Le profonde gole rosse del Gran Canyon non solo le sole a conservare la natura spettacolare dei più bei Canyon d’America tra i quali vi sono: il Glen Canyon sommerso dalle acque dell’omonima diga, gli anfiteatri naturali del Bryce Canyon, le levigate pareti rosse e viola dell’Antelope Canyon e il terribile Dead Horse Point nel Canyonlands.
Sono, questi canyon, tutti luoghi ostili alla vita umana ma anche alcune tra le immagini più vive della natura selvaggia del nostro pianeta che tutti possiedono grazie ai documentari, alle cartoline e ai film western che li hanno resi celebri in tutto il mondo.
Canyonlands
Il fiume Colorado, nella sua discesa verso il Pacifico, nell’Utah incontra il Parco Nazionale Canyonlands fondato nel 1964, che stupisce per la grandiosità delle sue rocce dalla cima piatta, dette mesas e per le viste panoramiche sui territori desertici e i profondi dirupi creati dall’azione combinata dei movimenti terrestri e dall’azione erosiva delle acque e del vento.
Nel Canyonlands si trova Dead Horse Point, un promontorio iscritto in un’ansa del fiume Colorado, il quale secondo la leggenda prende il suo nome da una mandria di cavalli selvaggi mustang che rimase intrappolata in quel serraglio naturale di pareti alte 600 metri. Agli animali le rocce impedirono di trovare una via d’uscita e una fonte di acqua, motivo per il quale morirono di sete, ribattezzando per sempre questo luogo.
Il Glen Canyon: il canyon sommerso
Nel Canyonlands oltre al fiume Colorado si trova anche il fiume Green che con il primo forma una Y che divide l’area in tre settori non collegati tra di loro. Nel 1869, fu nel punto di confluenza dei corsi d’acqua che partì il maggiore Powell attraversando con i suoi uomini un canyon stretto e lungo che fu da lui ribattezzato Glen Canyon.
Oggi il paesaggio di forre, speroni di roccia e calanchi studiato e descritto dalla spedizione di Powell non è più visibile poiché dal 1963 l’area è stata sommersa a seguito dell’entrata in funzione della diga di Glen Canyon, la quale fermò il corso del Colorado facendolo rifluire in un bacino artificiale, il lago Powell, il secondo per grandezza degli USA.
Le acque inghiottirono non solo il canyon ma anche tutti i suoi tesori; i rifugi degli Anasazi e le incisioni di oltre un millennio fa, i manufatti Navajo, le impronte dei dinosauri che popolavano la zona milioni di anni orsono e persino le miniere di uranio degli anni ’50.
I colori dell’Antelope Canyon
In Arizona si trova l’Antelope Canyon, diviso in Upper e Lower, formatosi in migliaia di anni a causa dell’erosione dell’arenaria a opera del vento e dell’acqua dell’Antelope Creek, un semplice torrente stagionale che continua ancora oggi a levigarne forme e contorni.
L’Antelope Canyon rappresenta uno dei luoghi più suggestivi della natura USA grazie ai colori brillanti dell’arancione e del viola, e non stupisce perciò che i nativi americani Navajo si recassero in questo luogo a pregare e lo venerassero come un luogo sacro dipinto e scavato dalla volontà delle divinità.
Sono ancora i Navajo a conservare i misteri di una visita all’Antelope Canyon, poiché solamente con una guida indigena è concesso ai turisti di ammirarne le bellezze in sicurezza, senza correre il rischio di essere travolti da una delle inondazioni improvvise che caratterizzano il luogo.
Il Bryce Canyon
Nel Bryce Canyon ad attirare lo sguardo ammirato dei visitatori sono gli hoodoos, pilastri di roccia alti fino a 30 metri, che si innalzano con le loro caratteristiche forme modellate dai fenomeni erosivi e che secondo la tribù dei Paiute erano i loro antenati tramutati in rocce.
Il Bryce non è un vero e proprio canyon, ma piuttosto una serie di anfiteatri a forma di cavallo, il più grande dei quali è il Bryce Amphitheater, sito nel cuore dell’area. Il Bryce Canyon National Park, istituito nel 1928 è aperto tutto l’anno ed escursioni, visite turistiche e attività fotografiche sono le tre attività più ricercate.
L’iconico Grand Canyon
Il Grand Canyon è lungo 446 chilometri, ampio 29 chilometri e raggiunge la profondità di 1800 metri, tuttavia ampiezza e profondità variano considerevolmente in base al luogo.
Si trova nel cosiddetto Colorado Plateau, un altopiano che si apre tra le montagne rocciose estendendosi su quattro stati.
Per semplicità si può dividere il Grand Canyon in una sezione meridionale, che prende il nome di South Rim, ben attrezzata per accogliere i flussi turistici, e una settentrionale che viene detta North Rim, che risulta più estesa e poco accessibile perché selvaggia e aspra.
Il West Rim, invece, è quella più frequentata dai viaggiatori poiché rappresenta il punto più vicino alla città di Las Vegas, dalla quale dista circa 180 chilometri.
Questa zona si caratterizza per le sue incredibili scogliere, particolarmente profonde e strette, ma è famosa anche per lo Skywalk: il belvedere con il suolo di cristallo posto a 1.300 metri di altezza sullo strapiombo.
Proprio da Las Vegas, inoltre, è possibile prenotare una delle tante escursioni in elicottero o aereo che si realizzano ogni giorno.
La gola più celebre si può ammirare prevalentemente nello stato dell’Arizona, dove inizia da un dislivello appena percettibile nella cittadina di Lee’s Ferry e termina nel salto delle cascate Hance Rapids, nel medesimo stato USA.
L’area del Grand Canyon consente di osservare un’incredibile successione stratigrafica di ere geologiche, vi sono qui rocce sedimentarie che vanno da 200 milioni a oltre 2 miliardi di anni fa.
L’esposizione geologica nel Grand Canyon, infatti, varia dai 2 miliardi di anni degli Scisti di Vishnu alla base dell’Inner Gorge, ai 230 milioni di anni di età del Calcare di Kaibab sull’orlo.
Il sistema di canyon è invece più recente, poiché risale al periodo del grande sollevamento che si verificò nella parte ovest del subcontinente nordamericano circa 75 milioni di anni fa, momento in cui il fiume Colorado e i suoi affluenti cominciarono la loro opera di erosione e scavarono il proprio alveo nell’altopiano.
Non tutti sono concordi con questa spiegazione della successione degli eventi perché è particolarmente complesso ricostruire la tipologia erosiva che ha generato il Gran Canyon. Una delle altre cause è da ricercarsi nei sollevamenti di faglia dovuti ai diversi terremoti, ma anche nell’azione vulcanica.
Il Grand Canyon fu scoperto per la prima volta dallo spagnolo García López de Cárdenas, che partito dal Nuovo Messico nel 1540 alla ricerca del misterioso fiume di cui parlavano gli indiani Hopi, si imbatté in questa stupefacente opera plasmata dalla natura.
La prima spedizione scientifica verso il canyon, invece, venne guidata dal maggiore statunitense John Wesley Powell alla fine degli anni ’70 del XIX secolo.
Agli inizi del secolo divenne il luogo preferito anche del presidente Roosevelt, che lo utilizzava come riserva di caccia; mentre il Parco Nazionale del Grand Canyon venne istituito nel 1919 per salvare il Grand Canyon dallo sfruttamento e dal turismo selvaggio.
Il Grand Canyon è, inoltre, stato inserito nella lista mondiale UNESCO nel 1979.