Il Duomo di Monreale viene a buon diritto considerato uno dei più bei templi della cristianità. Gli oltre seimila metri quadri di mosaici con splendenti tessere auree servivano un tempo a immergere i fedeli in un’atmosfera mistica.
Ma oltre che agli elementi costruttivi di grande pregio la cattedrale è legata a una serie di leggende che narrano della sua divina costruzione da parte di Guglielmo II il buono, re dei Normanni che proprio grazie a un miracolo trovò il modo di edificare la chiesa.
Le leggende sulla nascita del Duomo di Monreale
Alla morte di Ruggero II la dinastia dei Normanni continuò a governare la Sicilia dapprima con Guglielmo I detto il malo e dopo con Guglielmo II detto il buono.
Proprio a lui si deve la costruzione della cattedrale.
La leggenda narra che Guglielmo si trovasse a Monreale impegnato in una battuta di caccia e che a un certo punto fu colto da un sonno improvviso e si addormentò sotto un albero di carrubo. Proprio durante il sonno la Vergine Maria gli apparve e gli disse che proprio al di sotto dell’albero presso cui giaceva si trovava nascosto un grande tesoro con il quale lo invitò a costruire un tempio a lei dedicato.
Quando la Madonna scomparve Guglielmo si svegliò e ordinò di sradicare l’albero di carrubo e scavare finché non avessero trovato qualcosa. Fu in quel punto che il re trovò un tesoro di inimmaginabile valore e subito assoldò i migliori ingegneri, architetti, mosaicisti, carpentieri, marmisti ed ebanisti per costruire quello che ancora oggi viene considerato da tutti come uno dei più bei templi della cristianità.
Il Duomo di Monreale vide dunque la luce a partire dal 1174 ma un’altra leggenda sorse intorno alla sua costruzione, pare che l’architetto che la realizzò fosse il fratello dell’architetto che nello stesso periodo progettava la cattedrale di Palermo. La competizione tra i due avvenne sul piano della grandiosità costruttiva ma pare che finì in tragedia perché il primo morì schiacciato dagli elementi esterni del duomo, mentre il secondo si suicidò dopo aver riconosciuto la magnificenza degli interni del Duomo di Monreale.
La competizione, in effetti, ci fu ma si svolse sul piano del potere, in particolare dello strapotere esercitato dalla sede arcivescovile palermitana. La chiesa di Monreale, nata inizialmente come basilica venne affidata ai monaci benedettini nel 1183 ed elevata a rango arcivescovile, erodendo il prestigio e il potere della sede di Palermo.
Il duomo fu costruito in pochi decenni grazie alle maestranze provenienti da diversi luoghi e guidate con tutta probabilità da architetti esterni supervisionati da teologi bizantini e latini che conciliarono le diverse anime della cattedrale in un insieme armonioso che rimase tale anche dopo le aggiunte e i rifacimenti dei secoli successivi.
Del 1547, infatti, è il portico settentrionale edificato dai Gagini, mentre la cappella di San Castrense fu realizzata alla fine del Cinquecento, ancora la cappella barocca del Crocifisso fu costruita alla fine del secolo successivo e il portico della porta maggiore venne ricostruito nel 1770.
Del complesso originario dedicato a Maria Assunta e intitolato a lei con il nome di Santa Maria la Nova rimane poco, sostanzialmente il Chiostro dei benedettini e altri parti inglobate nella cattedrale e nei palazzi circostanti.
L’esterno del Duomo di Monreale
La facciata principale del Duomo di Monreale si presenta inserita tra due torri asimmetriche che presentano altezze e forme differenti. La porzione superiore è caratterizzata da una grande finestra a ogiva con vetri decorati e ai lati un intreccio di dischi e archi.
Il Portale anch’esso ogivale ospita un portone di bronzo realizzato da Bonanno di Pisa nel 1185, comprende 46 pannelli con bassorilievi che rappresentano episodi biblici e due coppie di leoni e grifoni nella parte inferiore.
