Si intitola “L’infinito errore – La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare” (La nave di Teseo edizioni, 648 pagine, 22,00€) ed è la miglior inchiesta mondiale sul SARS-CoV-2. Pubblicato ad aprile 2021, il libro del noto giornalista Fabrizio Gatti ripercorre tutti gli avvenimenti sull’origine della pandemia e sviscera una serie di documenti che inchiodano il regime cinese alle proprie responsabilità, evidenziando tutte le possibili ipotesi sulle origini del virus in ogni caso collegate alle mancanze di sicurezza della Cina e alla sottovalutazione del rischio delle grandi potenze occidentali a partire da quella principale, gli USA guidati da Donald Trump. In un linguaggio descrittivo molto avvincente, Gatti ripercorre gli avvenimenti dei primi mesi della pandemia e poi torna indietro ricostruendo l’attività della Cina nel settore della ricerca e dello studio dei coronavirus nell’ultimo decennio, smascherando anomalie ed errori commessi dai vertici del regime. Analizzando il volume emergono in modo chiaro anche le responsabilità del governo Italiano guidato da Giuseppe Conte che, quando la pandemia era ancora un’epidemia, ha talmente tanto sottovalutato il rischio fidandosi della Cina da far diventare l’Italia il vettore del virus nel mondo, con errori gravissimi, mancanze e ritardi ben evidenziati e ricostruiti nel volume.
Il libro ripercorre eventi e fatti che oggi ci sembrano dimenticati, ma che dopo un anno e mezzo di morti, ricoverati, malati, restrizioni e lockdown ci sembrano illuminanti per capire le origini di questo disastro. E lo fa talmente tanto bene che si merita la convocazione in parlamento per essere audito in vista dell’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati per evitarne la propagazione nel mondo. Ma Gatti in commissione viene censurato da Fassino, come confida lo stesso autore intervistato ai nostri microfoni: “Fassino è il Presidente della commissione affari esteri e il suo gesto è stato offensivo nei confronti di tutti i familiari delle vittime della pandemia provocate dai ritardi delle scelte del Governo che li avrebbe dovuti proteggere. A metà giugno sono stato convocato dalla sua commissione per presentare i contenuti del mio libro in vista della proposta di istituire una commissione parlamentare di inchiesta che indaghi sulle origini dell’epidemia e sui provvedimenti intrapresi dagli Stati per il suo contenimento. Ovviamente ho accettato, sono andato in presenza, ho presentato con due giorni d’anticipo un estratto di documentazione che riguardava l’Italia e un altro sulla Cina affinchè i deputati fossero preparati sulle domande e su ciò che gli avrei detto. Durante il mio intervento, non appena – illustrando la documentazione – ho citato il premier Conte e il Ministro della Salute Speranza, Fassino è intervenuto richiamandomi a non citare persone non presenti e invitandomi a parlare d’altro. Ma anche su altro Fassino è intervenuto dicendo che la commissione non è la Procura, che non ero tenuto a portare queste informazioni ma dovevo solo esprimere la mia opinione sull’origine dell’epidemia. Io ho spiegato che essendo giornalista parlo per documentazione e che mi avevano invitato proprio per questo. L’intervento sull’Italia è stato censurato, ho raccontato alcuni dettagli sulla Cina e lì è finito tutto. Da quell’intervento, alcuni parlamentari del Pd e della Lega anche bergamaschi, hanno approvato emendamenti al disegno di legge sull’istituzione della commissione d’inchiesta che andrà discusso a breve, secondo cui questa commissione potrà indagare non più sulle misure di contenimento decise dagli Stati tra cui l’Italia, ma soltanto sull’origine della pandemia nei luoghi in cui ha avuto inizio, cioè in Cina, e nel periodo antecedente al 30 gennaio 2020, cioè 22 giorni prima della prima diagnosi di SARS-CoV-2 in Italia. Per capire la gravità di quello che è accaduto dovremmo immaginare che la commissione d’inchiesta sul sequestro Moro dovesse fermare la sua indagine a 22 giorni prima il giorno del sequestro, oppure che la commissione d’inchiesta sul disastro di Ustica dovesse fermarsi a 22 giorni prima del disastro. E’ un insulto senza