Il 16 settembre, sono decollati a bordo della capsula Crew Dragon di SpaceX dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral per una missione di 3 giorni intorno alla Terra. L’equipaggio della missione Inspiration4 era composto solo da cittadini privati, nessun astronauta professionista tra loro, per la prima missione di soli turisti spaziali mai realizzata. Viaggiando a circa 28mila km/h, hanno fatto il giro del mondo più di 15 volte al giorno.
Ora Jared Isaacman, Chris Sembroski, Hayley Arceneaux e Sian Proctor raccontano le emozioni vissute in quei giorni, passati ad oltre 500km di altezza dalla superficie terrestre.
I quattro turisti spaziali sentono di essere cambiati dopo la storica missione, come raccontano loro stessi ai microfoni dell’emittente americana NBC, nella prima intervista dopo il rientro sulla Terra di domenica 19 settembre. “Ciascuno di noi e’ cambiato in un modo che forse non ci aspettavamo. Per me e’ stato l’essere in grado di vedere la Terra in un modo che mi ha fatto capire che c’e’ cosi’ tanto da vedere in prima persona”, afferma l’ingegnere aerospaziale Chris Sembroski.
Merito della spettacolare vista panoramica che la Crew Dragon ha offerto attraverso la sua cupola, “la piu’ grande finestra mai portata nello spazio: crea davvero dipendenza“, ammette la giovane assistente medico Hayley Arceneaux. “Vedere la Terra, le stelle e la Luna da li’ e’ un momento che ti cambia la vita: e’ li’ che ho realizzato che eravamo nello spazio“. La missione per Hayley e’ stata una doppia sfida: come astronauta non professionista ma anche come prima portatrice di protesi nello spazio. “Non sarei mai potuta diventare un’astronauta NASA con la mia protesi alla gamba: una delle cose piu’ eccitanti di questa missione e’ che ora sappiamo che le persone con protesi possono andare nello spazio. Spero che questo possa aprire la strada a molte altre persone come me”.
Il viaggio in orbita ha rappresentato una svolta anche per Sian Proctor, la prima donna di colore a ricoprire il ruolo di pilota. Ora non vede l’ora di raccontare “alle ragazze di colore, alle donne di colore come me o anche piu’ anziane, spesso convinte che la parte migliore della vita sia gia’ alle spalle, che invece c’e’ sempre molto da imparare e da esplorare”.
Ripercorrendo la varie fasi della missione, i quattro ricordano che durante il lancio erano tutti sorridenti e che non c’e’ mai stata paura a bordo della navetta automatica. “Siamo stati addestrati molto bene – racconta Chris – non eravamo spaventati, eravamo solo molto attenti a quello che stava capitando alla Dragon“. Del resto “l’addestramento che abbiamo ricevuto da SpaceX e’ lo stesso che la NASA da’ agli astronauti”, aggiunge Sian. Il rientro, invece, ha suscitato un mix di emozioni. “Non vedevo l’ora di tornare a casa per rivedere la mia famiglia e condividere questa esperienza con tutti – ricorda Hayley – ma l’ultima vista della Terra dalla cupola mi ha davvero commossa, perche’ era cosi’ maestosa e sapevo che ci avrei ripensato per il resto della mia vita”.
Il momento migliore “e’ stato quando siamo tornati e abbiamo scoperto di aver superato l’obiettivo dei 200 milioni di dollari per la raccolta fondi“, afferma l’imprenditore miliardario Jared Isaacman, che ha finanziato la missione Inspiration4 per raccogliere soldi in favore del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis. Anche il patron di SpaceX, Elon Musk, ha promesso via Twitter una donazione da 50 milioni di dollari. A lui va il ringraziamento di Isaacman: “Se i voli orbitali restassero dominio esclusivo di un paio di Paesi e di pochi eletti, non so quanto potremmo andare lontano“. Per questo elogia “organizzazioni come SpaceX che tentano di ridurre i costi di accesso allo spazio affinche’ tutti possano andarci e viaggiare fra le stelle”.