È il secondo caso di malaria individuato quest’anno a Sassari dagli specialisti dell’Aou. Questa volta è stato diagnostico nei giorni scorsi nel reparto di Medicina interna del Santissima Annunziata, diretto da Franco Bandiera, su un paziente originario del centro Africa. Si tratta, come quello registrato tra giugno e luglio scorsi, di un caso di “importazione”, cioè di malattia contratta all’estero e poi manifestata al rientro nell’Isola.
Dopo un anno in cui non sono stati registrati casi di malaria, anche in considerazione delle restrizioni imposte dal governo per contenere la pandemia da Covid-19 che hanno ridotto notevolmente gli spostamenti, riprendono le segnalazioni. I due recenti casi quindi si registrano in coincidenza con la ripresa della mobilità verso i paesi in cui è elevata la presenza della malaria.
“È una malattia endemica nei Paesi sub-sahariani – spiega Egidio Ricciardi, dirigente medico della Medicina interna – e spesso chi sopravvive, rimanendo esposto quotidianamente alla puntura della zanzara anofele che trasmette il plasmodio, sviluppa una parziale immunità. Questa si perde quando l’individuo soggiorna per un lungo periodo in un paese a malaria free. Diventa così soggetto a contrarre la malattia una volta che rientra nel suo paese d’origine”. E questo è quanto sarebbe avvenuto al paziente ricoverato in questi giorni nel reparto al primo piano del Santissima Annunziata.
Il paziente ha manifestato i primi sintomi una volta ritornato a Sassari: febbre molto alta, dolori addominali, forte nausea, vomito e diarrea. Dopo una serie di esami approfonditi i medici hanno così diagnosticato la malattia.
“In questo momento il paziente resta ricoverato ed è sottoposto a una terapia che – afferma ancora lo specialista – è stata concordata con i colleghi della Clinica di Malattie infettive. Rispetto al passato, sono presenti dei ceppi di plasmodio resistenti, per questo le terapie sono composte da un cocktail di farmaci in grado di sconfiggere l’infezione”.
Secondo i dati di Epicentro dell’Istituto superiore di sanità, nel 2019 sono stati circa 229 milioni i casi stimati globalmente in 87 Paesi endemici per la malaria mentre sono stati oltre 400mila i decessi. Di tutti i morti per malaria nel mondo, i bambini di età inferiore ai 5 anni hanno rappresentato il 67 per cento del totale nel 2019.
Sempre secondo Epicentro, in Italia il maggior numero dei casi di malaria d’importazione è stato registrato tra gli stranieri (83%). Tra questi, l’81% dei casi si è verificato tra gli immigrati regolarmente residenti (in seguito ai viaggi che compiono nei loro Paesi d’origine) e il 13% tra i migranti al primo ingresso (rifugiati e migranti economici).
Per prevenirla l’arma più efficace resta la prevenzione che è sia farmacologica sia comportamentale. Ecco perché prima di programmare un viaggio in uno dei paesi in cui la malaria è endemica è importante rivolgersi ai centri di Medicina del viaggiatore dell’Assl Sassari-Ats Sardegna per la prescrizione della profilassi antimalarica. Una terapia che viene decisa in base alla destinazione e alla durata della permanenza. E poi, ci sono i consigli da seguire come l’uso di repellenti da spruzzare sulla pelle per allontanare gli insetti, l’impiego di zanzariere, l’utilizzo di magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi, tutti rigorosamente di colore chiaro. Dal 2020 a oggi infine – ha fatto sapere l’Assl Sassari-Ats Sardegna – non si registrano richieste di avvio di terapie preventive per la malaria (prima erano circa 10 all’anno), quasi a dimostrazione del fatto che ancora la pandemia condiziona i viaggi verso quei paesi in cui la malattia è endemica.