precedenti al dolore delle famiglie che hanno fatto denunce nei confronti degli esponenti del governo e che stanno ottenendo soltanto archiviazioni. E’ vero che le indagini si fanno all’interno della magistratura, ma ci sono indagini che non riguardano solo il rileivo penale che può anche non esserci, ma riguardano il rilievo storico di quello che è accaduto, quindi è importante che il parlamento nel rispetto di 128 mila italiani uccisi dal SARS-CoV-2 faccia tutto il possibile e l’impossibile per capire cos’è accaduto, e una commissione d’indagine è il primo punto. Il deputato leghista di Bergamo, Alberto Ribolla, dichiara che la scelta di limitare l’inchiesta alle origini del virus in Cina è stata presa dopo la mia audizione perchè i documenti che ho depositato alla Camera avrebbero potuto scatenare un conflitto politico e per questo la commissione si è messa i paraocchi. Questo ovviamente per me è un grandissimo riconoscimento perchè ho portato in commissione documentazione vera anche se estremamente scomoda, ma è anche una delusione perchè sono consapevole che è scomoda soltanto perchè qualcuno la ritiene scomoda. Il diritto di tutti noi è di conoscere la verità su quello che è accaduto. Io do’ un grosso contributo con il mio libro ma non sono nè un commissario nè un magistrato, quindi è chiaro che una commissione parlamentare che indaghi su tutto, in particolare sull’Italia, sarebbe importantissima. Immaginare Fassino e il suo seguito di deputati di governo che vadano a circolare da soli tra i laboratori dell’Istituto di virologia di Wuhan per studiare le origini del virus mi sembra un’ipotesi ridicola“.
E’ bene notare come Gatti parla sempre e solo di SARS-CoV-2, che è il vero nome scientifico del virus. Ma l’Oms ha imposto che venisse chiamato Covid-19 per assolvere la Cina. L’amicizia e la complicità tra il direttore dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus e il dittatore cinese Xi Jinping sono ricostruiti egregiamente nel libro: “Nel momento chiave in cui la pandemia andava chiamata con il suo nome, cioè SARS-CoV-2 – spiega Gatti – l’OMS ha avuto un ruolo fondamentale per distrarre l’attenzione della scienza e della medicina da un’origine già conosciuta di questo virus, perchè il mondo aveva già avuto a che fare con una prima epidemia di Sars (2002-2004) ed era riuscito a contenerla proprio perchè l’OMS non era guidata da un direttore generale con una spiccata sensibilità politica ma invece da una scienziata. Inoltre quando è scoppiata la prima epidemia di Sars la Cina non aveva quel potere di influenza sul mondo che purtroppo ha oggi, e dico purtroppo perchè è un regime totalitario“.
Secondo Fabrizio Gatti “finchè non ci sarà un’inchiesta seria e trasparente possiamo ragionare solo per ipotesi facendo riferimento alla documentazione che esiste, ma non sapremo mai com’è nato questo virus. Sappiamo che l’epidemia comincia in Cina e non sembra che la Cina abbia intenzione di aprire i propri confini ad una commissione indipendente. Oggi ci dobbiamo chiedere se dopo due anni dall’inizio della circolazione dell’infezione sul territorio cinese ci sia ancora qualcosa da poter scoprire sul campo, anche se sicuramente l’accesso alle cartelle cliniche nei primissimi malati di Wuhan, che non sono mai state messe a disposizione dell’OMS, sarebbe un punto di partenza importante. Un altro aspetto di questa ipotetica inchiesta internazionale indipendente e trasparente è su chi la debba fare, perchè come abbiamo visto l’OMS, così com’è costituita oggi e per quello che ha fatto dal primo allarme in poi, non è più un’istituzione di garanzia. Il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus e il suo staff dirigenziale hanno dimostrato un’estrema sudditanza alle pressioni politiche del regime di Pechino, e siccome a Pechino c’è una dittatura feroce che reprime anche con l’arresto e con la morte le opposizioni e previene la diffusione di un pensiero di opposizione con il controllo totale della circolazione delle informazioni in modo particolare digitali, quello che ha fatto l’OMS seguendo alla lettera le indicazioni di Pechino non ha garantito la sicurezza sanitaria del pianeta“.
