Il Piemonte meridionale si trova a fare i conti con una grave siccità, dopo i mesi di luglio ed agosto che sono stati avari di piogge. L’analisi di Arpa Piemonte, aggiornata al 31 agosto e che riportiamo di seguito, fa il punto sulla situazione nella regione, evidenziando che agosto 2021 è stato caratterizzato da precipitazioni molto scarse su tutto il territorio regionale ed in particolare ancora nel sud, dove il deficit medio mensile è stato superiore all’80%. Complessivamente sull’intero bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino sono caduti in media circa 37mm di pioggia, risultando così il terzo agosto più secco degli ultimi 70 anni.
Ad agosto, le giornate piovose sono state poche e scarse. Nella parte centrale del mese, l’aria calda africana si è spinta fin sul Nord Italia, causando temperature ben sopra la norma oltre che a precipitazioni significative praticamente assenti. In generale quindi un mese con temperature sostanzialmente nella norma rispetto al clima 1990-2020 e precipitazioni quasi del tutto assenti, se non sporadici episodi di instabilità convettiva ad inizio mese.
Pioggia e temperature
Agosto 2021 segna un record negativo in termini di pioggia caduta: il terzo più secco degli ultimi 65 anni, dopo quelli del 1961 e 1962 e in linea con quelli del 1991 e del 2011. La distribuzione spaziale della pioggia in regione è stata uniforme e molto scarsa ovunque, anche se ancora una volta i bacini meridionali hanno registrato i deficit mediamente peggiori (attorno all’80% in meno) contro un deficit medio del 50-60% nei bacini centro settentrionali.
Se si considerano gli anni più recenti, il 2011, il 2003 e il 2016 hanno fatto registrare un mese di agosto così scarso di precipitazioni a livello regionale, mentre per quanto riguarda il sud del Piemonte anche l’agosto 2017 ha mostrato segnali paragonabili a quelli visti quest’anno. Dopo un luglio in cui le piogge erano state scarse a sud ma discretamente abbondanti a nord, l’aggiunta di un agosto avaro di pioggia ha peggiorato la situazione monitorata con l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) a 3 mesi che mostra una siccità moderata sui bacini meridionali dal Tanaro allo Scrivia e sull’Agogna. Ma le condizioni di sofferenza idrica diventano decisamente più marcate se osservate attraverso la lente dell’SPI a lungo termine, ovvero a 6 mesi, che tiene conto della pioggia caduta sia in primavera sia estate. Qui la regione risulta essere in condizioni di siccità severa sui bacini meridionali ed orientali e almeno moderata in tutti quelli orientali. Solo Toce, Cervo, Orco e Dora Baltea mostrano una normalità tendente, tuttavia, a condizioni di deficit idrico.
I dati dell’indice SPI a 6 mesi per la Bormida, l’alto Tanaro e l’Orba mostrano una situazione di siccità rispettivamente severa ed estrema simili a quanto accaduto nelle annate del 2017, 2003 e 1997. Incredibile l’immagine in alto, che rappresenta il Tanaro, all’altezza di Garessio. Proprio nelle zone in cui 12 mesi fa, il Tanaro esondava dando vita ad una alluvione, ora il fiume è praticamente scomparso.
Per quanto riguarda le temperature medie, il mese di agosto ha fatto registrare una anomalia lievemente inferiore alla norma 1991-2020, molto simile a quello del 2008 e quasi 1°C più fresco rispetto a quello dello scorso anno.
L’anomalia media mensile mostra, tuttavia, un comportamento non omogeneo: infatti se la prima e la seconda decade del mese hanno fatto registrare temperature medie di circa 0,7°C al di sotto della norma climatica, la seconda decade nella parte centrale del mese ha prodotto una anomalia positiva di circa 2°C, in corrispondenza con la forte espansione dell’anticiclone africano verso nord.
Portate
Per quanto riguarda i deflussi, permane, come nel precedente mese di luglio, una differenza piuttosto evidente tra i bacini settentrionali che registrano valori in media o leggermente superiori rispetto a quelli storici di riferimento come la Dora Baltea (scarto -2%) e il Toce (scarto 9%), e i bacini occidentali e meridionali che, invece, presentano un deficit diffuso con scarti negativi anche inferiori al -50%.
Nella tabella che segue si riportano i dati delle sezioni più significative del torinese e del sud Piemonte.
Come si può notare, i deficit sono molto significativi, in particolare per le sezioni poste in chiusura dei bacini considerati.
Poiché è stato prevalente il peso della carenza idrica dei bacini meridionali e occidentali, rispetto agli apporti sostanzialmente nella norma, dei bacini settentrionali, anche nella sezione di Isola Sant’Antonio, chiusura della parte piemontese del bacino del Po, risulta più marcato lo scostamento della portata media di agosto 2021 pari 176 mc/sec da quella media storica di riferimento (periodo 1996-2020) pari a 239 mc/sec. Il deficit calcolato è stato infatti del -26%.
Monviso senz’acqua: il rifugio Quintino Sella costretto a chiudere
Anche ai piedi del Monviso scarseggia l’acqua, così il rifugio Quintino Sella (2.640 metri) chiude in anticipo, un qualcosa che non era mai successo prima. “Le riserve invernali si sono esaurite presto. Chiudiamo in anticipo perché siamo senz’acqua. Con il Re (il Re di pietra, cioè il Monviso, ndr) nel cuore e negli occhi, un saluto a tutto il popolo della montagna”, hanno annunciato i gestori del rifugio. Ogni anno, l’obiettivo dei gestori è estendere la stagione il più possibile, fino a ottobre. Al massimo era successo di chiudere in anticipo per la neve fresca che rendeva difficile l’accesso. Quest’anno però il problema è stato l’opposto. La mancanza di acqua non permette di garantire i servizi di base, visto che l’energia elettrica arriva dalla produzione dall’idroelettrico, quindi i gestori non hanno avuto altra scelta se non quella di chiudere in anticipo, il 13 settembre.
“In 40 anni al rifugio molto è cambiato e negli ultimi 25 abbiamo iniziato a porre attenzione all’acqua come bene limitato e scarso. Così non era mai successo, sicuramente un occhio va al cambiamento climatico ma quest’anno la stagione è stata davvero particolare, una differenza talmente marcata con lo scorso anno che non preoccupa molto per il prossimo ma ci spinge a ricavare una lezione da quest’estate per affrontare le prossime“, spiega Alessandro Tranchero.
Stagione particolare perché “sul settore alpino c’è stata di sicuro meno neve, ma quando ha nevicato il vento ha ridotto i depositi di neve che servono come scorta in alta quota. Quando miei genitori hanno preso il rifugio 45 anni fa il problema energetico era l’ultimo, rispetto al rifornimento e alla mancanza di tecnologia. Ora che abbiamo la tecnologia viene invece a mancare la materia prima. Il cambiamento climatico è una questione serissima ma in questo caso non è l’unica. Capisco che un caso così si presti a interpretazioni ma parliamo di una tendenza che si conferma negli anni che ci fa riflettere sulle nuove sfide, come la razionalizzazione dei consumi”, aggiunge.