, le fiamme bruciano persino l’area delle cascate Maesano, uno degli angoli più belli del nostro tesoro naturale.

Condividi