Il libro di Gatti dimostra, seguendo il filone scientifico e storico-amministrativo della documentazione sulla dittatura cinese, che secondo l’autore “quando risolveremo il problema della pandemia rimarremo comunque alle prese con l’infezione del totalitarismo cinese, che riporta l’occidente al suo rapporto con i totalitarismi con cui ha manifestato il peggio nel passato. E’ un percorso storico che ha le sue radici negli ultimi 20 anni da quando il capitalismo industriale e la finanza occidentali hanno ritenuto di aumentare le plusvalenze sui prodotti, e quindi i profitti, sfruttando la manodopera cinese venendo meno a quel principio che aveva guidato l’occidente durante la guerra fredda secondo cui con i regimi totalitari non si fanno affari e non si collabora nemmeno alla produzione di benessere. Da quando la Cina è stata ammessa nell’organizzazione mondiale del commercio senza alcun vincolo (o con pochi vincoli) sulla sua organizzazione del potere interno, siamo scesi a patti con metodi disumani di sfruttamento della manodopera che già avevano alcune radici nell’occidente ma che lì erano applicati in modo sistematico, e questo ha permesso a tutte le grandi società, dalle multinazionali ma anche alle piccole imprese, di guadagnare e creare plusvalenze sui loro prodotti. Lo abbiamo fatto senza chiedere alla Cina di cambiare la sua politica. Nel libro lo si vede bene quando si ripercorre il momento in cui il governo francese va lì a inizio anni duemila annunciando il nuovo amore tra Francia e Pechino che porterà alla costruzione del laboratorio di Wuhan, ma quello è soltanto uno dei capitoli del grande investimento industriale francese in Cina per produrre auto lì dove c’è una grande rete autostradale e quindi una potenzialità di mercato senza precedenti. Tutto questo avviene ignorando un principio sacrosanto secondo il quale i Paesi democratici hanno un costo interno alla loro società che è il costo della democrazia, il costo del benessere che deve essere condisivo da tutti i cittadini o comunque dal maggior numero possibile di cittadini. Portare nel nostro sistema economico e produttivo un regime come quello cinese significa praticare una concorrenza sleale nei confronti delle imprese che non andavano in Cina. Ed è questo l’elemento di fondo perchè i governi occidentali si trovano di fronte allo scoppio dell’epidemia: il regime cinese nega e noi ci rendiamo conto che qualcosa non funziona in quello che il regime nega. Questo perchè quella è rimasta una dittatura mentre c’era la presunzione che portando il capitalismo in Cina, la Cina sarebbe diventata una democrazia. Invece si è diffuso del benessere ma c’è ed è rimasta una repressione feroce su tutto ciò che non è in linea con il partito comunista. La repressione ha colpito anche i medici che sono persone di scienza e avevano dato l’allarme sulla nuova epidemia di Sars. Ai Fen, la prima dottoressa direttrice del pronto soccorso di Wuhan, e Li Wenliang, oculista dell’ospedale centrale di Wuhan, vengono puniti per aver dato l’allarme ai colleghi sulle polmoniti anomale che si stavano diffondendo a Wuhan. Di fronte a questo l’occidente ha preferito fidarsi della dittatura. Prima ancora di Trump, l’esempio a noi più vicino è Giuseppe Conte che guidava il governo più alleato della Cina in quel momento. Il governo Conte era un governo totalmente suddito della Cina, come dimostrano i fatti. Il 4 febbraio 2020 quando i governatori del Nord chiedono l’applicazione di un principio sacrosanto di profilassi internazionale, cioè la quarantena obbligatoria per chiunque rientrasse dalla Cina, italiani e cinesi, Conte diceva che ci dobbiamo fidare dei nostri esperti e non possiamo prendere provvedimenti che danneggino gli interessi dei nostri imprenditori in Cina. E’ la dimostrazione che il governo italiano non ha più la libertà di decidere, sicuramente sottoposto a