Covid, in un mese 20.000 contagiati tra i vaccinati in Italia. “Due epidemie” ci sono davvero, ma dipendono da età e comorbidità

Covid, i dati complessivi della pandemia in Italia e quelli relativi ai vaccinati nell'ultimo mese: "due epidemie" ci sono davvero, ma non dipende dalle vaccinazioni bensì dall'età della popolazione. I vaccinati contagiati nell'ultimo mese sono venti mila
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Molto si sta parlando in Italia delle “due epidemie” che ci sarebbero in questo momento nel nostro Paese tra i vaccinati (che sono il 52% della popolazione nazionale ma la quasi totalità degli anziani) e i non vaccinati (che, quindi, sono il 48% ma in grandissima prevalenza si tratta di giovani). In realtà, guardando i dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, non ci accorgiamo tanto di “due epidemie” legate alle vaccinazioni quanto invece a “due epidemie” basate sull’età della popolazione.

Nell’ultimo documento sul monitoraggio Covid-19 nazionale, infatti, è pubblicato il dettaglio sull’età di tutti i morti dall’inizio della pandemia nel nostro Paese (oltre 127 mila persone). Come possiamo vedere dalla tabella sotto, la morte è molto molto rara non solo tra i bambini e gli adolscenti ma anche tra i giovani e gli adulti. Addirittura per i cinquantenni (50-59 anni) il tasso di letalità è estremamente basso, appena 0,6%, e sappiamo bene che il reale tasso di letalità è molto più basso per tutte le fasce d’età perchè il numero di casi è sensibilmente sottostimato per la mancanza del tracciamento completo dei contagi (il vero numero dei casi è molto più alto rispetto a quello noto).

La tabella sopra, quindi, dimostra che in Italia due epidemie ci sono davvero: una è quella di giovani e adulti, che hanno un bassissimo rischio dal Covid-19, e l’altra è quella degli anziani che sono i più colpiti dal virus. Un altro fattore fondamentale sono le comorbidità: i morti Covid-positivi in Italia avevano in media 4 gravi patologie pregresse, malattie croniche. Più si abbassa l’età, più patologie avevano i deceduti. Giovani sani non ne sono morti per Covid, e molto raramente sono stati ospedalizzati.

Persino tra gli anziani, i sani senza gravi patologie riescono a superare una malattia che per quanto possa essere grave, dà comunque enormi possibilità di guarigione, di gran lunga superiori a quelle della morte. Infatti il 72% degli over 90 e l’80% degli over 80 contagiati è riuscito a guarire. Cioè la stragrande maggioranza.

Andando poi ad osservare nel dettaglio la tabella (di seguito) con gli ultimi dati disponibili rispetto a diagnosi, ricovero e decesso tra 10 giugno e 10 luglio differenziati per vaccinati e non vaccinati, vediamo come il fattore dell’età è ancora di gran lunga predominante anche rispetto alle vaccinazioni. In quest’ultimo mese, infatti, abbiamo avuto 37 morti tra gli anziani (over 60) vaccinati con entrambe le dosi, a fronte di 4 soli morti tra i giovani (under 40) non vaccinati (tutti con gravi malattie pregresse). Ovviamente il vaccino ha un’efficacia importante nella copertura del decesso e delle forme gravi della malattia, ma seppur vaccinati sono gli anziani già malati a rimanere più esposti rispetto ai giovani non vaccinati.

Al contrario, il vaccino si conferma inefficace per contrastare la diffusione del virus: 7.277 persone sono risultate positive dopo aver completato la vaccinazione, mentre altre 12.031 sono risultate positive pur avendo ricevuto la prima dose o la seconda dose da meno di 14 giorni, per un totale di quasi ventimila vaccinati positivi in un mese. Si tratta del 32% del totale dei 60.639 casi complessivamente diagnosticati in Italia in questo periodo, e considerando che la percentuale dei vaccinati sulla popolazione nel periodo di riferimento era appena superiore al 50%, la riduzione dal rischio di contagio è davvero poco significativa, se non completamente nulla.

vaccini covid italia

Le “due epidemie dell’Italia“, quindi, dipendono esclusivamente da età e comorbidità. E i vaccini si rivelano molto utili per proteggere dalle forme gravi della malattia per tutte le persone fragili, cioè i malati cronici (di tutte le età) e gli anziani (over 60). Vaccinare in massa i giovani sani, che comunque anche da vaccinati rimangono vettori del virus contagiandosi e contagiando, e in nessun caso anche senza vaccino avrebbero mai sviluppato complicazioni, è assolutamente inutile a contrastare la pandemia.

Illuminanti in tal senso le dichiarazioni del dott. Sebastiano Macheda, primario della terapia intensiva del GOM di Reggio Calabria: “nella mia terapia intensiva non è mai entrato un vaccinato, ma neanche un giovane sano. Abbiamo ricoverato prima della 40enne dimessa ieri un’altra ragazza di età inferiore ai 30 anni, ma anche lei era gravemente obesa e soffriva di altre serie patologie neurologiche. Altri giovani sani non ne abbiamo mai dovuti curare. Sui vaccini è doveroso contrastare le fake news e in modo particolare le teorie del complotto. Non capisco le battaglie ideologiche come se la scienza, la medicina o la lotta alla pandemia avessero degli schieramenti che devono scontrarsi. Nessuno nasconde gli interessi economici delle case farmaceutiche, sappiamo che non lavorano gratis. Nessuno fa niente per niente, ma da qui alle teorie complottiste ce ne passa. Io non credo ai complotti, e vedo ogni giorno quanto i vaccini siano importanti come arma utile a salvare molte vite e ad evitare nuove chiusure. E’ chiaro che per il Covid-19 il fattore di rischio determinante rimangono l’età e le comorbidità. Se si contagiano i giovani non è un problema, non abbiamo mai avuto giovani sani ricoverati nei nostri reparti, anche nelle precedenti ondate quando non c’erano i vaccini e nessuno era vaccinato. Ma se sono giovani che hanno comorbidità o portano a casa il virus ai parenti anziani, i rischi aumentano. Le comorbidità che più espongono al rischio di complicazioni da Covid-19 sono l’obesità, il diabete, l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, le broncopatie: in questi casi anche per i giovani ci sono rischi elevati. Giovani sani non ne abbiamo mai dovuti curare dall’inizio della pandemia, e se i benefici della vaccinazione sugli anziani, sui malati cronici di tutte le età e su tutte le persone fragili sono indiscutibili, si può discutere se sia opportuno o meno sottoporre alla vaccinazione i giovani sani che di rischi da Covid-19 non ne hanno. Ma in questo caso si tratta di scelte più politiche che scientifiche”.

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Dott. Sebastiano Macheda, primario della terapia intensiva del GOM di Reggio Calabria

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