Nell’ultimo mese in Italia 44.990 persone vaccinate con ciclo completo hanno preso il Covid-19. Di queste, 2.330 sono finite in ospedale e 405 sono morte. Sono i dati ufficiali pubblicati oggi dall’Istituto Superiore di Sanità nel bollettino della sorveglianza integrata aggiornato ad oggi e pubblicato sul sito ufficiale.
Ovviamente i non vaccinati che hanno preso il Covid sono stati di più: si tratta di 96.900 persone. Di questi, 6.841 sono finiti in ospedale e 770 sono morti.
Tra tutti i contagi dell’ultimo mese, quindi, il 32% aveva già ricevuto la vaccinazione completa (doppia dose) mentre il 68% non era vaccinato; tra tutti i ricoverati il 25% era vaccinato e il 75% non era vaccinato; tra tutti i morti il 35% era vaccinato e il 65% non era vaccinato.
Il tasso di ospedalizzazioni (percentuale di ricoverati tra i contagiati) è stato del 7,0% per i non vaccinati e del 5,2% per i vaccinati, mentre il tasso di letalità (percentuale di morti tra i contagiati) è stato dello 0,8% per i non vaccinati e dello 0,9% per i vaccinati. La probabilità di ricovero, quindi, è un po’ più alta per chi dovesse contagiarsi senza vaccino rispetto a chi prende il virus da vaccinato, ma allo stesso modo la probabilità di morte è più alta per i vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Non c’è, quindi, una “doppia pandemia” tra i vaccinati e i non vaccinati: seppur inferiori in termini assoluti grazie al vaccino, i numeri di contagi, ricoveri e morti e la natura del virus per virulenza, tasso di ospedalizzazioni e di mortalità rimangono analoghi anche nei vaccinati che continuano a contagiarsi, a finire in ospedale e a morire, seppur di meno rispetto ai non vaccinati. E non è affatto vero che negli ospedali ci siano soltanto non vaccinati.
Ovviamente questi dati si possono comprendere meglio analizzando i dati per fasce d’età.
A prescindere dalle vaccinazioni, infatti, a morire di Covid-19 sono sempre gli anziani già resi fragili da altre patologie pregresse. Infatti nell’ultimo mese abbiamo avuto 147 morti con meno di 60 anni (di cui solo 12 avevano meno di 40 anni) e 1.086 morti con più di 60 anni, di cui ben 602 erano ultraottantenni.
Il numero dei morti tra gli over 80 rimane più di 50 volte superiore rispetto al numero dei morti tra gli under 40, nonostante sia vaccinato oltre il 91% degli over 80 mentre lo è soltanto il 44% degli under 40.
Nell’intera popolazione italiana abbiamo 18 milioni 126 mila e 164 ultra 60enni, di questi 15 milioni 512 mila e 206 sono vaccinati con ciclo completo, pari all’85,6% del totale.
Tra i 12 e i 60 anni, invece, abbiamo 35 milioni 882 mila e 737 italiani, di cui risultano vaccinati 20 milioni 075 mila e 609, pari al 55,9%.
Il dato dimostra che in ogni caso gli anziani continuano a morire di Covid-19 anche se vaccinati, mentre nei giovani il decesso è molto raro anche senza vaccino.
Infatti lo stesso Istituto Superiore di Sanità, nella tabella in cui stima l’efficacia vaccinale, spiega che per quanto riguarda i decessi nella fascia tra 12 e 39 anni “la stima non è calcolabile per la bassa frequenza di eventi“. I giovani muoiono di Covid talmente tanto raramente che non si può dire se e quanto il vaccino è efficace in questa fascia d’età, a differenza delle altre in cui invece ha un’efficacia del 92,5% per i quarantenni e cinquantenni e del 96% per gli ultrasessantenni.
Percentuali molto diverse per il contagio: l’efficacia complessiva del vaccino è del 76,9%, che scende al 69,3% tra i giovani (12-39 anni).
Un giovane vaccinato, quindi, non diminuisce il rischio di morte che, a meno che non sia gravemente ammalato, non avrebbe comunque; e rispetto alle altre fasce d’età, sui giovani il vaccino ha anche la minor efficacia per quanto riguarda il contagio. Proprio l’età, invece, rimane la principale discriminante del virus che può uccidere persone giovani soltanto se sono già gravemente malate. Il tasso di letalità sotto i 50 anni è analogo a quello dell’influenza stagionale e sotto i 40 anni scende addirittura al di sotto dello 0,01%, inferiore a quello dell’influenza, come mostra la tabella dell’Istituto Superiore di Sanità che raccoglie tutti i dati della pandemia in Italia. Anche per i cinquantenni (50-59 anni) il tasso di letalità è inferiore all’uno per cento (0,6%), mentre aumenta sensibilmente negli anziani e in modo particolare negli ultranovantenni (27,7%).
Tanto per fare un paragone, nel 2019 (ultimo dato disponibile sul sito Istat) in Italia ci sono stati 172.183 incidenti stradali che hanno provocato 3.173 morti. Il tasso di letalità degli incidenti stradali è quindi dell’1,84%, sensibilmente superiore al tasso di letalità del Covid-19 per tutte le persone che hanno meno di 60 anni.