una pressione straordinaria da parte del regime cinese attraverso il suo ambasciatore che era quasi ogni settimana negli uffici di Di Maio e di Speranza. Quel governo non era libero di prendere decisioni perchè era sotto ricatto. Non è un caso che l’Italia finsice per prima nelle fauci della pandemia, grazie ad accordi sciagurati tra il governo di Conte e il regime cinese. Ricordiamo il Memorandum d’intesa firmato tra Italia e Cina, e soprattutto l’accordo sui voli del 13 gennaio 2020 firmato dall’Enac e dall’ente omologo cinese, che prevedeva un aumento dei voli fino al 2021 e il raddoppio immediato da 54 a 108 a settimana per parte tra Italia e Cina. Così si assiste a un massiccio arrivo di turisti cinesi mentre a Wuhan si muore per strada e il Paese è attraversato da un’anomalia di polmoniti. Un accordo fatto senza alcuna consapevolezza del disastro che si stava facendo, mentre la profilassi internazionale consiglierebbe di ridurre i contatti con le zone a rischio in caso di epidemia. Così un governo indipendente di un Paese occidentale e democratico che dovrebe dire che non può aumentare i voli con un Paese colpito da un’epidemia, fa esattamente il contrario perchè sottoposto a una pressione. Ci sono le dichiarazioni del Ministro dei Trasporti di quel governo, De Micheli, che parla della Cina come una possibilità di grande sviluppo e guadagno, come se non si trattasse di una feroce dittatura. Da quel momento l’Italia è il primo Paese per flussi turistici con la Cina, e in quel momento – era il 13 gennaio 2020 – non ci sono turisti italiani che vanno in Cina perchè le nostre vacanze erano già finite, ma c’era una marea di turisti cinesi che partivano per il Capodanno cinese e decidevano di venire in Italia. E’ stato, per noi, l’inizio della fine“.
Gatti non è affatto tenero neanche con Donald Trump e con il ruolo degli Stati Uniti d’America: “Trump ha un ruolo fondamentale in quello che è accaduto perchè lui è l’espressione di quella grande fetta di popolazione americana che chiede di chiudere l’ombrello di protezione sul mondo occidentale e sul mondo in genere per non accollarsi più i costi del ruolo che gli USA si sono dati dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, e lo fa tra l’altro come conseguenza dei caduti americani in Iraq e in Afghanistan, circa 7 mila morti tra i soldati e 50.000 feriti, che non sono pochi. E allora Trump chiude quest’ombrello e lo fa in modo brusco, come solo lui può fare, e lo chiude su tutti, anche sull’Europa tanto è vero che mette in discusssione la NATO e gli oneri della NATO. Trump aveva già cominciato a chiudere quest’ombrello prima dello scoppio della pandemia, ma in quel momento gli USA possono prevedere quello che sta accadendo soltanto se sono ben informati dalla Cina. Purtroppo però la pandemia scoppia a valle di una guerra di spie scatenata dalla Cina, una guerra che gli USA subiscono totalmente e in cui tutta la rete informativa della CIA in Cina viene smantellata, come documento nel libro. Gli USA sono praticamente ciechi tranne una piccola fonte che sta a Wuhan e informa su quello che stava accadendo. Poi c’è un altro aspetto: nel 2019 al G20 di Osaka, Trump incontra XI Jinping e chiede alla Cina di acquistare 300 miliardi di merci agricole americane per avere le simpatie, e il voto, dei farmer americani. Un accordo siglato fuori dai protocolli e della costituzione americane, cioè fatto per un beneficio personale, con il principale impero economico e geopolitico che è una dittatura. Xi Jinping ovviamente accetta e quando scoppia la pandemia Trump difende quell’accordo (e la Cina). L’accordo viene siglato a Whasginton il 15 gennaio 2020, nei giorni chiave dello scoppio dell’epidemia in cui si sarebbe dovuto fare qualcosa. Gli USA hanno chiuso quell’ombrello di protezione internazionale, sono accecati e non sono in grado di consegnare ai governi