Torna il consueto e suggestivo appuntamento d’Agosto con le “Lacrime di San Lorenzo“, le meteore appartenenti allo sciame delle Perseidi. Sebbene la “pioggia” sia già attiva, il picco è previsto dalla serata del 12 agosto, dal tramonto fino alle prime luci dell’alba del 13, quando il radiante sarà alto nel cielo, oltre i 60 gradi. Quest’anno l’osservazione è favorevole, in quanto la Luna, anche se in fase crescente, tramonterà poco dopo le 22:30 e quindi il suo chiarore non interferirà con lo spettacolo.
Per ammirare le stelle cadenti basterà puntare lo sguardo o gli strumenti di osservazione verso l’area a nordest del cielo, in direzione della costellazione di Perseo, tra Andromeda e Cassiopea (in alto) e il pentagono dell’Auriga (in basso).
Per approfondire:
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Perché le Perseidi vengono chiamate “Lacrime di San Lorenzo”?
Le Perseidi vengono comunemente indicate come “Lacrime di San Lorenzo” perché nel XIX secolo il massimo della loro frequenza avveniva il 10 agosto, giorno in cui viene ricordato il santo, ma ai giorni nostri il massimo si è spostato in avanti di circa due giorni.
Le Perseidi, residui della disintegrazione della cometa Swift-Tuttle (che passa vicino al Sole ogni 133 anni, l’ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992 e per il prossimo occorrerà aspettare sino al 2126), danno luogo a scie luminose estremamente caratteristiche.
A stabilire una connessione tra la cometa e le stelle cadenti d’agosto fu proprio un astronomo italiano: Giovanni Virgilio Schiaparelli, nel 1866.
Il nome dello sciame è determinato dalla posizione del radiante, il punto sulla volta celeste dal quale sembrano provenire le meteore, in questo caso nella costellazione del Perseo. Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Perseidi, esse convergerebbero proprio nel radiante, la cui posizione è moderatamente variabile nel corso dei giorni. Pur nella ricorrenza del fenomeno, non tutte le “annate” sono uguali, infatti il numero di meteore effettivamente visibili, rimanendo comunque sempre interessante, conosce sensibili fluttuazioni: le piogge più intense sono quelle prossime al ritorno della cometa, che rifornisce la propria traiettoria di polvere “fresca”. Inoltre, può accadere che nel periodo di massima attività delle Perseidi sia presente la Luna, magari prossima alla fase piena, con un pesante effetto negativo sulla visibilità delle meteore.
“Si tratta di piccole particelle di un millimetro che vengono perdute dalla cometa Swift-Tuttle, che ogni 133 anni compie un giro intorno al Sole“, ha spiegato Luciano Anselmo, ricercatore CNR. “Queste particelle – continua l’esperto – a causa di eventi particolarmente violenti, di espulsione di materiale nel corso del tempo, formano una nube lungo l’orbita della cometa Swift-Tuttle. E quando la Terra, durante il suo corso intorno al Sole, si trova a passare attraverso questa nube, in periodi ben specifici di ogni anno, allora le particelle entrano in contatto a grande velocità (quasi 60 chilometri al secondo) con la nostra atmosfera e prendono fuoco (succede ad altezza superiori agli 80 chilometri nell’alta atmosfera) formando così una scia luminosa visibile ad occhio nudo“.
Il posto migliore per vedere le Perseidi è un sito buio, lontano dalle luci della città, con una chiara visuale del cielo sopra la testa. Non sono necessari telescopi o binocoli ad alta risoluzione, dato che l’occhio nudo è l’arma migliore per ammirare questo spettacolo del cielo. Si sa, la pazienza è la virtù dei forti, per cui, raggiunto il luogo prescelto, fissate il cielo fiduciosi, staccando la spina e concedendovi un paio d’ore di sano relax.
Da simbolo di dolore a tradizione di speranza
Secondo una credenza ancora molto diffusa si ritiene che un desiderio espresso nel momento in cui si vede nel cielo una stella cadente possa essere esaudito nel più breve tempo possibile. Le Perseidi danno vita ad uno spettacolo in grado di far rivolgere a tutti, grandi e piccoli lo sguardo al cielo. La tradizione vuole che le meteore altro non siano che lacrime versate da San Lorenzo durante il suo supplizio. Le gocce di dolore, che oramai vagano eternamente nei cieli, scendono sulla terra nel giorno in cui il santo morì, creando un’atmosfera così magica e carica di speranza, da regalar fortuna a chi le vede. Un’altra storia racconta che queste stelle cadenti sono invece i fuochi su cui arse vivo il santo. Anche se da tempo la storiografia ricorda che San Lorenzo non morì bruciato ma decapitato, la tradizione popolare non rinuncia a questa sua convinzione, e ne tramanda la leggenda: “San Lorenzo dei martiri innocenti – canta una filastrocca veneta – casca dal ciel carboni ardenti“. Nel resto del mondo occidentale la lettura del fenomeno, pur essendo meno mistica, non manca certo di fascino e romanticismo.