L’ivermectina riduce il rischio di contrarre il COVID-19 del 90% e la mortalità dal 68% al 91%: lo studio che lo dimostra

L'ivermectina è tra le cure migliori contro il Covid, nonostante il tentativo di 'boicottaggio' da parte delle agenzie di sanità pubblica (PHA)
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Che l’ivermectina funzioni contro il Covid è ormai stato confermato da numerosi studi. La notizia, da qualche giorno, sta facendo il giro del mondo, ma la verità è che sono mesi che gli scienziati della FLCCC (Front Line COVID-19 Alleanza per le cure critiche -Protocolli di prevenzione e trattamento per COVID-19) stanno cercando di accendere un faro su questa promettente cura, in grado di guarire anche dalle forme più gravi di Covid. E non solo.

La FLCCC, già nel mese di maggio, aveva rese note le azioni irregolari delle agenzie di sanità pubblica e la diffusa campagna di disinformazione contro l’ivermectina. La consapevolezza dell’efficacia dell’ivermectina e della sua adozione da parte dei medici di tutto il mondo per trattare con successo il COVID-19 è cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi – scrivevano gli esperti. Stranamente, tuttavia, anche se i dati degli studi clinici e le esperienze di successo del trattamento con ivermectina continuano a crescere, così anche le critiche e le raccomandazioni assolute contro l’uso dell’ivermectina da parte della stragrande maggioranza, anche se non tutte, delle agenzie di sanità pubblica (PHA), concentrate prevalentemente in Nord America ed Europa.

La FLCCC e altri ricercatori sull’ivermectina hanno ripetutamente offerto analisi di esperti per correggere rispettosamente e confutare le raccomandazioni PHA, basate sullo studio approfondito e sull’esperienza rapidamente accumulata “sul campo” in merito all’uso dell’ivermectina per curare il COVID-19. Queste confutazioni sono state pubblicizzate e fornite ai media internazionali per l’istruzione di operatori e pazienti in tutto il mondo.

Nel febbraio 2021, il British Ivermectin Recommendation Development (BIRD), un incontro internazionale di medici, ricercatori, specialisti e pazienti, ha seguito un processo di sviluppo delle linee guida coerente con lo standard dell’OMS. Ha raggiunto una raccomandazione consensuale secondo cui l’ivermectina, un medicinale orale verificabile, sicuro e ampiamente disponibile, venga immediatamente distribuito precocemente e a livello globale. La raccomandazione poggiava in parte su numerosi studi ben documentati secondo i quali l’uso di ivermectina riduce il rischio di contrarre il COVID-19 di oltre il 90% e la mortalità del 68% al 91%.

Una conclusione simile, spiegano ancora i ricercatori di FLCCC, è stata raggiunta anche da un crescente numero di gruppi di esperti di Regno Unito, Italia, Spagna, Stati Uniti e Giappone, guidato dallo scopritore premio Nobel di ivermectina, il professor Satoshi Omura. Sono state condivise confutazioni mirate supportate da voluminose ricerche e dati con PHA negli ultimi mesi. Questi includono l’OMS e molti singoli membri del suo gruppo di sviluppo delle linee guida (GDG), la FDA e il NIH. Tuttavia, questi PHA continuano a ignorare o manipolare in malafede i dati per raggiungere raccomandazioni insostenibili contro il trattamento con ivermectina. Secondo i ricercatori si tratta di una campagna di “disinformazione” condotta con la piena collaborazione di quelle autorità la cui missione è mantenere l’integrità della ricerca scientifica e proteggere la salute pubblica.

Secondo gli esperti il gruppo GDG aveva un obiettivo predeterminato e non scientifico, che è quello di sconsigliare l’ivermectina. Questo nonostante le prove schiaccianti di esperti rispettati che chiedono il suo uso immediato per arginare la pandemia. Inoltre, sembra esserci uno sforzo più ampio per impiegare quelle che vengono comunemente descritte come “tattiche di disinformazione” nel tentativo di contrastare o sopprimere qualsiasi critica all’attività irregolare del panel dell’OMS.

Tutto questo nonostante le decisioni politiche sulla salute pubblica debbano derivare da dati scientifici. In modo preoccupante, dopo un’analisi approfondita della recente raccomandazione delle linee guida sull’ivermectina dell’OMS, i ricercatori non sono riusciti a giungere a una logica scientifica credibile per spiegare i numerosi comportamenti irregolari, arbitrari e incoerenti documentati.

Un sistema sanitario strutturato per funzionare in questo modo è chiaramente vulnerabile ed eccessivamente influenzato da entità con interessi finanziari, precisano ancora gli esperti. Inoltre, in piena pandemia da Covid-19, tali sistemi si sono evoluti fino a funzionare rigidamente tramite editti dall’alto verso il basso e censura diffusa. Ciò consente una scarsa capacità di diffusione degli sviluppi scientifici emergenti non finanziati da Big Pharma dall’interno del sistema o attraverso i media o i social media fino a anni dopo. Questa barriera si è presentata come un orrore duraturo per tutta la pandemia, data la diffusa perdita di vite umane causata dal rifiuto sistematico di numerosi farmaci rapidamente identificati, sicuri ed efficaci, riutilizzati per paura di usare “terapie non provate” senza “prove sufficienti” per l’uso.

In alternativa, e per la prima volta nella carriera di molti medici, coloro che cercano di curare i propri pazienti con tali terapie, sulla base della loro interpretazione professionale delle prove esistenti, sono limitati dai loro datori di lavoro che emanano editti “dall’alto“. Sono quindi costretti a seguire protocolli che si basano prevalentemente su terapie di ingegneria farmaceutica.

Per tutti questi motivi convincenti e inconfutabili, la FLCCC lancia un appello all’azione, che non è più solo rivolto alle autorità sanitarie, ma ai cittadini di tutto il mondo per combattere queste tattiche di disinformazione.

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