alleati info attendibili, cosa che invece avevano fatto sventando molti attentati terroristici in passato. Stavolta, invece, i servizi segreti occidentali ricevono indicazioni sbagliate secondo cui questo virus sarebbe poco più di un’influenza, come la Cina gli aveva raccontato. E in più Trump ha un accordo economico che punta alla sua rielezione sottoscritto con Xi Jinping, che chiama ‘grande amico’, accordo che viene mantenuto perchè il dittatore cinese sa che così avrà in mano il governo degli USA. Quindi per tutto Gennaio e Febbraio, quando scoppiava l’epidemia e invece bisognava evitarlo, Trump difende il suo grande amico difendendo il suo operato sul contenimento dell’epidemia mentre in realtà la Cina e il suo grande amico non stavano contenendo proprio nulla, anzi. Stavano mentendo al mondo mettendo le basi per il disastro sanitario. Quando Trump si rende conto, dopo un po’ di tempo, di essere rimasto fregato, cambia completamente approccio e si scaglia contro l’OMS e la Cina, parla di “virus cinese”, ma è ormai troppo tardi e contagio galoppa ovunque. Adesso Biden ha dato mandato all’intelligence americana di avere un rapporto sulle origini della pandemia, e già solo così viene da sorridere perchè in questo momento l’intelligence americana non esiste. Anzi, la direttrice della national intelligence, la comunità delle 17 agenzie di spionaggio americane, si chiama Avril Haines e il 18 ottobre 2019 si trovava a New York in un’esercitazione su un’ipotetica pandemia seduta accanto al direttore del centro di prevenzione delle malattie cinesi, l’immunologo George F. Gao che ha un ruolo fondamentale insieme alla virologa cinese Shi Zhengli, nel depistaggio fatto dal regime cinese al mondo. Sono loro ad aver imposto (e ottenuto dall’OMS) che non venisse chiamato SARS-CoV-2, dandogli il nome di Covid-19 per dare l’idea che fosse qualcosa di nuovo e sconosciuto, quando in realtà è proprio la Sars e chiamarla nel modo giusto avrebbe aperto subito gli occhi sulla pericolosità perchè avevamo già esperienza di quanto era stata pericolosa la prima Sars. La storia dell’origine della pandemia imbarazza USA e Francia perchè hanno avuto un ruolo fondamentale di collaborazione con l’istituto di virologia di Wuhan almeno fino al 2017, ma siccome gli esperimenti continuavano, c’è da ipotizzare che questo rapporto sia anche proseguito. Da quello che io immagino, gli USA queste cose le devono sapere perchè sono informazioni pubblicate su articoli scientifici“.
Fabrizio Gatti non ha verità assolute, ma ragionevolmente in base ai documenti ricostruiti spiega che “in natura le origini dei progenitori del virus è molto lontana geograficamente da Wuhan dov’è esplosa l’epidemia. A Wuhan si facevano molti esperimenti vietati in occidente per quanto erano pericolosi, e sappiamo che sono stati creati due cloni di nuovi virus sperimentati in colture di cellule umane per vedere se erano in grado di infettarle. E hanno documentato che erano in grado di farlo attraverso il recettore ACE2, che è lo stesso usato dal SARS-CoV-2. Poi ci sono i cacciatori di pipistrelli maldestramente mandati nelle zone delle caverne senza le adeguate misure di protezione. Sono giovani, quindi possono aver portato il virus nella metropoli da asintomatici. Sicuramente le risposte sulla pandemia deve darle la Cina e non gli USA; ma mi stupisce che pochi giorni fa gli USA hanno concluso ammettendo di non sapere nulla dell’origine dell’epidemia parlando solo di ipotesi. Mi stupisco che ufficialmente sappiano molto meno di quello che ho già scritto io nel libro, oppure forse ancora oggi con Biden non vogliono raccontare la verità. E immagino che per l’amministrazione Biden già alle prese col disastro Afghanistan, ammettere l’origine dell’epidemia per gli esperimenti di Wuhan sarebbe sgradevole e imbarazzante, perchè erano esperimenti finanziati anche dagli USA“.
