Tra il 9 ed il 10 agosto, nell’arco di sole 33 ore, due diverse sonde, l’euro-nipponica BepiColombo e l’euro-americana Solar Orbiter, mettono a segno un ravvicinato sorvolo al pianeta Venere.
Questi sorvoli, chiamati anche flyby, servono a far acquisire velocità alle sonde prima di dirigersi verso i lori obiettivi: il pianeta Mercurio per BepiColombo e i poli del Sole per la Solar Orbiter. A bordo molta scienza italiana che, grazie all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è riuscita ad imbarcare complessivamente 7 strumenti scientifici: 4 su BepiColombo e 3 su Solar Orbiter. Per la prima volta sarà possibile fare un’osservazione simultanea di un pianeta da parte di due diverse sonde che si troveranno in differenti posizioni e avranno a bordo strumentazione diversa: un’occasione unica per la comunità scientifica internazionale.
BepiColombo (il cui nome è un tributo al matematico, fisico, astronomo e ingegnere padovano Giuseppe Colombo) è frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) ma con leadership europea. Il programma è composto da due sonde complementari che voleranno unite tra loro con l’obiettivo di svelare i più profondi segreti di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole e tra i meno esplorati nel Sistema Solare. Sulla sonda, 4 dei 16 strumenti ed esperimenti a bordo dei due orbiter sono stati realizzati dall’industria italiana sotto la gestione dell’ASI, grazie al contributo della comunità scientifica nazionale, tra cui i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dell’Università “La Sapienza” di Roma. A bordo del Mercury Planetary Orbiter ci sono gli strumenti italiani ISA, SERENA e SIMBIO-SYS, e l’esperimento per radioscienza MORE.
Su Solar Orbiter, missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in collaborazione con la NASA, viaggiano Metis, il complesso e innovativo coronografo per l’osservazione della corona solare, finanziato e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana, e ideato, realizzato e operato da un team scientifico composto dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dalle Università di Firenze e di Padova e dal CNR-IFN, con la collaborazione del consorzio industriale italiano, formato da OHB Italia, Thales Alenia Space e ALTEC, dell’istituto MPS di Gottinga (Germania) e dell’Accademia delle Scienze di Praga. Il software di STIX (Spectrometer/Telescope for Imaging X-rays), rivelatore di raggi X, e la DPU (Data Processing Unit) di SWA (Solar Wind Analyser), che durante la fase di crociera ha fornito misure utili alla caratterizzazione del vento solare intorno alla sonda.
Passaggi radenti che arrivano poche settimane dopo l’annuncio della NASA e dell’ESA di inviare alla fine di questo decennio tre diverse sonde (Veritas e DaVinci+ per l’America e EnVision per l’Europa) verso il “pianeta gemello della Terra” per studiarlo nei minimi particolari con l’obiettivo di svelarne i molti segreti. L’ultima volta che una sonda ha studiato Venere dalla sua orbita risale al 2006, con l’europea Venus Express, senza contare la tribolata missione giapponese Akatsuki (inizialmente designata come Venus Climate Orbiter) che, lanciata nel 2010, ha fallito nello stesso anno l’ingresso in orbita al primo tentativo. Recuperata dai tecnici a terra è riuscita solo nel 2015 a sorvolare il pianeta ma senza brillanti risultati.
Incontri ravvicinati quindi con Venere che avvengono poche ore prima dalla notte più affascinante dell’anno, almeno sotto l’aspetto astronomico: la notte delle Perseidi, meglio conosciuta come la notte delle stelle cadenti di San Lorenzo che arrivando a pioggia sulla Terra, illumineranno il buio con le loro scie.
Un misto di emozioni rivolte verso il cielo notturno e verso il vicino pianeta Venere avvolto da dense nubi tossiche composte da anidrite carbonica che impediscono di scrutarne la superficie. Un rinnovato interesse per il nostro vicino di viaggio intorno al Sole che appare misterioso come nessun altro pianeta del Sistema Solare.