Marina Militare: “Il punto più alto”, la storia di un marinaio alla guida della Amerigo Vespucci

Nave scuola Amerigo Vespucci protagonista e scenografia della storia di un marinaio che ne è diventato il comandante
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La campagna d’istruzione per gli allievi della 1^classe dell’Accademia Navale di Livorno è un compito impegnativo, che li spinge a sfidare i propri limiti per scoprire il più delle volte che i limiti sono fatti proprio per essere superati. Lo stesso impegno è richiesto all’equipaggio che ha il doppio compito di trasmettere agli allievi i valori della Marina Militare insieme alle nozioni pratiche della condotta di una nave e, allo stesso tempo, essere i marinai della “Signora dei Mari”.

Da queste premesse nasce “Il punto più alto”, Edizioni 5 Terre, un libro scritto dal capitano di vascello Gianfranco Bacchi, 122° comandante della nave scuola Amerigo Vespucci, che racconta in prima persona, con uno stile narrativo semplice e avvincente, il suo primo anno alla guida della “nave più bella del mondo”.

Dal suo primo approccio con la vela in Accademia Navale, il comandante ripercorre incarichi e incontri più significativi che in trent’anni lo hanno portato, un passo alla volta, a coronare il sogno che aveva da ragazzo: tornare sulla nave su cui si era imbarcato per la prima volta da allievo nel 1989 e diventarne comandante.

Destino non comune per gli ufficiali di Marina: pochi quelli che riescono a “chiudere il cerchio” tornando lì, dove tutto ha inizio quando, al termine del primo anno dell’Accademia avviene il battesimo del mare con l’imbarco su nave Vespucci, momento che lascia segni indelebili nel carattere e nei ricordi, traccia la rotta e forma veri marinai e veri equipaggi.

Ancor di più con la campagna d’istruzione del 2020 raccontata nel volume, caratterizzata dall’insorgere della pandemia, che costringe la Marina a riprogrammare il previsto giro del mondo in un saluto all’Italia nei mari che la circondano: senza le soste in porto e le tradizionali visite a bordo è stato forte l’incremento della formazione e l’affiatamento del corso Esperia. Questo il nome che gli allievi ufficiali hanno scelto per il loro corso, ispirati dai sentimenti di vicinanza alla nazione in un momento drammatico: secondo la tradizione è così che gli antichi greci chiamavano l’Italia.

L’impegno di allievi ed equipaggio, dalla “coperta” ai pennoni, in plancia, di vedetta, dalle sale macchina e alle cucine, ha consentito al Vespucci di attraversare a vela le Bocche di Bonifacio e poi lo stretto di Messina, passare davanti a Taormina sulle note del compianto maestro Ennio Morricone, fino all’ultima e impegnativa prova: il passaggio a vele spiegate del canale navigabile di Taranto.

Un vissuto quotidiano intenso ed appassionante che ha il sapore dell’impresa e che evidenzia cosa insegna a tutti i marinai il motto di nave Vespucci “Non chi comincia, ma quel che persevera”: impegno, sacrificio e dedizione possono consentire a tutti di conseguire i propri obiettivi e di raggiungere il proprio, personale, punto più alto.

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