Nel suo libro, stampato ad aprile 2021, Fabrizio Gatti non parla dei vaccini perchè non sono ancora al centro del dibattito internazionale. Ma da lombardo che ha vissuto la pandemia nell’epicentro internazionale, non ha dubbi: “questo disastro mondiale può essere contenuto e superato attraverso la vaccinazione del maggior numero di cittadini, è un atto di solidarietà verso il prossimo e verso noi stessi. I governi, soprattutto quelli dei Paesi ricchi, hanno oggi il compito di garantire i vaccini migliori, quindi in questo momento se ci sono vaccini superati dalle varianti bisogna prenderne atto e accantonarli, scegliendo quelli che hanno una migliore capacità di risposta sul lungo termine. Questi vaccini, che sono quelli a RNA messaggero, sono costosi e hanno bisogno di una catena del freddo complessa, resta quindi aperta la questione dei Paesi poveri dove il virus circola comunque e quindi può far sviluppare ulteriori varianti anche se i Paesi ricchi vaccinano tutti in massa. Questa è la grande sfida della scienza, quella di studiare nuovi vaccini che siano in grado di essere mantenuti a temperature ambientali o di poco sopra lo zero, a temperature di frigorifero, e abbiano un costo relativamente basso, per vaccinare tutta la popolazione mondiale. Ovviamente anche le terapie hanno la loro importanza, soprattutto quelle tempestive, ma come abbiamo visto la malattia che bisognava chiamare Sars è una malattia terribile che può provocare anche conseguenze sul lungo termine, quindi tra il rischio di ammalarsi e prevenire l’infezione con il vaccino, la soluzione intelligente è quella di vaccinarsi. Io l’ho fatto appena è stato possibile e l’ho fatto fare anche ai miei figli che vanno a scuola. L’ho fatto per tornare ad essere liberi e non essere soggiogati alla dittatura cinese e ai suoi amici che con i loro errori ci hanno portato a questo disastro, fornendo l’unica grande risposta di resistenza e ritorno alla libertà che oggi abbiamo e cioè la vaccinazione. Vedo anche che le norme sulla vaccinazione non sono coerenti e applicate nel modo giusto, ma qui si entra in un grande calderone: ci sono misure prese, passi indietro, passi avanti, mancata linearità e fa parte tutto di un dibattito che non è ancora concluso. Riuscire a spiegare ai cittadini più scettici che i vaccini a RNA messaggero non modificano il nostro codice genetico sarebbe molto importante. Io mi sono informato, so come si comportano questi vaccini, nel nostro corpo succede quello che succede quando prendiamo il raffreddore: sviluppiamo gli anticorpi e guariamo senza che il nostro DNA si sia mai modificato. Quindi questo, che è uno dei timori che sento esprimere nei confronti di questi vaccini, è smentito dalla scienza. Sul lungo termine non sappiamo le conseguenze, è vero, ma gli eventi avversi sono rarissimi e si sono dimostrati meno seri rispetto a quelli dei vaccini tradizionali a vettore virale (Astrazeneca e Jannssen, ndr), che infatti sono già stati accantonati. L’importante è che il governo garantisca il miglior trattamento con i vaccini migliori, che sono quelli a RNA messaggero. In linea generale si deve ragionare sul rapporto costi-benefici, abbiamo visto cosa può provocare un’ondata di contagi incontrollata, quindi anche un vaccino che ha una bassa efficacia, del 50%, può andar bene nelle fasi emergenziali. Se oggi c’è un numero di persone che hanno paura a vaccinarsi, è dovuto al fatto che quando già si conoscevano quali fossero i vaccini migliori, i governi abbiano dovuto smaltire le scorte che avevano preso e questo in Italia è stato fatto in via d’urgenza sui dipendenti pubblici, forze dell’ordine e insegnanti prima di tutto, e su loro gli eventi avversi hanno scatenato la paura. Poi ci sono state campagne nello stile delle fiere di Paese, gli open day, come se i vaccini fossero un aperitivo, ed è stato sottovalutato il pericolo in alcune classi di età. Quando in Liguria è morta una ragazzina dopo essersi vaccinata, quello è stato lo spartiacque che ha acceso lo scetticismo. L’opera di persuasione deve quindi partire dalla garanzia che il governo dia ai cittadini il vaccino migliore. E siccome tra i vaccini ci sono vaccini superati o quasi superati dalle varianti, qui sta la grande differenza sulla fiducia che un governo si deve meritare. Purtorppo quello che vediamo in questi giorni su una minima parte della popolazione è un effetto di una mancanza di fiducia. Una maggiore chiarezza sui vaccini comporta un’applicazione del vaccino nella vita comune, ma se guardiamo quello che è accaduto in Italia ci rendiamo conto dei soliti errori. Come si può pretendere la soluzione del problema se i vaccini non sono obbligatori, e poi mettiamo il Green Pass senza passare dal parlamento copiando l’idea di Macron in Francia (com’era già stato per il coprifuoco?). Il punto della vaccinazione e del Green Pass è un punto chiave, ma va dato con la giusta gradualità e il giusto tempo affinchè i cittadini possano capirne l’importanza. E’ un elemento delicato che invece viene deciso giorno per giorno; con approssimazione. Penso che le scelte politiche sui vaccini debbano essere coerenti e trasmettere fiducia. Se la gente è sfiduciata, dipende da come vengono prese le decisioni. Io invito chiunque a vaccinarsi dopo un approfondito consulto con il proprio medico, perchè non tutti possono vaccinarsi e anche e proprio per tutelare i non vaccinabili, tutti gli altri devono partecipare alla campagna vaccinale che ci può permettere di tornare liberi, fermo restando che non credo che i vaccini da soli siano la soluzione finale e assoluta della pandemia. Si tratta di uno strumento protezione che comunque non è alternativo all’utilizzo della mascherina, al distanziamento e a tutte quelle norme di igiene e contrasto al contagio che abbiamo imparato in questi anni“.