L’arcata del portale è caratterizzata da bande parallele decorate a ghirlande fiorite ma anche forme umane e animali scolpiti, ma anche una banda in mosaico policromo.
La zona posteriore della cattedrale è un mirabile esempio di arte araba.
Le absidi convesse presentano tre livelli di archi intrecciati ricchi di decorazioni policrome realizzate grazie all’uso della pietra calcarea brunita, a materiali di origine vulcanica e mattoni rossi. Da colonne poggiate su alti basamenti si originano gli archi che sono impreziositi da tondi che simulano rosoni ciechi e decorati finemente.
L’interno della cattedrale
Orientato ad est come da tradizione, l’interno della cattedrale misura oltre 100 metri di lunghezza, la pianta consta di tre navate ognuna delle quali termina in un’abside di fondo. La navata principale spinge lo sguardo verso l’ampia abside dove risplende di lice dorata il complesso musivo del Cristo Pantocratore. Nelle absidi delle navate laterali trovano invece dimora le figure di San Pietro e San Paolo.
Lo spazio centrale è diviso da due file di nove colonne realizzate in granito grigio e finemente scolpite, ma l’ultima a destra dell’ingresso è realizzata in marmo cipollino, un materiale più povero che rappresenta l’uomo laddove le altre colonne che reggono la chiesa sono simbolo di Dio. Quella sola colonna più povera rappresenta il ruolo dell’uomo nel sostegno della Chiesa.
Prima del presbiterio sono posti nel duomo due troni, appunto due cattedre, quella del re e quella dell’arcivescovo. Il trono del re è ornato riccamente e porta lo stemma di Guglielmo II e quello della sua casata, ma anche leoni e grifoni araldici realizzati sul porfido rosso. Il re viene anche rappresentato in uno mosaico posto al di sopra del trono per sancire la natura divina del suo dominio e lo stesso transetto era collegato al palazzo reale per ribadire lo stretto legame tra il sovrano e la Chiesa.
Il trono dell’arcivescovo, più modesto ancora oggi accoglie il Vescovo durante le celebrazioni e la zona a destra del presbiterio comunicava con la torre dell’abbazia e con il salone capitolare.
In fondo alla navata destra sono situati i sarcofagi in porfido rosso che accolgono le spoglie mortali dei due re normanni, Guglielmo I il malo e Guglielmo II il buono, mentre Margherita di Navarra, madre di Guglielmo II riposa in una tomba in fondo alla navata sinistra.
I mosaici del Duomo di Monreale
L’apparato musivo del Duomo di Monreale è certamente uno degli elementi di maggior impatto visivo della cattedrale, ricoprono 6.400 metri quadrati di superficie e rappresentano un racconto istoriato della Bibbia al fine di catechizzare i fedeli e farli immergere in una profonda e assoluta atmosfera mistica.
Ecco che si succedono le storie dell’Antico Testamento dal peccato originale alla salvezza del popolo eletto e seguono le storie del Nuovo Testamento con la vita di Cristo e la salvezza universale.
La più gloriosa delle rappresentazioni è quella già citata del Cristo Pantocratore (cioè l’Onnipotente) al centro dell’abside centrale affiancato da angeli e apostoli, figure di santi e pastori della chiesa. Cristo tiene nelle mani un rotolo chiuso che conserva il messaggio della realizzazione del piano divino.
L’oro nel quale Egli è immerso è simbolicamente rappresentativo della luce divina e del fatto che egli è la luce del mondo.
Il racconto della salvezza viene chiuso dall’immagine della Venere Odigitria (colei che mostra la direzione) che guida i pellegrini e tiene in mano il rotolo aperto con il messaggio dell’esperienza che ha vissuto e di quello che il pellegrino deve portare con sé nel mondo quando sarà fuori dalla cattedrale.
Al di sotto un motto in latino ribadisce lo stretto legame della Chiesa con la sovranità dei normanni “Pro cunctis ora, sed plus pro rege labora” (prega per tutti, ma soprattutto lavora per il re!).