Fabrizio Gatti, in conclusione, si dice “orgoglioso” del suo lavoro: “vedere che in termini di documentazione è un libro più ricco persino delle informazioni a disposizione del Dipartimento di Stato americano vuol dire che ho lavorato bene e per qualità e quantità di informazioni raccolte ho dato un quadro completo che mi rende orgoglioso”. Un’intervista sul libro di Gatti, però, è stata censurata persino da Google: “il principale motore di ricerca ha deciso di vietare la pubblicità di un’intervista che mi aveva fatto un bravo scrittore e blogger che si chiama Daniele Rielli sulla base dei contenuti della mia intervista, e qui l’aspetto è interessante – non tanto per google ma per l’importanza e la diffusione che ha una piattaforma come google per tutti noi – è legato alle motivazioni. Sappiamo che google ha una posizione importante nel dominare la circolazione dell’informazione, che loro rendono mercato perchè traggono profitti da questo. Il motivo della censura non era il fatto che le informazioni contenute fossero contenute inattendibili o non vere, tanto che su google vediamo circolare messaggi completamente falsi e anti scientifici senza alcun ostacolo, bensì il fatto che secondo un loro protocollo stabilito e concordato con l’unione europea, io abbia trattato il tema della pandemia senza la dovuta sensibilità da loro richiesta. L’elemento della sensibilità è estremamente preoccupante sulla libertà di informazione, perchè non è misurabile. Se una notizia è vera o falsa lo vediamo dalla documentazione che lo dimostra; la sensibilità è invece un elemento completamente soggettivo. Siamo di fronte ad una piattaforma che ha un ruolo improtante sulla gran parte della circolazione delle informazioni che si assume la presunzione di selezionare la pubblicità di quel tipo di informazione in base ad un principio soggettivo. Io francamente non ho ancora capito, e non mi adeguo nemmeno, ad un concetto di sensibilità. Non so dove io sia stato insensibile, avendo dato informazioni vere e documentate. Forse perchè ho chiamato Xi Jinping dittatore cinese? Ma lui nel 2018 ha fatto modificare la norma per cui lui sarà capo del partito e dello stato a vita, quindi questo rientra in pieno nelle scelte che ci consentono di definire un capo di Stato “dittatore”. Non so qual è il motivo, ma il povero Daniele Rielli che ha investito tempo e denaro della sua attività per intervistarmi, non può ottenere ciò che ho visto possono ottenere dei blogger che promuovono terapie alternative per varie malattie che non hanno nulla di scientifico. Sarebbe da riderci sopra se google occupasse una parte ristretta di mercato della pubblicità, ma siccome è una piattaforma che ha drenato gran parte della pubblicità all’informazione tradizionale, credo che dobbiamo rifletterne. La nostra libertà è schiacciata da un lato tra i rapporti incondizionati tra le democrazie occidentali e la dittatura cinese, e dall’altro è silenziosamente condizionata e minata anche dalle grandi piattaforme che hanno un ruolo sempre più centrale nella nostra società“.